Migrare 14/06/2018
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Io penso che quella descrizione corrisponde a certi paesi della mia infanzia (ho 66 anni), dove c'era davvero poco e niente. Noi vedevamo i film americani e mi sarebbe piaciuto andare là, avere un'automobile, vestiti, uno stereo, fare le vacanze. Poi, pian piano, l'Italia è cambiata. Non abbiamo vinto al totocalcio, abbiamo lavorato. Tanto. La prima auto una 500 rugginosa di terza mano, poi sempre meglio. Oggi i tunisini sono come me allora, ci guardano e sognano di venire qua per avere tutto anche loro, ma commettono due errori: 1) la povertà è un fattore relativo. Io non ero povero, mi sentivo di esserlo solo perché guardavo i film americani. Così loro hanno l'indispensabile, ma invidiano quello che abbiamo noi. Se l'Italia fosse povera come la Tunisia, non si sentirebbero poveri. 2) Non c'è posto per tutti i tunisini in Italia. Migrare è un gesto egoista. Vuol dire: io risolvo il mio e in culo a chi rimane. La strada giusta è invece lavorare e costruire una Tunisia ricca. Già oggi è meglio dell'Italia del dopoguerra, quindi è fattibile, se ce l'abbiamo fatta noi.... Lo ripeto: migrare non è la soluzione.

Andrea Innocenti

Gentile Andrea,
Non c'è posto per tutti i tunisini, nè tutti gli altri magrebini che tra l'altro non stanno scappando dalla guerra. La Tunisia ha i problemi di tanti altri paesi arabi ma non c'è nessuna guerra, si imbarcano, rischiando la vita, per il sogno sbagliatissimo di andare a vivere in un'Europa ricca. Era accaduto anche con gli albanesi alla fine della dittatura, vedevano la Tv italiana e credevano che l'Italia fosse il paese del bengodi. Fa male al cuore pensare a tutte quelle giovani vite sacrificate per niente, per far guadagnare soldi alla mafia dei barconi. Migrare non è la soluzione ma penso che lo faranno ancora per molti anni perchè partire verso un destino migliore è il sogno di quelli non hanno più speranze in patria, nè aiuti, nè iniziative e trovano sulla loro strada dei farabutti che li illudono per guadagnare dei soldi sulle loro vite e sulle lacrime delle loro madri.
Un cordiale shalom
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