A destra: la faccia di Maometto: oppressione, omicidio, odio, antisemitismo, intolleranza, terrore, morte, attacchi suicidi
Cari amici,
avete certamente letto ieri dell'omicidio a sangue freddo di uno scrittore giordano, Nahed Hattar, 56 anni, cristiano (non proprio uno stinco di santo, era un sostenitore del regime terrorista di Assad, ma comunque), per opera di un iman che lo ha eliminato in quanto lo accusava di aver diffamato l'islam avendo ripreso nella sua pagina facebook una vignetta contro l'Isis, “poco rispettosa” di Maometto (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=63856). Non è la prima volta che la presunta blasfemia contro l'Islam viene punita con la morte. Basta pensare alla fatwa di Khomeini contro Rushdie, al film su Maometto che fece sei anni fa da pretesto ai torbidi in Libia e in altri paesi con molte vittime (fra cui, almeno nella versione della Clinton, poco affidabile come tutto quel che dice, anche l'ambasciatore americano in Libia) o alla strage di Charlie Hebdo. In generale, il senso di molti attentati islamisti consiste proprio in questo: i “kufir”, gli infedeli, non hanno diritto di vivere. E regolarmente giornalisti, opinionisti e politici lamentano questi crimini come un tradimento dell'Islam, religione della pace, e ammoniscono severamente a non confondere gli estremisti con la religione.
Il piccolo problema è che questi opinionisti sono ignoranti o in malafede. Proviamo a capire perché nell’Islam delle persone religiose si sentono autorizzate a uccidere qualcuno che disegni o scriva o riporti semplicemente qualcosa di “irrispettoso” nei confronti di Maometto. La questione è molto chiara. Dal punto di vista dell'Islam ortodosso (non degli estremisti ignoranti e senza basi che alcuni vogliono convincerci siano gli attentatori e i dirigenti dei movimenti terroristi), coloro che uccidono i nemici di Maometto e della loro religione fanno benissimo, giacché seguono esattamente le tracce del Profeta. Il punto è che imitare Maometto è un obbligo per tutti i fedeli, la sua vita è un modello per tutti. Ve lo vorrei dimostrare citando solo fonti rigorosamente islamiche, che fanno discorsi generali, senza parlare di terrorismo. Eccone alcune: http://islamicamentando.altervista.org/maometto-profeta-imitare/; http://www.inquiryintoislam.com/2010/08/mohammad-is-ideal-example.html; https://www.youtube.com/watch?v=CGnc3jclx3s.
Una manifestazione islamica in Europa
Ora a Maometto sono attribuiti dal Corano, dai detti (hadith) e dalle biografie più accreditate dei primissimi secoli 43 omicidi compiuti direttamente o ordinati da lui (li trovate elencati qui con le fonti: https://wikiislam.net/wiki/List_of_Killings_Ordered_or_Supported_by_Muhammad), tutti compiuti nei dieci anni finali della sua vita, quando finalmente ebbe il potere prima a Medina e poi alla Mecca (il periodo ritenuto ideale dai musulmani). Di questi il primo (del gennaio 624, cioè un anno e mezzo dopo l'”egira” con cui Maometto si assicurò il controllo di Medina) riguardò una poetessa di nome 'Asma' bint Marwan; il secondo un poeta ebreo (Abu 'Afak) e così parecchi altri (le vittime si chiamano Abu Rafi' ibn Abi Al-Huqaiq; Al-Harith bin al-Talatil; Abdullah ibn Zib'ari - potete facilmente trovarne le storie in Internet). Altri ancora; diversi altri (Abdullah bin Khatal e due suoi schiavi) furono uccisi su disposizione di Maometto per aver solo recitato, non necessariamente composto, versi contro di lui. La poesia era in quel momento e in quel mondo assai primitivo il solo mezzo di comunicazione di massa, veniva imparata a memoria ripetuta; chi la componeva era anche una specie di “giornalista” o di “opinionista”, e dunque la lezione della vita di Maometto è che chi gli si oppone verbalmente o lo prende in giro va ucciso.
