Notizie da Eurabia 10/10/2016
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Autore: Ugo Volli
Notizie da Eurabia
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

quando iniziai a scrivere questi articoli su Informazione Corretta, ormai parecchi anni fa, mi venne l’idea di chiamarli “cartoline da Eurabia”; cartoline per la speranza (spesso purtroppo smentita) di riuscire a farle brevi e soprattutto “Eurabia” per fare omaggio a due grandi donne, Bat Ye’or, che ne aveva proposto per prima la parola e il concetto, e Oriana Fallaci, che li aveva autorevolmente rilanciati. Qualche anno fa però il rischio di un comando musulmano sull’Europa sembrava una profezia terribile ma anche problematica, difficile da dimostrare. L’Europa sembrava solidissima, un club in cui tutti volevano entrare, capace di dettare le sue regole anche fuori dai suoi confini, di influenzare la politica americana, di liberare il mondo arabo con le primavere, come essa stessa aveva conosciuto le primavere che avevano abbattuto il colonialismo russo sull’Europa dell’Est. Era un’illusione, avevano ragione Bat Ye’or e Oriana Fallaci, l’Europa non è riuscita affatto a espandersi, tutt’al contrario è oggetto di un’invasione che, con Brexit e la prevalenza di forze euroscettiche, ha già provocato crepe e scricchiolii nella sua struttura. E, quel che è peggio e conferma pienamente il pessimismo delle due mie maestre, si è inferta da sé questo male, non ha subito una sconfitta militare o economica ma ha aperto spontaneamente le porte all’invasione.

Bastano tre numeri ufficialissimi, di fonte Eurostat (http://www.cir-onlus.org/it/comunicazione/news-cir/51-ultime-news-2016/2004-eurostat-nel-2015-1-2-milioni-di-richieste-d-asilo-83-245-in-italia) per chiarire la situazione: nel 2013 i richiedenti asilo (termine politically correct per dire gli immigrati senza permesso) erano poco più di 400 mila, nel 2014 562.680, nel 2015 1.255.600: triplicati in tre anni. Nel 2016 non si sa ancora, ma certamente supereremo questa cifra, anche perché andiamo a cercarci i futuri clandestini all’origine, a 10 chilometri dalla costa libica e a 400 dall’Italia. Nessuna meraviglia che solo su questa rotta arrivino ormai al ritmo di oltre 10 mila al giorno. Le regole del gioco, che i giornali evitano assolutamente di raccontare, come nascondono i numeri sono queste: si prende una qualunque imbarcazione, si fa pagare carissimo il biglietto ai poveracci che si affollano proprio perché loro sì che conoscono queste regole, ci si spinge al limite delle acque territoriali libiche. Poi, se la Marina che incrocia proprio a questo fine da quelle parti non ti ha già visto, si prende il telefono e si chiama per avvertire. E non si viene respinti in Libia ma “salvati” in Italia. Poi si cerca di andare al Nord, dove ci sono più soldi, ma al massimo ci si accomoda anche con l’ospitalità italiana. Certo, accadono ogni tanto delle sciagure e ci sono naufragi e morti. Ma, diciamolo chiaro, la responsabilità di questi morti non è di quelli che vogliono impedire e respingere l’invasione, ma di quelli che la facilitano: perché il mare è pericoloso e indurre centinaia di migliaia di persone a inoltrarvisi con la promessa di “salvarli” e traghettarli in Germania vuol dire metterli in pericolo. O si istituisce un regolare servizio di traghetto senza controlli e passaporti, un ponte aereo per clandestini economici e anche naturalmente per terroristi - oppure prima o poi ci si accorgerà che bisogna respingerli, non farli imbarcare.

