A destra: un minareto a Gerusalemme
Cari amici,
avete presente la famosa lite sulle campane in “Don Camillo e Peppone”? Un piccolo classico della litigiosità della provincia italiana. Ma le campane e in particolare il loro suono troppo invasivo sono un tipico motivo di lite ancora oggi. Una piccola e velocissima ricerca in rete mi ha fatto trovare casi a Ostia antica, San Rocco di Urbe e Lavagna (Genova), Gries (Bolzano), Quarto Oggiaro (Milano) Lucento (Torino), Voltorre e Oltrona (Varese) Prato (http://laici.forumcommunity.net/?t=20792590), e poi ancora Mozzo, Lallio e Dalmine (Bergamo - http://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/15_ottobre_01/campane-troppo-rumorose-scatta-petizione-5cab34b2-6808-11e5-8caa-10c7357f56e4.shtml) Pramaggiore (Venezia - http://www.today.it/rassegna/parroco-multato-campane-rumorose.html) e poi ancora Siracusa, Città di Castello, Carate Brianza e una serie di altri posti che sarebbe davvero troppo noioso enumerare (https://www.uaar.it/laicita/campane/). In tutti questi luoghi accade che vi sia, come dire, un certo eccesso di entusiasmo da parte dei parroci a annunciare le funzioni religiose giorno e notte, percepita da molti come un fastidio e un’occupazione, sia pure solo auditiva, dello spazio pubblico, che ci siano proteste e che l’autorità intervenga a moderare i bollenti spiriti dei parroci, qualche volta anche con multe salate. Poi, con un po’ di buon senso, torna la pace.
Perché vi parlo qui di queste vicende tutto sommato secondarie e certamente europee? Perché quel che ho chiamato “occupazione acustica dello spazio pubblico” non è certo solo esclusiva delle campane. Nel mondo musulmano lo fanno i muezzin che dall’alto dei minareti chiamano i fedeli cinque volte al giorno alla preghiera, anche prima dell’alba. O meglio, lo facevano, perché oggi sono sostituiti da potenti altoparlanti. E se la voce vera poteva essere moderatamente fastidiosa, quella amplificata dall’elettricità ha un impatto molto maggiore, a volte si sparge per chilometri. Dove governano gli islamisti uno queste cose se le tiene: meglio farsi rovinare l’udito che perdere la vita. Ma dove vi sono degli stati laici, il problema c’è, in particolare dove i musulmani sono minoranza come in Israele. E in effetti il problema si è posto spesso in Israele, dove l’occupazione musulmana dello spazio pubblico, sia pure solo sul piano acustico, è evidentemente anche un progetto politico. Ne hanno parlato ieri anche i giornali italiani, puntualmente ripresi da IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=1&sez=120&id=64415).
Ci sono state dunque proteste clamorose di cittadini infastiditi nel loro sonno, a Gerusalemme un gruppetto di recente è andato all’alba sotto la casa del sindaco Barkat con altoparlanti per fargli provare una volta quel che capita loro tutti i giorni (o meglio tutte le notti) e qualcuno ha presentato una legge per limitare questo fastidio. In Israele c’è naturalmente una legge per disciplinare l’inquinamento acustico, ma le moschee non la rispettano e così si è pensato di proporne una specifica che ha avuto l’approvazione preliminare dei ministri (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/220236) e del comitato legislativo della Knesset (https://worldisraelnews.com/israel-gives-initial-approval-to-law-limiting-call-of-muezzin-on-loudspeaker/). Liti da quartiere, mi direte? Don Camillo e Peppone in salsa mediorientale?
Don Camillo
Eh no. Sul tema si è impegnata l’Autorità Palestinese (quella che finanzia i terroristi, per intenderci. E ha minacciato un “disastro” se si tolgono gli altoparlani ai muezzin (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/220250). E’ intervenuto l’ex muftì di Gerusalemme, come dire l’erede di quel Amin Al Husseini che era amico personale di Hitler, faceva da padre spirituale alle SS bosniache, forniva consulenza sui compi di concentramento a Himmler e offriva rifugio ad Eicmann, prima di fondare l’Olp e cederne la direzione al nipote Arafat (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/former-jerusalem-grand-mufti-at-war-with-knesset-over-mosque-noise-pollution/2016/11/13/). E ha spiegato che se a qualcuno gli strilli dei muezzin non piacciono, deve andarsene. (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/former-jerusalem-grand-mufti-at-war-with-knesset-over-mosque-noise-pollution/2016/11/13/). Dove? Ma da dove è venuto, perché naturalmente è un’invasore straniero. Così ha spiegato un deputato della lista unitaria araba per la Knesset (quella che sarebbe necessaria per qualunque governo di sinistra in Israele), tal Jamal Zahalka : “Israele è un paese musulmano, arabo, palestinese, chi è infastidito dal rumore delle moschee se ne torni nel suo luogo d’origine”. (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/220246)
Vedete come dalle campane, anzi dai muezzin si arrivi subito a temi politici importantissimi. Perché a parte la minaccia terrorista contenuta nel “disastro” promesso dall’Autorità Palestinese, dalle dichiarazioni del Muftì e di Zahalka si vede qual è il contenuto vero delle posizioni palestiniste sui due stati: una “Palestina” naturalmente araba e un Israele post accordi che sarà “arabo, musulmano, palestinese”. E gli ebrei, naturalmente, che tornino al luogo cui appartengono. Questa volta non l’hanno detto, ma altre volte sì: Auschwitz.
Ugo Volli
PS: Avete letto dell’ultima sentenza della cassazione di ieri che dice che la propganda per il “jihad” cioè il terrorismo violento, non è reato (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=1&sez=120&id=64415)? Fatelo. E magari mettete questa sentenza in relazione con l’altra di qualche giorno fa, di cui vi ho parlato (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=64413) per cui neanche diffondere “I protocolli dei savi anziani di Sion” è reato, se si intende colpire non “gli ebrei in generale” ma specificamente Israele. Abbiamo una Cassazione, come dire, molto impegnata su temi mediorientali. E’un tema importante, cui dovremo prestare molta attenzione.