Trump contro Clinton: gli ebrei americani & Israele 23/10/2016
Autore: Manfred Gerstenfeld

Trump contro Clinton: gli ebrei americani & Israele
Domande & Risposte, di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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Domande

1. Quali sono I temi più importanti nelle prossime elezioni americane, per quanto concerne Israele?
2. Il nuovo presidente continuerà a porre il veto alle risoluzioni anti-Israele del Consiglio di Sicurezza?
3. Il nuovo presidente continuerà a chiedere concessioni soltanto a Israele?
4. Il nuovo presidente chiederà a Israele di bloccare le costruzioni nei territori come faceva Obama?
5. Il nuovo presidente sottovaluterà la enorme criminalità che permea la leadership palestinese e parte della società palestinese?
6. Il nuovo presidente farà pressione sugli stati arabi affinchè non incitino più contro gli Usa e Israele?

Domande & Risposte

Perchè ritiene che la maggior parte degli americani sono pro-Clinton e anti-Trump?

In genere la maggioranza degli ebrei americani sono democratici e progressisti. Negli ultimo 50 anni in tutte le elezioni presidenziali, gli ebrei hanno votato più il candidato democratico di quello repubblicano. Molti ebrei colti e benestanti non apprezzano lo stile duro di Trump.

Quale risultato ci sarà per gli ebrei – in Usa e in Israele- se vince Trump?

Se vince Trump è probabile che arriveranno delle provocazioni dalla Russia e dalla Cina per scoprire quali decisioni prenderà e se si impegnerà a invertire il declino degli Stati Uniti nel mondo, come era avvenuto sotto la presidenza Obama, che aveva colpito la società americana in generale e gli ebrei americani in particolare.
Con Trump la maggior parte delle organizzazioni ebraiche americane avranno contatti più facili con l’Amministrazione che non sotto Obama. Ne saranno escluse,ovviamente, quelle più masochiste e estremiste. Allo stesso modo, Trump sarà più selettivo riguardo alle organizzazioni musulmane che avranno accesso alla sua Amministrazione. In ogni caso, la situazione degli ebrei in Usa non cambierà di molto sotto Trump, semmai rischia di migliorare se verrà proibito l’ingresso negli Usa agli immigrati anti-semiti.
Per quanto riguarda Israele è difficile fare previsioni, in quanto Trump è imprevedibile. Può darsi che difenderà Israele meglio di Obama nelle istituzioni internazionali. È probabile che avrà fine, o almeno diminuirà, l‘assurda condanna a senso unico di Israele dell’Amministrazione Obama ogni volta che costruisce alcune case nei territori. Potrà essere il primo presidente a criticare in modo esplicito i palestinesi quando incitano a commettere atti criminali o reclamano l’assurdo ritorno delle nuove generazioni di rifugiati, quale condizione per un accordo di pace. È talmente ovvio, dato che i veri rifugiati sono oggi una infima parte di quei milioni che si auto-definiscono tali. Sarà persino possible che Trump sposti l’ambasciata Americana a Gerusalemme. Potrebbe anche diminuire i finanziamenti ai palestinesi, dato che vengono usati a favore dei terroristi condannati in prigioni israeliane, dato che li considerano degli eroi. Non risulta sostenuto da anti-semiti, decide da solo e non deve niente a nessuno.

Quale sarà il risultato per gli ebrei – in Usa e in Israele – se vince Clinton?

Le maggiori organizzazioni ebraiche è probabile che avranno rapporti più intensi con la presidente e il suo staff che non sotto Obama, in ogni caso non ci saranno cambiamenti significativi. In quanto a Israele, Clinton affronterà la realtà israeliana con maggiore comprensione e presterà più attenzione alla diffusa ideologia criminale della società palestinese. Un argomento largamente ignorato da Obama e dalla sua Amministrazione. Dennis Ross, a lungo consigliere dei Clinton, ha però dichiarato che Hillary potrebbe chiedere, in privato, a Israele di fare concessioni ai palestinesi più di quante ne chiese apertamente Obama. Negli ambienti che frequenta, Clinton ha sia amici che odiatori di Israele.
La Fondazione Clinton riceve finanziamenti dagli stati arabi, il che influenzerà le sue future decisioni. Nessuno prevede che seguirà la stessa politica di quando era Segretario di Stato sotto Obama, dove era obbligata a eseguire le sue istruzioni, che hanno deteriorato fortemente le relazioni diplomatiche Usa-Israele.
Un’altra considerazione riguarda il candidato alla vice-presidenza, Tim Kaine, se potrà influenzare la politica estera, dato che è uno dei senatori più ostili a Israele. Fu lui uno dei pochi senatori a boicottare l’intervento sull’Iran di Netanyahu al Congresso.

Ci sono delle ragioni per temere comunque il risultato, sia per gli ebrei americani che israeliani?

Di ragioni ce ne sono, riguardano anche il mondo intero a causa delle politiche di Obama, che hanno portato gli Usa a un declino senza precedenti, diminuendone l’influenza a livello mondiale. Putin sfida gli Stati Uniti soltanto grazie all’incompetenza di Obama. C’è sempre da temere in questo mondo sempre più caotico, soprattutto in Medio Oriente, che lo è diventato ancora di più sotto l’Amministrazione Obama. Meglio sarebbe vivere in un mondo dove le tensioni sono storicamente di basso livello.

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Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). E' una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte.