A destra: i terroristi sono come pesci: per sconfiggerli bisogna togliere loro l'acqua
Cari amici,
l’hanno spiegato a suo tempo molto bene Mao Tsetung e Che Guevara, naturalmente dal loro punto di vista: i terroristi non possono muoversi nel vuoto, hanno bisogno di un contesto favorevole per muoversi “come pesci nell’acqua”. Mao e il Che pensavano a un contesto contadino del Terzo Mondo e quindi si riferivano all’aiuto di popolazioni agricole emarginate, il che dava un opportuno tocco romantico al loro progetto totalitario. Ma lo stesso vale anche in ambiente urbano, come si è capito benissimo nel caso delle Brigate Rosse. Finché la sinistra li considerava “compagni che sbagliano” o magari che non sbagliavano neanche sulle cose fondamentali ma erano solo un po’ troppo sbrigativi ed incauti, i terroristi nostrani hanno continuato a uccidere e gambizzare; quando dopo il caso Moro, la sinistra si è resa conto dei danni che facevano anche al suo progetto politico, sono stati liquidati rapidamente. Lo stesso vale per i terroristi arabi degli anni Ottanta, che proprio sulla base di un accordo avallato da Moro sono stati lasciati liberi di agire con la solidarietà di sinistra e sindacati, tanto che oggi c’è chi attribuisce loro le bombe di Bologna e l’abbattimento dell’aereo di Ustica, oltre che l’assalto a Fiumicino, quello alla Sinagoga di Roma e il sequestro dell’Achille Lauro (in questo caso con l’appoggio almeno a posteriori di Craxi). Quando non hanno avuto più queste complicità, anche la stagione dei grandi attentati è cessata.
Dunque in questo momento di frequenti attacchi terroristici (per lo più con coltelli e fucili e camion, invece che con bombe, ma non cambia nulla), bisogna non solo cercare di individuare e bloccare i possibili terroristi, ma svuotare le vasche d’acqua in cui nuotano. Il che significa innanzitutto ridurre al massimo la presenza di gruppi in cui possono nascondersi e fare propaganda (anche per questo bisogna essere contro l’immigrazione) e togliere legittimità alle opinioni di chi li approva, o magari anche li “capisce”. Il problema oggi è più complesso, perché non è facile trovare fra gli europei qualcuno che dichiari di approvare e capire i terroristi, questi stanno sottotraccia nelle comunità islamiche e fra gli immigrati, anche se si cerca di nascondere questo fatto; ma invece è facile trovare politici, preti, giornalisti, scrittori europei che approvano e sostengono quelli che capiscono e appoggiano i terroristi. O fanno di peggio (come facevano anche al tempo delle BR): distinguono. Sparare in testa a uno qualunque non va bene, ma ammazzare dei “fascisti” o un “giudice repressore” o un “giornalista lacchè della borghesia” sì. Oggi fare terrorismo in Europa no, ma accoltellare i “coloni” e gli “ultraortodossi” in Israele, be’ questo è un peccato veniale o magari un merito simile alle azioni di Mazzini e Garibaldi, come sostenne Craxi in parlamentio a proposito del terrorismo islamico (e anche solo per questo discorso, datemi pure del vendicativo, ma non posso dispiacermi della sua sorte giudiziaria e umana).
