Il presidente dell’Egitto al centro dell’attenzione 12/11/2016
Analisi di Zvi Mazel
Autore: Zvi Mazel/Michelle Mazel
Il presidente dell’Egitto al centro dell’attenzione
Analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Angelo Pezzana)

http://www.jpost.com/Middle-East/Analysis-Showtime-for-the-Egyptian-president-472347

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Abdel Fattah al Sisi

I media occidentali si sono buttati a speculare sulla prossima fine di Abdel Fattah al Sisi, segnalando la forte caduta del suo consenso. Alcune settimane fa era del 90%, oggi è ‘appena’ del 68%, una percentuale che molti leader occidentali sarebbero lusingati di avere. Malgrado ciò il presidente egiziano persegue tenacemente il suo obiettivo di riformare l’economia per portare il paese sulla via di una crescita sostenibile. Finora ha ottenuto molto con il lancio di un notevole complesso di mega progetti. C’è il raddoppio del Canale di Suez, che sarà portato a termine dall’esercito entro un anno, un tempo breve che renderà orgoglioso il popolo egiziano. È iniziata la costruzione della nuova capitale a est dell’attuale, destinata a essere la sede amministrativa dello stato, per uscire dal caos del Cairo, che potrà diventare un centro turistico e commerciale. Sono previsti 3000 km di nuove autostrade di varie dimensioni, mentre su una superficie di un milione e mezzo di feddan (circa un milione e mezzo di acri) l’agricoltura verrà estesa su zone desertiche.

Più pratico, ma non meno vitale sarà la disinfestazione e quindi l’uso di silos dove ogni anno il 30% del grano, alimento principale degli egiziani, marciva per la sporcizia e l’abbandono. Sisi ha inoltre potenziato la ricerca e lo sviluppo delle risorse petrolifere e del gas naturale; un tempo esportatore, oggi l’Egitto deve importare a costi molto alti il proprio fabbisogno di petrolio e di gas naturale. Migliorare questa situazione può richiedere qualche anno. Un processo che potrebbe essere molto accelerato se l’Occidente finalmente decidesse di aiutare l’Egitto. È da tempo che non succede.

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Il Canale di Suez

I paesi occidentali, sotto la guida del presidente Obama, vedono nel presidente Sisi un dittatore militare che ha derubato il potere a un “presidente eletto democraticamente”. Non vogliono riconoscere che Morsi è stato rovesciato da una rivolta popolare - pur con l’aiuto dell’esercito – appena in tempo per impedirgli di instaurare una dittatura islamica. Privato dell’aiuto occidentale, l’Egitto si è rivolto a Russia e Cina per sostegno politico e cooperazione economica. I due paesi hanno promesso investimenti industriali e in progetti turistici, inclusa la costruzione di una centrale nucleare da parte della Russia nel nord dell’Egitto. Sempre la Russia si è impegnata a fornire armamenti di nuova generazione.

Questa nuova alleanza ha creato problemi con l’Arabia Saudita, schierata contro la Russia che appoggia il presidente Assad di Siria. Per dimostrare il proprio dissenso, Riad ha annunciato che bloccherà i rifornimenti di petrolio all’ex alleato. Un calo di popolarità è un piccolo prezzo da pagare per la raggiunta negoziazione, lunga e difficile, con il Fondo Monetario Internazionale. L’Egitto sta per ricevere un prestito di 12 miliardi di dollari a un tasso di interesse molto basso. Una iniezione da molto tempo attesa di capitali stranieri che dovrebbero essere investiti nei prossimi mesi. Il prestito ha però un prezzo. Sisi ha promesso di impegnarsi duramente a riformare l’economia malata, appesantita da una enorme spesa pubblica, dovuta anche da un terrorismo che sembra non avere fine. Mentre la Fratellanza Musulmana continua in tono minore la guerra contro le infrastrutture locali all’interno del paese, lo Stato Islamico che opera in Sinai, sferra attacchi mortali che lasciano l’Egitto senza prospettive di uscirne.

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Il Cairo

L’abbattimento lo scorso anno di un aereo russo ha portato a una quasi totale battuta d’arresto del turismo. La valuta estera così indispensabile è andata in fumo, ostacolando il commercio con grave preoccupazione per la popolazione. Di fronte a un mercato nero fuori controllo, e per rispettare le esigenze del Fondo Monetario Internazionale, Sisi ha annunciato che la sterlina egiziana avrebbe “fluttuato” giorno dopo giorno in base alla domanda e all’offerta. Mentre il cambio veniva agganciato al dollaro con il valore di 8.8 sterline egiziane, al mercato nero il cambio era a 18. Differenza accolta con favore da commercianti e uomini d’affari. Altre misure richieste dal FMI non erano così popolari. Per la prima volta nella storia dell’Egitto esiste l’IVA. Valutata ora al 13%, non avrà un seguito facile, in un paese dove la maggioranza delle transazioni è ancora per contanti, anche se questo fa parte delle richieste del FMI. Così sono state tagliate drasticamente le sovvenzioni per petrolio e gas naturale. Si è verificato un corrispondente aumento del costo della vita, che ha dato origine a proteste e generale insoddisfazione. Da qui il calo di popolarità. Sfortunatamente, il governo si è sentito minacciato e ha aumentato le misure di sicurezza, così come le pressioni sui media. Per questo il leader egiziano è alla ribalta. I prossimi mesi saranno critici.

Da un lato, la gran parte degli egiziani capisce che il loro presidente non ha altra scelta; se le riforme dovessero fallire, il paese precipiterebbe sicuramente nel caos. Dall’altro lato, le drastiche misure cominciano a farsi sentire per lla parte più povera, mentre i Fratelli Musulmani soffiano sul fuoco. C’è la speranza che la nuova amministrazione a Washington cambi marcia e finalmente fornisca il tanto atteso sostegno sotto forma di investimenti e forniture di tecnologie. Nel frattempo Israele senza fare pubblicità aiuta ovunque le è possibile. Si potrebbe fare molto di più se la leadership egiziana fosse pronta a sfidare l’establishment islamico e i vecchi ambienti nasseriani, che continuano ad opporsi ad ogni forma di normalizzazione.


Zvi Mazel è stato ambasciatore in Svezia dal 20012 al 2004. Dal 1989 al 1992 è stato ambasciatore d’Israele in Romania e dal 1996 al 2001 in Egitto. È stato anche al Ministero degli Esteri israeliano vice Direttore Generale per gli Affari Africani e Direttore della Divisione Est Europea e Capo del Dipartimento Nord Africano e Egiziano. Collabora a Informazione Corretta.


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