Nascondere la kippà rivela la vera Europa 15/06/2019
Autore: Manfred Gerstenfeld

Nascondere la kippà rivela la vera Europa
Analisi di Manfred Gerstenfeld

 (Traduzione di Angelo Pezzana)

https://besacenter.org/perspectives-papers/what-hiding-ones-kippa-says-about-europe/ (da BESA)

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La BILD con la kippà

 In Germania è stato infranto un altro tabù sull'antisemitismo: Il ‘Commissario Nazionale sull’Antisemitismo’, Felix Klein, a circa un anno dalla sua nomina, ha dichiarato: "Non posso consigliare ogni giorno agli ebrei di non indossare la kippà in pubblico” Le parole di Klein sono state poco gradite dalle autorità tedesche, in quanto rivelavano indirettamente come l'ordinamento giuridico e la polizia in Germania non possono garantire che gli ebrei possano liberamente esprimere, in pubblico e in ogni luogo, la loro identità.
In effetti Klein ha confermato che nel 2019, l'ebreo è sempre più un estraneo nella società tedesca contemporanea. Contrariamente ad altri tedeschi, corre dei rischi se rivela di essere ebreo in pubblico. Ci sono state molte reazioni negative alle parole di Klein.
Il ministro dell'Interno bavarese, il socialista cristiano Joachim Herman, disse: "Tutti dovrebbero poter indossare la kippà, ovunque". Il ministro degli Interni tedesco, Horst Seehofer, anch'egli cristiano-socialista , ha dichiarato: "Lo stato deve garantire l'esercizio della religione in ogni luogo “. Il ministro degli esteri socialista Heiko Maas ha scritto su twitter: "Nessuno dovrebbe mai più nascondere le proprie convinzioni ebraiche, né in Germania né altrove. Invece di nascondere la kippà, dobbiamo mostrare i nostri valori contro l’antisemitismo ancora più chiaramente".
Il presidente tedesco Walter Steinmeier ha affermato: "Non possiamo accettare che gli ebrei non possano indossare la kippà nelle nostre strade, è nostro dovere civico combattere l'antisemitismo in tutte le sue forme". 
Nessuna di queste parole proteggerà però l'ebreo se viene attaccato per le strade delle città tedesche. La realtà è che lo stato tedesco non è in grado di garantire la sicurezza degli ebrei. 

Dopo queste reazioni Klein ha chiarito meglio le sue parole. Ha detto che volevano essere un campanello d'allarme per iniziare un dibattito politico sulla sicurezza della comunità ebraica tedesca. Ha espresso la sua "ferma opinione" che occorrevano più "vigilanza e coraggio civile".
Joseph Schuster, presidente del Zentralrat der Juden in Deutschland,l'organizzazione nazionale degli ebrei tedeschi, ha accolto con favore le parole di Klein. Dichiarò poi che già da molti anni gli ebrei, riconoscibili come tali, erano in pericolo in diverse importanti città tedesche. Schuster ha aggiunto che era quindi giusto se questa minaccia riceveva attenzione al più alto livello istituzionale.
Le parole di Klein e le reazioni hanno ricevuto grande pubblicità anche a livello internazionale. L'ambasciatore degli Stati Uniti in Germania, Richard Granell ha scritto: "Indossa la tua kippà, indossi la kippà il tuo amico, prendi in prestito una kippà e indossala per i nostri vicini ebrei e contribuisci a far capire che siamo una società diversa". 
Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha espresso shock per le parole di Klein, chiedendosi se i suoi assistenti lo tengano adeguatamente informato su ciò che accade riguardo all'antisemitismo nell'Europa contemporanea. 
Durante una visita a Berlino, il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha espresso preoccupazione per l'avvertimento di Klein. Per un osservatore israeliano, è stato molto interessante sentire l’opinione un alto funzionario straniero durante una visita in Germania su una questione di discriminazione interna. 
Tanto più che i funzionari tedeschi non perdono occasione quando si riferiscono a Israele di come dire come dovrebbe comportarsi con i palestinesi.

