A destra: Hillary Clinton
Cari amici,
noi tutti che seguiamo la cronaca tendiamo a esagerare l’importanza dei fatti quotidiani. E’ inevitabile, se ci arrendessimo al fatto che la maggior parte di quel che raccontano i giornali sono piccoli fatti poco significative, schermaglie e vicende secondarie, non potremmo che perdere interesse e capacità di intervenire; d’altro canto la realtà si muove spesso piano piano, per piccoli insensibili slittamenti, che poi si accumulano e fanno effetto. Studiare questi sintomi e cercare di decodificarli per capire le tendenze è il mestiere dell’analista politico. Però ci sono anche singoli momenti importanti, scelte ed eventi davvero decisivi.
Uno fra questi capiterà esattamente fra una settimana, martedì prossimo, quando si chiuderanno le urne delle elezioni presidenziali americane (per chi non lo sapesse sono già aperte, hanno votato finora più di 17 milioni di elettori). La scelta fra Trump e Clinton sarà decisiva per tutto il mondo, come e più di quanto lo fu otto anni fa quella fra Obama e McCain. Chi non ha il passaporto americano in tasca non può votare, ma è chiaro che il presidente americano è ancora l’uomo più potente del mondo, il capo putativo dell’Occidente, e la sua politica influirà sul destino di tutti. Non ha senso dalla nostra posizione di spettatori mettersi a fare il tifo, ma analizzare quel che sta accadendo è importante, anche perché le informazioni della stampa su questo tema sono sostanzialmente inattendibili, anche le semplici previsioni. I grandi giornali americani ed europei hanno tutti appoggiato ufficialmente Clinton e così molte altre testate, perfino “Vogue” che non c’entra nulla con la politica, per la prima volta in cent’anni (http://www.ilpost.it/2016/10/19/vogue-hillary-clinton/). E hanno tutti regolarmente “previsto” l’affermazione - naturalmente “a valanga” - della candidata che appoggiano, certamente consapevoli del fatto che la gente tende ad allinearsi dove prevede sia la maggioranza e lo fa anche col voto, come hanno mostrato classiche ricerche sociologiche (per esempio Elisabeth Noelle-Neumann: https://books.google.it/books/about/La_spirale_del_silenzio_Per_una_teoria_d.html).
Poi stranamente sono sempre venuti fuori dei sondaggi che mettevano in dubbio questa facile prevalenza della candidata democratica e adesso, dopo che l’ FBI ha riaperto il caso della posta elettronica di Hilary Clinton, sembra che vi sia una sostanziale parità. Non si può iniziare a ragionare sul momento importante che ci aspetta senza partire di qui, perché non solo si tratta probabilmente del punto di svolta della gara, ma anche perché esso è assai sintomatico.
Donald Trump
Vale la pena di riassumere il caso delle mail della Clinton, perché potrebbe essere per lei l’inciampo che fa terminare una corsa apparentemente irresistibile, come l’evasione fiscale lo fu per Al Capone (senza paragonare le due personalità, naturalmente) - o piuttosto come la falsa testimonianza e non la penosa seduzione di una stagista fu il problema giuridico vero di suo marito. In seguito alle indagini sul caso Bengasi, quando la Clinton, allora segretario di Stato, non fece nulla per salvare l’ambasciatore in Libia linciato dagli islamisti, saltò fuori che contro la legge Hilary usava il server della fondazione del marito e non l’account ufficiale e naturalmente molto protetto del Dipartimento di Stato, per la sua corrispondenza, tanto di lavoro quanto personale. Quando le fu chiesto di mostrare le mail, sostenne di averne distrutta buona parte, perché riguardava la sua vita privata. C’è il forte sospetto che buona parte di questa distruzione (che è stata anche condotta in maniera grottesca, distruggendo a martellate un certo numero di computer e tablet) sia stata compiuta dopo che era stato notificato un mandato di perquisizione, quindi in grave spregio alla legge. Alcuni consulenti sono stati sottratti alla testimonianza con trucchi legali degni di imprese criminali. E’ stato comunque accertato che sul server della Clinton c’erano mail supersegrete, ma l’FBI quest’estate ha deciso che non aveva abbastanza materiale per incriminarla, e si è limitato a definire il suo comportamento come “gravissima negligenza”.
Si dà il caso però che Hilary abbia una fedelissima assistente, Huma Abedin, di nazionalità iraniana e con documentati legami con la Fratellanza musulmana (http://thehill.com/blogs/pundits-blog/presidential-campaign/292310-huma-abedins-ties-to-the-muslim-brotherhood; del resto solo una delle molte relazioni islamiche che si ritrovano nel suo giro intimo), Questa Huma è sposata con un politico democratico di nome Anthony Weiner, il quale è incappato in un’accusa di tentati rapporti sessuali con una minorenne - e per questo la moglie lo ha lasciato. Cercando nel computer di Weiner per trovare prove sulla sua pedofilia, i poliziotti hanno trovato una quantità fenomenale di mail, circa 650.000: ci vorrebbe circa un anno e mezzo per scriverle se lo si facesse a tempo pieno, una al minuto, 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana. Fra queste mail “molte” vengono da Hilary, in parte sono quelle già viste, ma in parte sono quelle distrutte, che non si trovavano, e che guarda un po’ erano custodite nel computer di Huma, in comune col marito. Il che indica probabilmente un altro trucco da criminale incallito: far finta di distruggere le prove, ma tenerle nascoste per poterle riusare. E naturalmente implica che Clinton sia del tutto inaffidabile come custode di segreti: il computer era in mano a un tipo con relazioni pedofile, ricattabile da chiunque. E l’indirizzo su cui sono state trovate le mail era un normale account Yahoo, cui qualunque hacker o spia straniera poteva avere accesso (https://counterjihadreport.com/2016/10/31/54303yahoo-holds-key-to-fbi-probe-of-hillary-huma-emails/). Ma soprattutto vuol dire che nella massa di queste migliaia e migliaia di mail ci dev’essere qualcosa di molto grosso.
Da quando l’FBI si accorse della faccenda, probabilmente alcune settimane fa (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/219555), nel sistema della giustizia americana si è scatenata una bagarre assolutamente inconsueta, col dipartimento della giustizia (cioè l’amministrazione Obama) affannosamente alla ricerca del modo di affossare l’indagine. Se vi interessano gialli e “legal thriller” vi invito a leggere questo articolo del Wall Street Journal (attenzione, non di un foglietto estremista), in cui si ricostruiscono tali movimenti (http://www.wsj.com/articles/laptop-may-include-thousands-of-emails-linked-to-hillary-clintons-private-server-1477854957). E’ una lettura che fa paura, soprattutto perché viene da pensare che anche se eletta Hilary potrebbe essere processata per reati comuni, con le conseguenze politiche che vi lascio immaginare. Tutti i media hanno diffuso l’immagine di Trump come persona inaffidabile e incurante delle regole. Il quadro che esce non solo dalle azioni della coppia Clinton, ma anche dal loro ambiente (http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/12005652/clinton-trump-luttwak-impeachment-elezioni-usa-2016-caos-mondiale.html) fino a Obama (che - si è scoperto - non poteva non sapere dell’abuso delle mail, dato che ne riceveva dall’account personale di Hilary, ma non ha fatto nulla), è desolante: una leadership autoreferenziale, incurante delle regole, che si considera al di sopra di tutto e usa i ruoli istituzionali per aumentare il proprio potere e la ricchezza che controlla. Basterebbe questo a rendere l’elezione della signora Clinton assai pericolosa. Ma poi c’è la posizione politica. Ne riparleremo.
Ugo Volli