La guerra prossima ventura 18/09/2016
Autore: Ugo Volli

La guerra prossima ventura
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli


Unifil: se c'è la Mogherini
tutto diventa chiaro, anche gli ordini
che ricevono le forze italiane

Cari Amici,

fra oggi e mercoledì prossimo in Israele si svolge un grande ciclo di esercitazioni di difesa civile. Suoneranno gli allarmi, si vedrà quanto sono pronte le strutture di rifugio e di soccorso, si verificheranno sistemi di sicurezza, di ricovero, di spostamento delle comunità minacciate.
La prima minaccia cui l’esercitazione cerca di preparare non è il terrorismo spicciolo dei coltelli e dei sassi, che come si prevedeva si è sgonfiato in qualche mese, anche se continua il solito stillicidio di atti criminali più o meno contro civili colpevoli solo di essere ebrei.
E non è neanche Hamas, che non si è ancora ripreso del tutto dall’operazione di due anni fa e cerca per il momento di ricostruire le proprie forze, riedificare i tunnel e armare i terroristi incursori, anche se pure prova ogni tanto a lanciare qualche missile o sparare oltre frontiera per riaffermare la sua volontà di ammazzare tutti gli ebrei.

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Sono queste minacce relativamente minori, su cui Israele ha un forte vantaggio tecnologico. Ma l’esercitazione non è neppure pensata per prevenire le minacce provenienti dal nemico più potente, l’Iran. Come ha scritto l’ex capo militare e diplomatico americano Colin Powell, “l’Iran sa che ci sono 200 bombe atomiche israeliane pronte a colpire suo territorio” (https://www.algemeiner.com/2016/09/15/the-boys-in-tehran-know-israel-has-200-nukes-pointed-at-them-says-former-secretary-of-state-colin-powell-in-leaked-email /) in caso di ultima rappresaglia e non intende esporsi direttamente fino a che non sarà cambiato l’equilibrio militare e politico, che è stato molto modificato a suo favore dall’azione di Obama negli ultimi anni, ma non ancora in maniera decisiva.

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Dunque gli ayatollah preferiscono cercare di logorare Israele con agenti intermediari, di cui il più pericoloso è Hezbollah. E proprio rispetto a un eventuale attacco di Hezbollah che si prepara la difesa civile (http://www.jpost.com/Israel-News/Israel-prepares-civilians-for-threat-of-230000-enemy-rockets-467816 ).
Per l’occasione sono usciti i dati sull’entità di questo possibile attacco.
Si calcola che Hezbollah abbia fra i 100 mila e i 130 mila missili, potrebbe spararne 1300 al giorno. Circa il 95% è di corta gettata (fino a 40 chilometri, il che significa comunque che arriverebbero fin oltre Haifa e Tiberiade), con sistemi di guida parziale e potenza esplosiva limitata.
Vi sono comunque alcune migliaia di missili a lunga gittata, con guida di precisione, che potrebbero arrivare fino a Tel Aviv e Gerusalemme. Si calcola che 10 mila razzi arriverebbero nelle zone urbane e oltre mille, l’un per cento di tutti questi missili, potrebbe colpire direttamente case e fabbriche, superando la barriera degli antimissili Iron Dome (a breve distanza) e David Sting (a media) (http://alyaexpress-news.com/2016/09/16/tsahal-prevoit-10-000-tirs-de-roquettes-plus-de-350-morts-prochaine-guerre /).

Particolare preoccupazione destano le fabbriche chimiche di Haifa, dove vi sono grandi tank di materiali pericolosi. Il comando della difesa civile prevede in queste condizioni diverse centinaia di vittime civili, forse 350 morti sotto i bombardamenti. Nelle aree minacciate vi sono 750 mila persone, che avranno circa un minuto per trovare rifugio, una volta che sia dato l’allarme (http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=36459 )
Bisogna anche pensare che vi possa essere un tentativo di invasione da parte delle forze di élite di Hezbollah, con l’intenzione di occupare qualche villaggio vicino al confine.

Naturalmente Israele ha la capacità per respingere queste forze e bloccare, nel medio termine, il lancio dei missili con bombardamenti massicci, che però colpirebbero i villaggi del Libano meridionale dove Hezbollah ha piazzato in mezzo alla popolazione civile depositi di armi, impianti di lancio, centri di comando e controllo, caserme, di solito ben protette in sistemazioni sotterranee.

