L’Unione Eurosovietica e le elezioni 26/10/2016
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Autore: Ugo Volli
L’Unione Eurosovietica e le elezioni
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

ogni tanto qualcuno mi rimprovera di esagerare quando dico che la democrazia europea è in pericolo, non ancora per gli assalti islamisti e neofascisti (che ci saranno senz’altro, e presto, se le cose vanno avanti così), ma più nascostamente per i colpi di coda del gauchismo che ci ha governato negli scorsi decenni e per lo spirito burocratico, autoreferenziale e di cooptazione delle classi dirigenti che regola l’Unione Europea.

Voglio farvi oggi due rapidi esempi. Il primo è l’Austria, di cui vi ho già parlato. Elezioni presidenziali in aprile, al ballottaggio non arriva nessun rappresentante dei partiti tradizionali, ma un verde bravo europeista e amico dei poveri rifugiati e un nazionalista, antieuropeista e nemico dei clandestini. Al ballottaggio, contro gli exit polls, vince il verde per pochissime migliaia di voti, tutti dovuti al voto per corrispondenza. Cioè il nazionalista avrebbe vinto coi voti espressi normalmente, sennonché i voti per corrispondenza erano quasi unanimi per il suo avversario. Strano, no? Perché gli elettori impossibilitati a recarsi al seggio dovrebbero avere opinioni così diverse da quelli che votano di persona? E infatti a luglio la Corte Suprema trova illegalità tali nel voto - proprio quello per corrispondenza, guarda un po’ - da annullare tutto e ordinare un altro voto. Che è stato annunciato per l’inizio di ottobre. Sapete com’è andata? No, credo non lo possiate proprio sapere. Perché, guarda caso, ad agosto mentre i sondaggi davano in vantaggio il cattivo nazionalista, il ministero degli interni retto da un bravo democristiano filoeuropeista e amico dei poveri immigrati, si è accorto che la colla delle buste del voto per corrispondenza non attaccava bene. O, che disdetta! Non poteva comprare un po’ di buste, no, in tutto il mondo nessuno è capace di fabbricare qualche decina di casse di buste con la colla a posto. E non poteva neanche scrivere agli elettori per corrispondenza di usare della colla, magari la mitica “coccoina” della nostra infanzia, o dello scotch per chiudere le buste. Non sia mai. E così ha rimandato le elezioni di altri due mesi, fino all’inizio di dicembre. Che cosa non si fa per impedire una figuraccia all’Europa... In nome della democrazia è meglio non votare che permettere ai brutti sporchi e cattivi nemici di Bruxelles di essere eletti. Figuratevi se fosse successa una cosa del genere in Israele, che cosa avrebbero detto...

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Altra storia, meno nota, in Olanda. Lunedì va a processo Geert Wilders, il leader del secondo partito del paese, che adesso nei sondaggi è largamente primo (le elezioni sono previste per la primavera prossima). Sapete di che cosa è accusato? Di essersi impegnato durante un comizio nel 2014 di far entrare “meno marocchini” (queste le parole incriminate) nel paese. E’ il secondo processo di questo tipo che Wilders subisce, dal primo è stato assolto, ma i PM locali insistono. La difesa ha fatto presente che la libertà di parola è costituzionalmente garantita, che c’è una convenzione europea dei diritti che fornisce una particolare protezione ai politici impegnati in campagna elettorale, che anche molti altri esponenti di altri partiti avevano detto cose analoghe senza essere inquisiti (trovate qui i dettagli giuridici e politici: https://www.gatestoneinstitute.org/9171/geert-wilders-justice). Il tribunale ha detto di no e lunedì si andrà al processo. Nel paese dove il predecessore di Wilders, Theo Van Gogh, è stato ammazzato da un islamista, dove la deputata musulmana dissidente Ayaan Hirsi Ali dello stesso partito è dovuta fuggire negli Usa per le minacce islamiste, senza godere di nessuna protezione da parte dello Stato... Non ditemi per favore che c’è in Olanda un’alleanza fra magistrati “progressisti” e terrorismo islamico, nel senso che hanno gli stessi nemici... a parte che queste cose non si devono dire, il fatto è che non sono affatto soli; dovrei ricordarvi la bella faccia ariana del deputato socialista Henricus (Harry) van Bommel, noto per aver sfilato qualche anno fa in manifestazione gridando “Hamas-Hamas, ebrei al gas” (https://en.wikipedia.org/wiki/Harry_van_Bommel), anche lui tutt’altro che isolato nel panorama politico olandese (http://gatesofvienna.net/2009/01/a-socialist-who-stands-with-the-dead-jews/). Forse varrebbe la pena di ricordare che nella democraticissima Olanda Anna Frank fu catturata non dai nazisti ma dalla polizia del paese, e che quando i suoi pochissimi compagni di prigionia sopravvissuti tornarono a casa, si trovarono le multe per le tasse non pagate e le case espriopriate... Forse Wilders, oltre alla frase sui “marocchini”, paga anche il fatto di essere filoisraeliano, laico, libertario, filo-occidentale. Comunque questo è un altro esempio di come in Eurabia opporsi al giusto pensiero unico di Mogherini, Merkel e Bergoglio costa la squalifica dalle elezioni. O almeno il tentativo da parte di ministri dell’interno e magistrati difensori dei diritti umani di ottenere questa squalifica. Io da anni ho chiamato questo immenso pasticcio in cui viviamo Eurabia. Ma forse, in onore al compagno Giuseppe Stalin, bisognerebbe iniziare a chiamarla Unione Eurosovietica.

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Ugo Volli


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