Erdogan scatena l'attacco contro i kurdi
Analisi di Antonio Donno
La bandiera dei kurdi
Erdogan ha preso in parola le affermazioni di Trump sul ritiro dei soldati americani dalla zona-cuscinetto che difendeva la regione curda a nord della Siria dall’attacco turco e ha scatenato l’offensiva contro i curdi, che ora sono privi di ogni difesa finora assicurata dalla presenza americana. Trump ha affermato che fosse ora di por fine alle “stupide” guerre in Medio Oriente, ma così facendo ha favorito una nuova guerra tra la Turchia e i curdi, creando una situazione che complica ulteriormente il quadro politico della regione. Prima che vi fosse un ripensamento da parte del presidente americano, Erdogan non ha atteso un solo momento e ha iniziato un’offensiva che aveva programmato da tempo. Ora è impossibile pronosticare l’evoluzione degli avvenimenti. Analizziamo il possibile scenario che potrebbe aprirsi a causa della decisione di Trump e del conseguente attacco turco ai curdi. Di fatto, la Turchia occuperebbe una fascia di territorio abitato dai curdi ma che è parte della sovranità siriana. Assad tollererà la sottrazione di una parte del territorio della propria nazione da parte turca? Per quanto i turchi abbiano contribuito, insieme ai russi e agli iraniani, a sconfiggere i ribelli siriani e a costringerli in una ridotta territoriale nel nord-ovest del paese, il governo siriano non potrà mai tollerare che una parte del suo territorio venga sottratto alla sua sovranità. Per questo motivo, è probabile che Assad si rivolgerà ai russi e agli iraniani per avere il necessario sostegno per impedire l’occupazione di una parte del suo territorio da parte di Erdogan. Poiché sia Mosca che Teheran hanno dimostrato contrarietà alla mossa turca, sperando paradossalmente nella presenza americana proprio in funzione di contrasto alle ambizioni turche, la realtà è che l’attacco turco al territorio siriano abitato dai curdi potrebbe mettere in crisi l’intesa tra i tre sostenitori del regime di Assad, il quale, nello stesso tempo, potrebbe chiedere a Putin e a Rohani un sostegno proprio contro uno dei tre attori che hanno contribuito alla salvezza del proprio regime. Trump, con la sua iniziativa, ha rispettato i suoi impegni nei confronti degli americani, nel momento in cui ha promesso il ritiro dei soldati americani da tutti gli scenari di guerra; ma, nel contempo, ha consentito ad Erdogan di cominciare a realizzare il suo piano di guerra contro i curdi e, di pari passo, di occupare una parte del territorio siriano. Per quanto Trump abbia dichiarato di non approvare l’attacco turco, non era mistero che il ritiro dei soldati americani dalla zona-cuscinetto che proteggeva il territorio siriano abitato dai curdi avrebbe immediatamente lasciato mano libera al programma di conquista del dittatore turco. In sostanza, l’invasione turca di parte del territorio siriano apre uno scenario assai complicato in seno agli attori stessi che hanno contribuito a mantenere in piedi il regime di Assad e, nello stesso tempo, tra Assad e uno dei suoi salvatori. Un puzzle pericoloso, provocato dalla decisione di Trump. Quali saranno gli esiti del nuovo scenario che si prospetta nella regione mediorientale è difficile da prevedere. Nello stesso tempo, più a sud nella regione, occorrerà considerare le reazioni del mondo sunnita alla decisione di Trump e all’attacco di Erdogan. La strategia del presidente americano di legare gli interessi americani a quelli israeliani e a quelli degli Stati sunniti e dell’Arabia Saudita subirà dei contraccolpi negativi? A prima vista, questo legame fondato sul contrasto ai piani iraniani di mettere stabilmente piede in alcuni punti della regione sunnita non dovrebbe risentire degli avvenimenti che si stanno succedendo nel nord della Siria, ma Il Medio Oriente è da sempre un intreccio così intricato di questioni interne ed internazionali che qualsiasi aggravamento della situazione regionale non deve essere escluso. I prossimi giorno ci diranno più chiaramente quale sarà l’evoluzione di questa ennesima crisi mediorientale.
Antonio Donno