L'islam che ci propinano 16/09/2016
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La giornalista Moual tratteggia  sulla Stampa una figura di jihadista (anzi di "estremista" jihadista come afferma, per conoscerne evidentemente altre "moderate") diciamo "romantica". A suo dire sono libere, nè vittime nè sottomesse. E per non farcele immaginare brutali nel loro desiderio di morte ce le rappresenta dai "volti delicati". Quanta tenerezza! Ma il fanatismo è sinonimo di libertà? È dato sospettare nelle medesime il libero arbitrio? Fino al punto che possa essere solo presa in considerazione la possibilità di rifiutare il "martirio"? E il martirio può essere certo un modo (l'unico forse al momento) che la jihadista ha di "ritagliarsi un ruolo alla pari", ma questo solo a vantaggio delle istanze di morte dell'uomo e non già delle aspettative di vita e di liberazione della donna.

Angelo Costanzo

E' l'islam che piace ai nostri media, apparentemente informa, non desta preoccupazioni nei lettori, divaga quel tanto che basta.

IC Redazione