Per farvi capire di che cosa stiamo parlando, vi traduco (dall'inglese) un brano dalla più celebre e ortodossa biografia di Maometto dei primi secoli, quella di Muḥammad ibn Isḥāq ibn Yasār ibn Khiyār (https://en.wikipedia.org/wiki/Ibn_Ishaq) che riguarda il primo omicidio: “Quando l'Apostolo [cioè Maometto] ebbe sentito quello che Asma' bint Marwan aveva scritto di lui, disse: "Chi mi libererà della figlia di Marwan?" Umayr b. Adiy al-Khatmi che era con lui lo udì, e quella notte andò a casa sua e la uccise. La mattina venne dall'Apostolo e gli riferì ciò che aveva fatto e lui [Maometto] rispose: "Tu hai aiutato Dio e il suo apostolo, O Umayr!" Quando egli gli domandò se avrebbe dovuto sopportare le conseguenze del male compiuto l'apostolo ha detto, "Due capre non non valgono la testa di lei", così Umayr tornò al suo popolo.”
La seconda storia è molto simile nel racconto di Ibn Ishak: L'Apostolo [Maometto] ha detto: "Chi si occuperà di questo mascalzone per me?" Al che Salim b. Umayr, fratello di B. Amr b. Auf, uno dei "fedeli", andò avanti e lo uccise”. Qualche cosa di più ci dice un altro antico biografo di Maometto, Ibn Sa'd. (https://en.wikipedia.org/wiki/Ibn_Sa%27d): “Poi si è verificato il "sariyyah" [raid] di Salim Ibn al-Amri Umayr contro Abu Afak, l'ebreo, [...]. Abu Afak, era [...] un vecchio uomo che aveva raggiunto l'età di centoventi anni. Egli era un ebreo, e usava istigare il popolo contro l'Apostolo di Allah, componendo versi (satirici) [su Maometto]. Salim Ibn Umayr che è stato uno dei grandi fedeli e che aveva partecipato alla battaglia di Badr, disse: "Faccio voto di uccidere Abu Afak o morire prima di lui. Ha aspettato per l'occasione fino a quando una notte calda è venuto, e Abu Afak dormiva in un luogo aperto. Salim Ibn Umayr lo sapeva, così ha messo la spada sul suo fegato e premuto fino a che non ha raggiunto il suo letto. il nemico di Allah urlò e le persone al suo seguito si precipitarono da lui, lo portarono alla sua casa e lo seppellirono.”
Storie del genere valgono per gli altri omicidi che vi ho citato e non vi annoio ripetendole qui. Il fatto è che indubitabilmente, secondo le fonti islamiche ortodosse, Maometto era un leader che esigeva la morte dei suoi nemici (salvo qualche volta, quando si convertivano e si sottomettevano in modo da essere perdonati). Ha ordinato la deportazione e per alcuni il genocidio delle tribù di ebrei che si rifiutavano di sottomettersi, ha fatto torturare a morte chi aveva nascosto la sua proprietà di cui voleva fare bottino e ha fatto ammazzare chi lo criticava o osava dissentire. E’, se volete, il comportamento normale di un capotribù di quei luoghi e tempi sanguinosi. Il fatto è però che si è proclamato anche "profeta” “apostolo” ed è stato considerato dai suoi seguaci un modello da imitare in tutto e per tutto, compresa la violenza. Quel che ha fatto l’assassino in Giordania o fanno i terroristi dell’Isis e di Al Qaeda è cercare di imitarlo; la società che non solo loro, ma anche le correnti dominanti dell’Islam attuale come i salafiti dell’Arabia Saudita vogliono instaurare è l’imitazione di quella del VII secolo dominata da Maometto. Sul carattere di questa imitazione, così diversa dall’imitazione di Dio nelle religioni ebraica e cristiana, credo che tutti dovrebbero cercare di documentarsi, per capirne le conseguenze.
Ugo Volli