A destra: Sergio Mattarella con Abu Mazen
Cari amici,
le notizie tragiche del terremoto hanno purtroppo sovrastato quelle della visita del presidente Mattarella. Dico purtroppo, naturalmente, pensando alla sofferenza e alla distruzione di zone bellissime del nostro paese: sono notizie che non si vorrebbe mai dover sentire. Ma è un peccato anche che non si sia sentito il messaggio di Mattarella al popolo di Israele, molto equilibrato e corretto.
Sfortunatamente però anche il suo viaggio ha rispettato l’assurda convenzione per cui le visite in Israele devono mantenere una par condicio fra terroristi e loro vittime. Per cui non è mancato il passaggio a Ramallah dal capo traballante dei terroristi, il “presidente” eterno dell’Autorità palestinese (eletto quasi dodici anni fa per un mandato di quattro), che ha appena di nuovo rinviato sine die quella scintilla di democrazia che potevano essere le elezioni municipali e ha riannodato per la quarta o quinta volta i colloqui di pace... con Hamas, organizzazione terroristica conclamata come tale da Unione Europea, Stati Uniti e da tutti i paesi civili. Il quale naturalmente ne ha approfittato per distribuire una nuova porzione delle sue menzogne, al nostro presidente come ai media. Non mi soffermerò su quel che ha detto al direttore della Stampa Molinari, vi rimando al suo pezzo e alle osservazioni critiche pubblicate ieri da IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=64273). Mattarella naturalmente ha detto a Abbas che la sola strada è fare la pace con Israele, e nessuno può sapere se il nostro presidente fosse convinto o meno di quel che diceva. Fatto sta che tutto nella realtà contraddice la pia speranza che i palestinisti abbiano voglia di fare la pace.
Terrorismo palestinese: Hamas (rifiutato) e Fatah (approvato)
Non sto parlando solo degli episodi di violenza di ieri, l’ennesimo tentativo di accoltellamento a Hebron (http://www.jpost.com/Breaking-News/Potential-stabbing-by-female-Palestinian-thwarted-at-Cave-of-the-Patriarchs-471395) o del soldato della guardia presidenziale palestinese che ha assalito a colpi di kalashnikov i militari israeliani di guardia a un checkpoint fra Ramallah e Gerusalemme (http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=37589) o dei crescenti attacchi stradali a nord di Gerusalemme (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/road-terror-north-of-jerusalem/2016/10/31/). E’ il terrorismo quotidiano, da cui Abbas, almeno quando parla con ospiti stranieri si dissocia, ma che deriva dalla propaganda palestinista.
Ci sono cose più ufficiali che segnalano senza dubbio una volontà politica centrale. Per esempio di recente una scuola di Tulkarem è stata intitolata a Salah Khalaf, il capo di Settembre Nero, cioè del gruppo terrorista che ideò e eseguì la strage di atleti israeliani a Monaco e fu responsabile di molti altri atti efferati di terrorismo, non solo ai danni di israeliani ma anche di diplomatici americani. Ora dedicare una scuola a un personaggio vuol dire onorarlo, indicarlo come esempio. E’ dunque uno spaventoso macellaio di esseri umani come Khalaf il modello educativo dell’Autorità palestinese, che Mattarella vuol portare alla pace? Se l’è chiesto anche Netanyahu, che ha espresso la propria ripugnanza con un tweet fatto girare dal suo portavoce. Prontamente ha risposto il “governatore” palestinista di Tulkarem, Issam Abu Bakr: “L'occupazione [vale a dire Israele] si illude se pensa che il popolo palestinese possa cambiare la sua cultura e dimenticare il leader dei suoi martiri, Yasser Arafat e Abu Jihad [co-fondatore di Fatah] e Salah Khalaf, e il gran numero di combattenti che hanno sacrificato il loro sangue per la libertà e l'indipendenza e la creazione di uno stato palestinese indipendente con Gerusalemme come sua capitale." (http://www.timesofisrael.com/pa-governor-defends-naming-school-after-black-september-chief/) Io sono sicuro che gli israeliani non si illudono in merito. Ma forse gli europei sì.
E poi c’è l’Onu, fonte continua di odio e sabotaggio per Israele. Non si era ancora chiusa la vicenda dell’Unesco ed ecco che è ripartito il consiglio dei diritti umani, presieduto se non sbaglio da quel paese tollerantissimo che è l’Arabia Saudita. Ne è uscito un rapporto in cui sostanzialmente si dice che per rispettare i diritti umani Israele si deve suicidare (http://www.jpost.com/Israel-News/Politics-And-Diplomacy/UNHRC-official-Israels-status-at-UN-depends-on-its-ending-the-occupation-471289). Ma l’Onu non agisce così per conto suo, lo fa su sollecitazione e per interesse di qualcuno. I paesi arabi hanno sempre meno interesse alla faccenda e si muovono solo per evitare di essere denunciati alla loro opinione pubblica, il cui odio hanno coltivato per settant’anni (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/The-changing-anti-Israel-UN-voting-patterns-471061). Chi cerca in questo momento di condurre in tutti i modi una “intifada diplomatica” è l’Autorità Palestinese. Per comprenderlo basta guardare che cosa c’è scritto nella risoluzione dell’Unesco o anche qual è la formazione del giurista canadese autore del rapporto che ho citato. Lo trovate qui: militanza palestinista a tutto campo e per di più non denunciata al momento di assumere l’incarico (che dovrebbe essere almeno formalmente neutrale): http://www.jpost.com/Israel-News/UN-human-rights-investigators-false-statements-makes-appointment-illegal-says-NGO-471120.
Insomma, parlare di pace “a tutte e due le parti” non è possibile, perché c’è l’aggredito e l’aggressore. Che vuol continuare ad essere aggressore: col coltello, con le mozioni internazioni, con l’indottrinamento del popolo. E’ di questo che i predicatori di pace, anche quelli in buona fede come Mattarella dovrebbero rendersi conto. Non si tratta di dar soddisfazione agli aggressori, ma di isolarli; non di dar loro speranza, perché in questa maniera li si incoraggia nell’aggressione, ma di contribuire alla loro sconfitta. Che è la sola vera precondizione per la pace.
Ugo Volli