Dunque Europa sta diventando davvero Eurabia (o Euroislamia, dato che gli immigrati oggi vengono per lo più dall’Africa musulmana). Nessuna persona con gli occhi per vedere e un minimo di buona fede può negare l’evidenza dell’ondata migratoria (in termini realistici, dell’invasione). Non tutti si sono resi conto che anche in questo caso è l’offerta di accoglienza a creare la domanda di asilo, cioè che siamo noi ad attrarre i clandestini ancor più che loro a spingere, ma questo è un fatto. Come è un fatto che questa massa crea il contesto per il terrorismo e ancor prima l’islamizzazione a macchia di leopardo che colpisce molti paesi europei.

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Ma c’è anche di peggio di questo. La volontà di eurabizzare l’Europa, di “accogliere” la diversità è così forte che prima ancora di vedere le nostre libertà civili compresse e poi distrutte dall’invasione, ci facciamo da noi il servizio, o meglio ce lo fa la burocrazia europea, che somiglia sempre di più a quella sovietica, o agli incubi di Orwell. Per la burocrazia dell’accoglienza, infatti, il problema principale non è prevenire il terrorismo o reprimere gli stupri e gli altri reati degli immigrati, ma evitare le critiche all’invasione, che essi qualificano di “islamofobia”.

Un esempio interessante di questa tendenza è un recente rapporto di un ufficio europeo che si chiama, con un gusto vagamente kafkiano “European Commission against Racism and Intolerance (ECRI)” a proposito della Gran Bretagna (lo trovate qui: http://www.coe.int/t/dghl/monitoring/ecri/Country-by-country/United_Kingdom/GBR-CbC-V-2016-038-ENG.pdf; un sunto è qui: http://www.coe.int/t/dghl/monitoring/ecri/Library/PressReleases/GBR-PR-V-2016-226-EN.asp). E’ un rapporto che stilla buona volontà, raccomandando di assicurare scuole e lavoro per i Rom, di scoraggiare l’omofobia e il razzismo eccetera eccetera. Il risultato di tutta questa buona volontà però è la richiesta della censura della stampa, e in particolare di impedire alla stampa di informare il pubblico delle origini islamiche del terrorismo islamista (http://israelbehindthenews.com/european-human-rights-chiefs-order-british-press-not-reveal-terrorists-muslims-crackdown-freedom-speech/15175/). Come ha scritto il presidente dell’ECRI, lo svedese Christian Ahlund, “non è un caso che la violenza razzista in Gran Bretagna sia contemporanea al crescere perturbante dell’intolleranza e degli incitamenti all’odio [hate speech] nella stampa, online e anche fra i politici”. Sembrano parole ragionevoli, ma poi se si va a vedere il rapporto si vede che si parla non dell’antisemitismo nel Labour, ma della propaganda per la Brexit di Farage. E’ evidente che se le cose andassero come vuole Ahlund, queste cartoline potrebbero circolare solo come samizdat clandestino, come ai buoni vecchi tempi dell’Unione Sovietica.

Insomma, in questo caso, come sempre più spesso accade, il linguaggio dei diritti dell’uomo e dell’antirazzismo è usato per difendere i razzisti islamici e gli antisemiti e per impedire che siano criticati. E’ un’inversione del senso delle parole analogo a quello praticato dalla commissione Onu per i diritti umani, di cui fanno parte fra gli altri meravigliosi stati di diritto come Algeria, Cina, Cuba, Etiopia, Qatar, Russia, Cina, Arabia Saudita, Venezuela, Vietnam: nessuna meraviglia che il loro principale lavoro sia fabbricare risoluzioni contro Israele.

Insomma l’Europa si eurarabizza da sola, e progressivamente anche si sovietizza, inventando una neolingua burocratica che rovescia il significato delle parole: difesa dei diritti umani significa difesa di coloro che detestano e attaccano le concrete libertà delle donne e degli uomini. Oltre che dall’Islam dobbiamo essere consapevoli di dover difendere la nostra libertà di parola anche da questa follia burocratica. Non sarà facile. Ma per fortuna, salvo che in paesi dove stanno impedendo anche questo, come l’Austria, possiamo ancora votare.

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Ugo Volli


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