L’esercito israeliano è molto più forte di Hezbollah, che però dalla sua lunga partecipazione alla guerra civile siriana ha ricavato non solo armi sofisticate e potenti di provenienza russa e iraniana, ma anche una capacità militare e un’esperienza che ne fanno un esercito potente e pericoloso. E’ vero che ha subito anche gravissime perdite umane, ma certamente oggi l’esercito di Hezbollah ha una capacità militare sul terreno superiore a quella di tutti gli eserciti europei, cui manca solo una larga forza corazzata e l’arma aerea per essere completo. D’altro canto, proprio per la necessità di far tacere il fuoco dei missili, lo scontro dovrà avvenire sul suo territorio aspro, montagnoso e pesantemente fortificato, dove i carri armati fanno fatica a imporre la loro superiorità e rischiano di restare intrappolati come avvenne nell’ultima guerra del Libano; e anche l’aviazione ha forti limiti di intervento.

Le forze armate di Israele sono perfettamente consapevoli di questa situazione e si esercitano da tempo per condurre la guerra nella maniera più rapida e efficace. Bisogna sapere fin d’ora che la gravità del pericolo ha indotto a un cambiamento della strategia israeliana, rimuovendo gli ostacoli e i vincoli che avevano reso difficile e sanguinosa la scorsa guerra del Libano.
Vi sarà un uso massiccio dell’aviazione e delle forze di terra, che useranno tutto il loro potere distruttivo, cercando di non farsi ingabbiare nella strategia di guerriglia “mordi e fuggi” preferita dagli Hezbollah.
Per un’analisi dello scenario militare, consiglio la lettura di questa analisi molto realistica e dettagliata: http://www.thetower.org/article/the-new-hezbollah-israels-next-war-will-be-a-godawful-mess /.

Certamente una strategia d’attacco così generale e pesante comporterà gravi perdite per il Libano, in particolare per le zone sciite del Sud e della parte meridionale della capitale. E costerà a Israele l’ennesimo tentativo di demonizzazione dopo i molti che se ne sono visti per la sua autodifesa.
Vale dunque la pena di dire oggi, mentre non vi sono operazioni militari e si discute solo quando (non purtroppo se) esse dovranno essere intraprese, che Israele non ha mire sul Libano, non desidera nulla e non chiede nulla, se non la calma sul suo territorio.
Vale la pena di ricordare che l’ultima guerra in Libano iniziò con un attacco terroristico di Hezbollah in territorio israeliano contro una pattuglia di guardia al confine e rapì alcuni militari israeliani, uccisi poi a sangue freddo (http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/UN/UNcoverup.html)
Qualcosa del genere potrebbe accadere anche domani, con conseguenze analoghe. Che succeda o meno dipende dal calcolo degli interessi che si fanno a Beirut nel quartier generale di Hezbollah o piuttosto a Teheran, perché i terroristi libanesi dipendono in tutto e per tutto dall’Iran.

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Ma c’è anche un’altra responsabilità, internazionale e per una quota significativa italiana. Dopo l’ultima guerra l’Onu spedì una forza di interposizione che aveva il compito preciso di impedire l’accumulo di armi e terroristi di Hezbullah nel Libano meridionale, Unifil. Questa forza è stata a lungo sotto comando italiano ed è stata composta in buona parte da militari italiani. Non ha mai fatto il suo lavoro, non ha mai nemmeno cercato di bloccare l’armamento dei terroristi al confine di Israele (http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/talking/49_unifil.html).
E’ sempre stata compiacente coi terroristi e si è mostrata incapace di difendere anche se stessa, non solo di fare il proprio dovere: quando è stata attaccata da gruppi di sostenitori di Hezbollah (http://yalibnan.com/2010/12/16/south-lebanon-residents-renew-clashes-with-unifil/ ) non ha opposto resistenza e ha consegnato le armi (http://www.jpost.com/Middle-East/Hizbullah-trying-to-stop-UNIFIL-patrols ), rinunciando poi a pattugliare le aree controllate dai terroristi (http://www.maannews.com/Content.aspx?id=296317 ). E’ una vergogna paragonabile alla resa dei militari olandesi di fronte ai genocidi serbi, che purtroppo ricade anche sulle armi italiane. Ma soprattutto è la premessa per il riaccendersi del conflitto, quando Hezbollah (o l’Iran) vorrà.
Teniamone conto, a futura memoria.


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