Dunque vi sono i complici del terrorismo e i complici dei complici, che spesso siedono molto in alto. Volete degli esempi? Per esempio guardate le città che hanno concesso la cittadinanza onoraria a Marwan Barghouti, che fu il capo dei terroristi dell’OLP durante la cosiddetta “seconda intifada” (2000-2003) e che è stato condannato a sette ergastoli non per il suo ruolo politico, ma perché è stato dimostrato che fu il mandante in una serie di assassini terroristi: da Palermo (https://www.comune.palermo.it/noticext.php?id=3960), in giusta congiunzione con Moni Ovadia (http://247.libero.it/rfocus/25728255/1/cittadinanza-onoraria-di-palermo-a-moni-ovadia/) e Gino Strada (http://www.restoalsud.it/2014/09/gino-strada-cittadino-onorario-di-palermo/), illustri esponenti della categoria di cui vi sto parlando) a 23 comuni francesi (http://www.assopacepalestina.org/2016/07/i-sindaci-francesi-della-rete-per-barghouthi-vanno-in-palestina-per-incontrare-marwan/); Napoli invece l’ha data a Mohammed Abbas, che probabilmente è stato l’organizzatore logistico della strage degli atleti israeliani a Monaco e a un altro terrorista condannato, di nome Bilal Kayed (http://www.focusonisrael.org/2016/08/14/napoli-il-sindaco-de-magistris-offre-la-cittadinanza-ad-un-terrorista-palestinese/).
Marwan Barghouti
Nei giorni scorsi a questa serie di appoggi ufficiali a persone legate al terrorismo si è aggiunto un nuovo caso, che vale la pena di segnalare, perché pochi ne hanno parlato. Il governo francese ha decorato con la Legion d’onore, massima decorazione della Repubblica, Hanan Ashrawi, ex ministro del governo dell’Autorità Palestinese, membro del comitato esecutivo dell’Olp, già docente all’università di Birzeit (quella che non ammette nella sua sede gli ebrei), allieva di Said. Ora Ashrawi non ha le responsabilità dirette di Barghouti, il sangue sulle mani; ma è una coerente benché ipocrita sostenitrice del terrorismo palestinista (http://elderofziyon.blogspot.com/2014/05/hanan-ashrawi-proves-her-hypocrisy-again.html), ha sempre detto che gli ebrei che vivono oltre la linea verde sono bersagli legittimi per il terrorismo (pardon, la “lotta armata”), ha negato che gli ottocentocinquantamila ebrei fuggiti dai paesi arabi nel ‘48 e negli anni seguenti si potessero paragonare agli arabi fuggiti da Israele su istigazione dei comandanti arabi, ha fatto tutto quel che poteva per delegittimare Israele (http://elderofziyon.blogspot.com/2016/09/lying-terror-supporting-hypocrite.html). E’ insomma non una terrorista ma una sostenitrice (http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/1345), un’apologeta del terrore (http://www.campus-watch.org/article/id/69).
Perché allora onorarla, per uno stato vittima del terrorismo, che ha provato di recente piuttosto grottescamente a fare la faccia dura con le donne che non si mettono il costume sulla spiaggia e si immergono vestite (questa è la polemica un po’ ridicola sul “burkini”)? La risposta ufficialmente non l’avrete mai, ma è abbastanza evidente. Come a suo tempo ha fatto l’Italia, anche la Francia “distingue” fra terrorismo “legittimo” e no, essendo legittimo in fondo (o almeno non qualificabile come vero terrore) il terrorismo che colpisce gli ebrei, in Francia, ma soprattutto in Israele. E’ il vecchio tentativo di favorire sul piano politico i nemici che se la prendono con gli altri, immaginando di riuscire così a rabbonirseli. Detto in maniera esplicita - forse troppo esplicita, ma mi perdonerete - è il tentativo di ottenere simpatia dai criminali aiutandoli a colpire altrove e magari premiando quelli apparentemente più presentabili. Una politica che la Francia persegue dai tempi di De Gaulle e che, lo ripeto, ha avuto grande diffusione in tutt’Europa e anche da noi. Ma è una politica fallimentare, perché il terrorismo non si lascia distogliere con moine dai suoi obiettivi strategici. Accetta i favori, magari concede un po’ di respiro, ma poi prosegue secondo la linea che è stata spesso definita usando le giornate festive delle diverse religioni: prima quelli del sabato, poi quelli della domenica. Ormai in Europa, nonostante i premi al terrorismo, siamo arrivati abbondantemente alla domenica. E anche alla Francia bisogna dire: chi è causa del suo mal...
Ugo Volli