A destra: BDS contro Israele e boicottaggio nazista degli esercizi ebraici: stesso obiettivo, stessa tatica
Cari amici,
abbiamo tutti sentito parlare dell’etichetta BDS cioè “Boicottaggio, disinvestimenti, sanzioni”, naturalmente ai danni di Israele, da parte dei filopalestinisti. Non vale la pena di parlarne troppo, perché è dimostrato che si tratta di un fenomeno soprattutto mediatico. Sul piano reale l’economia di Israele è molto sana, certamente migliore di quella di molti paesi europei incluso il nostro (https://en.wikipedia.org/wiki/Economy_of_Israel) e il commercio estero non smette di crescere sia nell’import che nell’export (tutti i dati più aggiornati si trovano qui: http://www.cbs.gov.il/reader/cw_usr_view_SHTML?ID=461), producendo un reddito nazionale di livello europeo (quasi 34.000 dollari a persona, la Spagna 35.000, l’Italia 36.000, la Polonia 27.000 circa: https://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per_PIL_(PPA)_pro_capite).
Il Bds non ha provocato finora sanzioni né significativi disinvestimenti; alcune marche prese come insegna dell’economia israeliana sono state infastidite (Ahava e Sodastream), ma non certo danneggiate seriamente; le fonti principali dell’economia israeliana che stanno nell’alta tecnologia (e dunque dentro i vostri cellulari, i computer con cui leggete queste parole, i protocolli elettronici che permettono alla società contemporanea il suo sviluppo) non sono stati nemmeno sfiorati. Quel che è grave naturalmente è il principio razzista che lo ispira, isolare Israele e il conflitto in cui si trova coinvolto da tutte le guerre, occupazioni, insurrezioni, guerriglie, rivendicazioni territoriali che riguardano quasi tutti gli stati del Mondo, farne una specie di male assoluto unico (nessuna iniziativa del genere è stata presa per la Cina che occupa il Tibet, la Russia che ha preso la Crimea, la Turchia col suo autogolpe, l’Iran che ha truppe in Iraq e Siria, il Marocco che occupa l’ex Sahara Spagnolo, ecc. ecc.) e cercare di agire contro Israele, colpendo i suoi “interessi economici”, che vuol dire poi cercando di danneggiare gli ebrei, quali che siano le loro opinioni politiche. Del resto la stessa singolarità compare anche nei testi che si sono letti degli accordi fra stati europei e organizzazioni terroristiche arabe, per esempio il famoso “lodo Moro” in Italia: “In cambio di ‘mano libera’ in Italia, i palestinesi hanno assicurato la sicurezza del nostro Stato e l’immunità di obiettivi italiani al di fuori del Paese da attentati terroristici, fin tanto che tali obiettivi non collaborassero con il sionismo e con lo Stato d’Israele”. Gli ebrei, ovviamente, sono stati considerati “fiancheggiatori dei sionisti”, quindi esclusi dall’immunità.” (http://www.mosaico-cem.it/articoli/a-30-anni-dallattacco-alla-sinagoga-di-roma-che-cose-stato-il-lodo-moro).
C’è un solo precedente a questa storia ed è il boicottaggio organizzato dai nazisti contro gli ebrei nel primo periodo del loro potere, prima delle deportazioni nei campi (https://en.wikipedia.org/wiki/Nazi_boycott_of_Jewish_businesses). Anche allora l’idea propagandata dai nazisti era che per impedire agli ebrei di commettere i loro crimini contro il popolo, bisognasse smantellare il loro predominio economico. Ma in realtà le cose andavano in maniera molto diversa, perché quelli che si colpivano soprattutto erano negozi, studi di professionisti, trattorie e altri piccoli locali pubblici, cioè persone per lo più deboli e periferiche. E lo si faceva disumanizzandoli, umiliandoli, maltrattandoli, riducendoli allo stato di animali molesti - con effetti di persuasione ribaditi e amplificati dall’informazione, dai manifesti, dal cinema. In sostanza il boicottaggio fu il primo atto della Shoà, la rese possibile attraverso un processo di estraniazione degli ebrei dalla vita non solo economica ma civile, che ebbe il suo culmine con la Notte dei cristalli del ‘38.
Questo precedente ci dice molto sul BDS: non si tratta di pressione economica, come sostengono i suoi sostenitori, ma di disumanizzazione, delegittimazione, demonizzazione, in sostanza di preparazione al genocidio. Non è fatta contro le imprese, ma contro le persone. E’ la ripetizione di una caccia all’uomo che gli ebrei conoscono bene, essendosi ripetuta continuamente dai tempi della Prima Crociata, un millennio fa, fino ad oggi. E dunque più che agli episodi economici, bisogna guardare agli aspetti umani, ai luoghi in cui è in corso più acutamente la disumanizzazione di Israele e quindi degli ebrei. Oggi voglio solo indicarvene due, che sono particolarmente importanti non solo per il loro prestigio internazionale e importanza sociale, ma anche per il peso simbolico.
Uno è il partito laburista inglese, cui per molti decenni hanno aderito moltissimi ebrei britannici: il movimento dei diritti, della modernità, della giustizia. Oggi è in mano a un gruppo di scatenati passatisti guidati da Corbyn, appena rieletto. Della loro nostalgia per i tempi in cui Stalin regnava fa parte anche l’odio per Israele e il sostegno a ogni forma di terzomondismo, compresa la simpatia per i terroristi. Su questa base, per una sorta di perversa simmetria, si è sviluppata e sta crescendo ancora un’avversione agli ebrei in quanto tali, un vero e proprio antisemitismo, spesso denunciato e smentito con sempre più impazienza, tanto da essere oggi mezzo rivendicato. Che un partito storico della sinistra democratica, il modello secolare per tutti coloro che volevano evadere dal comunismo restando di sinistra, sia diventato antisemita e appoggi non solo il boicottaggio economico, ma anche le molestie personali agli ebrei, è una tragedia. Il fatto che la popolarità del Labour sia sotto zero oggi e che al momento sembri impossibile una sua affermazione elettorale è una consolazione molto parziale. Resta il fatto che in un luogo centrale della coscienza progressista europea l’antisemitismo è sdoganato e largamente praticato. Se qualche esponente dei movimenti “populisti” europei si permettesse il comportamento usuale nel nuovo vertice laburista, i giornali più autorevoli si strapperebbero le vesti. Così invece tacciono e passano oltre.
L’altro luogo canonico del nuovo antisemitismo sono le università americane, quello che fu il tempio del sapere e il rifugio di numerosi scienziati ebrei in fuga dal nazismo, da Einstein in giù e che oggi è il regno del Bds (per un solo esempio, una notizia di ieri: http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/More-than-70-American-academics-call-for-targeted-boycott-of-Israeli-Settlements-468717). Più in generale oggi in buona parte di queste università essere ebrei che non nascondano la propria identità, la propria cultura, il proprio amore per Israele è diventato impossibile, pericoloso o almeno assai costoso in termini di diritti e di libertà. Anche in questo caso il boicottaggio non è un progetto economico, ma innanzitustto intimidazione delle persone, disumanizzazione, minaccia fisica o sociale. Più del caso laburista, l’esempio dell’accademia americana rischia di essere contagioso. Temo che ne dovremo riparlare spesso.
Ugo Volli