Le responsabilità della Chiesa 22/09/2016
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Gentilissima Redazione, nella sua omelia di ieri mattina a S. Marta, il Papa non detto alcuna “stupidaggine” (termine usato da una lettrice in una lettera pubblicata oggi su IC con un commento di sostanziale approvazione o condivisione): ha invitato a pregare per la pace, ricordando, fra molte altre cose (che si possono leggere sul sito della Santa Sede, per chi fosse interessato) che il terrorismo che tanto ci spaventa quando ci colpisce da vicino è “brutto”, “molto brutto”, ma non è nulla in confronto a ciò che accade “ in quelle terre dove giorno e notte le bombe cadono e cadono, cadono, e uccidono bambini, anziani, uomini, donne: tutto!”. Certo, anche il terrorismo può essere uno strumento di guerra (inclusa quella ‘terza guerra mondiale a pezzi’ di cui il Papa ha parlato più volte), ma il Papa stava invitando a preoccuparsi di quelle persone (fratelli di fede o fratelli perché tutti creati da Dio a Sua immagine e somiglianza) che vivono in condizioni indicibilmente peggiori della nostra, sottoposti, magari per anni, a bombardamenti incessanti che distruggono tutti i mezzi di sussistenza. Inoltre, non so da che cosa la lettrice desuma che per Papa Francesco “ogni Dio è buono , anche il Dio che ordina di uccidere ogni infedele”, visto che egli ha espressamente dichiarato che è “satanico” uccidere in nome di Dio e giustificare la violenza in nome della religione. Quanto al “pacifismo ad oltranza cieco e sordo” che gli attribuite, dubito che sia compito del Papa incitare una parte dell’umanità (l’Occidente) a combattere contro un’altra parte, sia pure per difesa. Provvedere alla difesa è compito delle autorità politiche; la Chiesa, semmai, ricorda a tutti qual è, secondo la Rivelazione divina che professa di avere ricevuta, l’origine di ogni male (il diavolo e, da parte nostra, il cedergli) e che, al termine della vita, saremo giudicati sul nostro amore o indifferenza verso il prossimo (cfr. il capitolo 25 del Vangelo di Matteo) e da quel giudizio dipenderà la nostra sorte in eterno. Molto cordialmente,

Annalisa Ferramosca

P.S.: Noto con dispiacere che non riuscite a far a meno di chiamare la Santa Sede “S.S.”: una di quelle forme di suggestione allusiva e, al contempo, di demonizzazione (per l’implicito. ma non tanto, accostamento al nazismo) che, giustamente, stigmatizzate quando vengono usate contro Israele. Il tutto per criticare un articolo dell’Osservatore Romano che non è esente da difetti, ma, essenzialmente, da un lato definisce “molto importante” il previsto incontro fra Netanyahu ed Obama, senza implicare in alcun modo che esso sia ‘decisivo’, e dall’altro ricorda che Netanyahu, mesi fa, ha detto che l’iniziativa di pace araba del 2002 potrebbe, con adeguati ‘aggiornamenti’, aiutare a rilanciare le trattative israelo-palestinesi. Sotto il primo profilo, osservo che il fatto che Obama sia al termine del mandato non significa che sia già irrilevante: negli ultimi mesi ho letto più volte dei timori israeliani per quanto egli potrebbe fare fra la data delle elezioni e il termine del mandato, ad esempio non opporre il veto a risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU miranti a imporre ad Israele concessioni più o meno pericolose per la sua sicurezza; pochi giorni fa dei senatori americani hanno espressamente chiesto che non sia mutata la politica americana fin qui seguita in ordine all’uso del potere di veto in difesa di Israele.

La Chiesa è evidentemente non solo una potenza spirituale, ma anche un potere politico di primo piano a livello mondiale. D'altra parte sono i suoi ministri in primo luogo a interagire, anche pesantemente, con le decisioni politiche di numerosi Stati, tra cui l'Italia. Non è vero dunque che la Chiesa si occupi solo di anime: al contrario. Cordialmente,

IC redazione