Chi vuole la pulizia etnica e chi lo appoggia 14/09/2016
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Autore: Ugo Volli
Chi vuole la pulizia etnica e chi lo appoggia
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: Giudea e Samaria fanno parte dello Stato di Israele

Cari amici,

Informazione Corretta ha pubblicato l’altro giorno un importante video di Benjamin Netanyahu (lo trovate qui http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=63721, vi invito caldamente a guardarlo e a diffonderlo come potete). Il video è importante perché solleva per la prima volta in maniera ufficiale e chiarissima IL problema del “processo di pace” fra Israele e Autorità Palestinese. Qual è questo problema? Semplicemente che per via dell’imperialismo e del razzismo musulmano (che risale a Maometto, il quale eliminò dai territori che controllava tutti gli ebrei, in parte scacciandoli dopo averli depredati e per lo più sgozzando gli uomini e schiavizzando donne e bambini) e in parte anche per i terribili errori strategici commessi da Rabin e da Sharon, oggi la costituzione di uno stato arabo su parte dei territori che dall’antichità costituiscono la patria del popolo ebraico e fra il 1920 e il 1948 erano stati il mandato britannico, implica per tutti la pulizia etnica degli ebrei. Per la prima volta Netanyahu ha usato queste parole “pulizia etnica”, che descrivono esattamente la situazione, ma hanno suscitato la reazione rabbiosa del dipartimento di stato americano (http://www.jpost.com/Opinion/Benjamin-Netanyahu-and-the-otherwise-enlightened-467554), perché si tratta ovviamente di una vergogna.

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Benjamin Netanyahu

E però si tratta esattamente di questo. I portavoce palestinisti, Mouhammad Abbas in testa, hanno detto molte volte che non vogliono neanche un ebreo (badate, non “un israeliano”, perché gli arabi israeliani sarebbero ben accetti) nel territorio del loro futuro stato, il che significa trasferire forzatamente circa seicentomila persone che vivono sul territorio che loro pretendono, il 10% della popolazione ebraica, come cacciar via sei milioni di italiani dalle loro case. Qualcuno cerca di giustificare questa operazione parlando di “coloni”. Non solo si tratta di una falsità, perché ci sono almeno due comunità importanti che si vorrebbe eliminare (Gerusalemme “Est”, che comprende il quartiere ebraico e Hebron, che sono state abitate da ebrei da più di tremila anni) e altre fondate ben prima della liberazione della Giudea e Samaria, anche prima della fondazione di Israele, come il blocco di Etzion, a Est di Gerusalemme, che è stato popolato da ebrei in terre regolarmente acquistate a partire dagli anni Venti del solo scorso. Ma anche senza pensare a queste cose, vi sembrerebbe possibile oggi cacciar via tutti gli italiani da Bolzano e i cechi da Praga, che sono lì dal 1918, o i croati da Pola e Fiume, arrivati nel ‘45? In generale, è possibile costruire la pace separando i popoli con la pulizia etnica? E ammesso che sia così, perché dovrebbero andarsene gli ebrei dai luoghi della loro identità ancestrale, descritti nella Bibbia e confermati dall’archeologia, e non dovrebbero andarsene allora gli arabi dallo stato di Israele?

I difensori della pulizia etnica dicono che la presenza di una componente ebraica impedirebbe lo sviluppo di uno stato palestinese; ma perché la componete araba non ha impedito quella dello Stato di Israele? E perché i confini di questa pulizia etnica e razziale (diciamo le cose come stanno) dovrebbe essere fatta seguendo le “aspirazioni” dei terroristi? Si continua a dire che Israele dovrebbe fare “concessioni”, anzi, autoinfliggersi la pulizia etnica, come fece scioccamente Sharon undici anni fa. Ma perché? Certo, non vi sarebbero garanzie per cittadini non musulmani sottoposti al dominio di uno stato musulmano, c’è tutta la storia degli ebrei espulsi dai paesi arabi, e più di recente quella del genocidio strisciante dei cristiani in Siria, Libano, Iraq, Turchia a dimostrarlo. Ma è questa una buona ragione per cacciare preventivamente i futuri perseguitati o piuttosto per esigere garanzie dallo stato che sembra si debba costituire sulla loro pelle? Come l’Italia ha acconsentito democraticamente in sede Onu a riconoscere all’Austria un diritto di tutela dei germanofobi dell’Alto Adige e poi ha rispettato i loro diritti, non bisognerebbe assegnare a Israele un diritto di difesa degli ebrei che dovessero trovarsi in uno stato di Palestina? Anzi, non bisognerebbe stabilire che, in caso di accordo di pace, esso dovrebbe comprendere una garanzia totale sulla vita, le proprietà, le libertà di tutte le minoranze - le stesse garanzie che per legge Israele assegna ai suoi cittadini arabi, drusi, circassi, cristiani, ba’hai eccetera?

So bene qual è la risposta a queste mie domande. Gli arabi non acconsentirebbero mai e a perseguire questa strada non si arriva certamente a un accordo. Probabilmente questo è vero. Ma allora non si dica che gli ostacoli alla pace arrivano da Israele, si chiarisce che l’ostacolo vero è la pretesa alla pulizia etnica da parte dei musulmani - che del resto la esercitano non solo in Giudea e Samaria, ma dovunque arrivano al potere, dall’Algeria (chiedete agli ebrei stanziati lì da millecinquecento anni e cacciati via) alla Libia (domandate agli italiani, oltre agli ebrei) dall’Egitto (parlatene coi copti) all’attuale Turchia (sentite i greci e gli armeni), eccetera eccetera. Una pace giusta e durevole si può costruire solo sul rispetto dei diritti delle persone, quindi sul rifiuto della pulizia etnica. Ogni violazione di questo principio semina la guerra, non la pace. E il fatto che gli europei e gli americani da questo orecchio non ci sentano, anzi si scandalizzino non per la pretesa alla pulizia etnica, ma per il fatto di averle dato il suo ovvio nome, la dice lunga sul livello di complicità col crimine cui è arrivata la classe politica occidentale.

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Ugo Volli


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