Dopo le parole di Klein ci sono stati alcuni bei gesti di solidarietà con gli ebrei. Il più diffuso quotidiano della Germania, Bild, ha stampato una kippà ritagliata in prima pagina per incoraggiare le persone a mostrare solidarietà indossandola in pubblico. Sabato 1 giugno si è svolta a Berlino la manifestazione anti-Israele nel giorno di Al Quds con circa 1200 partecipanti. C'erano bandiere libanesi, iraniane e palestinesi. Un numero uguale di persone con la kippà prendeva parte a due contro-dimostrazioni. Ci sono state anche iniziative in altre parti della Germania, dove i partecipanti indossavano la kippà. Cortei simili erano avvenuti a Francoforte nel maggio 2018 e a Bonn nel luglio dello stesso anno. 
E’ quindi significativo il numero degli attacchi in Germania contro gli ebrei che indossano la kippà in pubblico, se si tiene conto di quanto siano pochi gli ebrei che la indossano abitualmente.

Due esempi dello scorso anno motivano l’affermazione di Klein. Nel maggio 2018, un arabo israeliano che viveva a Berlino voleva verificare se effettivamente l'uso di un kippà in pubblico producesse reazioni antisemite. Risultato, dopo avrla indossata: venne  attaccato a colpi di cintura da un siriano di 19 anni. 
Un docente dell'Università di Baltimora in visita è stato aggredito a Bonn da un palestinese per il solo fatto che portava la kippà, gliel’ha strappata e gettandola a terra ha gridato in tedesco: "È proibito indossare la kippa". Poi ha spinto a terra anche il professore. La polizia è arrivata solo dopo 20 minuti e, confondendolo con l’aggressore, ha percosso malamente il docente. La polizia, mentendo, si è giustificata  poi dicendo di essere stata aggredita dal professore.

La raccomandazione di Klein avrebbe potuto essere stata fatta da un funzionario francese, belga o olandese. La realtà in ciascuno di questi paesi è rischioso indossare una kippà in determinati luoghi pubblici. Nel 2001, il rabbino capo di Bruxelles, Albert Guigui, fu attaccato in quella città da un gruppo di giovani di lingua araba. Lo insultarono, gli sputarono addosso e gli diedero un calcio in faccia. "Da allora il rabbino Guigui è obbligato a portare la kippà solo in privato.
Nel 2018 la televisione belga di lingua francese, RTBF, voleva produrre un programma per vedere quali reazioni ci sarebbero state se un ebreo camminava per le strade di Bruxelles portando una kippà. Hanno cercato invano per settimane di trovare un volontario. 
In un'intervista radiofonica nel 2003, il rabbino capo francese Joseph Sitrouk disse agli ebrei francesi di indossare un berretto piuttosto che una kippà, per evitare di essere attaccati in strada. Anni fa, Henri Markens, direttore generale dell'organizzazione per l'educazione ebraica (JBO) ad Amsterdam, ha detto in merito agli alunni della scuola superiore ebraica: "Per un certo numero di anni, abbiamo detto ai nostri studenti di mettere un berretto sul loro capo. In linea di principio, non dovremmo farlo, ma ad Amsterdam non hai altra scelta. " Altrove la situazione è anche peggiore. 

Lo studio dell'Agenzia per i diritti fondamentali (FRA) intrapreso nel 2013 in diversi paesi europei ha rilevato che in media il 20% degli ebrei ha dichiarato di evitare sempre di indossare, trasportare o mostrare cose che potrebbero identificarli in pubblico come ebrei. 
Nel 2011 è stato condotto uno studio sulla piccola comunità ebraica norvegese. 
Sono stati intervistati ventuno giovani ebrei sui 25 anni. Lo studio ha rilevato che quei giovani ebrei spesso non rivelano la loro identità religiosa. Alcuni hanno cambiato scuola o i loro genitori hanno persino cambiato residenza a causa dell'antisemitismo dilagante. 
Ricordo - circa dieci anni fa, durante la mia permanenza al “Centro per gli affari pubblici di Gerusalemme” – che avevamo uno stagista spagnolo che aveva studiato presso l'università statale di Madrid, mi disse che anche i suoi amici più stretti non sapevano che fosse ebreo. 

Klein ha rimosso il coperchio da un pozzo nero europeo. Una cosa sono i consigli all’interno delle comunità ebraiche per evitare di essere aggrediti o insultati, altra cosa se questi stessi consigli arrivano dalle istituzioni pubbliche. Sono la dimostrazione di un enorme deficit di democrazia che caratterizza gran parte dei governi europei.

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Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.
Le sue analisi escono in italiano in esclusiva su IC