Non credete ai giornali! 04/09/2016
Autore: Ugo Volli

Non credete ai giornali!
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari Amici,

Informazione Corretta è nata come rassegna stampa critica sulle vicende mediorientali e dunque in qualche modo fa parte criticamente (insisto: criticamente) del sistema dei media. Siamo quindi in una certa misura dipendenti dai giornali: ce ne occupiamo molto più di quel che la gente faccia normalmente, ne leggiamo ogni mattina con cura il maggior numero, non ci sottraiamo neppure a quelli che chiaramente sono nemici, li commentiamo, ritagliamo, ricordiamo, confrontiamo. Anche se dobbiamo ricorrere sempre più a informazioni indipendenti per descrivervi quel che avviene in Israele e dintorni, restiamo attaccati al sistema giornalistico. E’ arrivato però il momento di dire con chiarezza una cosa. Dei giornali non bisogna fidarsi. Mentono, dissimulano, tacciono. Nella partita della politica mondiale non fanno più la parte degli onesti testimoni, che magari possono sbagliarsi ma si sforzano di dire come nei telefilm americani “TUTTA la verità, SOLO la verità, NIENT’ALTRO CHE la verità”.
Somigliano piuttosto a quei telecronisti del calcio che ignorano bellamente l’evidenza che passa sotto gli occhi dei telespettatori per ritagliarsi invece il ruolo di capotifosi, che prima di tutto vogliono incoraggiare la propria squadra o dar sfogo al proprio spirito partigiano. Con la differenza che i tifosi della Tv devono sapere che dal campo non li possono sentire, mentre i giornalisti politici si illudono e cercano con tutte le forze di influenzare “l’opinione pubblica”, cioè in concreto di influire su quelli che dicono di rappresentare, i cittadini che li leggono.

Una volta questa condizione era esplicita solo per i giornali di partito (o i giornali-partito, come Repubblica). Gli altri magari baravano un po’, ma avevano l’ipocrisia di fingere di essere, se non proprio “oggettivi” (condizione comodamente dichiarata impossibile dalla corporazione giornalistica) almeno abbastanza neutri e disinteressati da poter pretendere di essere utili a tutti. In particolare su questo ideale si impegnava il cosiddetto “giornalismo anglosassone”, che sosteneva la separazione dei fatti (e dunque delle notizie) dalle opinioni, tanto da avere spesso due sezioni distinte con due diversi direttori.
Era un’ipocrisia, lo ripeto, ma come scrisse La Rochefoucauld “L'ipocrisia è un omaggio che il vizio rende alla virtù”, e dunque è molto meglio della sfacciataggine, di chi usa il celebre aforsima di Nietzsche («non vi sono fatti ma solo interpretazioni») per fare propaganda senza neanche dirlo.
Ora la situazione è assai cambiata. In un editoriale molto discusso, lo stesso New York Times, che ha coltivato di essere il più autorevole giornale del mondo, ha proclamato di non voler seguire le regole della correttezza giornalistica su Trump, descritto in quanto avversario politico come un mascalzone ( http://www.nytimes.com/2016/08/08/business/balance-fairness-and-a-proudly-provocative-presidential-candidate.html?_r=0 ) “di cui i figli dovrebbero vergognarsi” (http://thehill.com/blogs/ballot-box/presidential-races/290971-nyt-columnist-trumps-children-should-be-ashamed-of-him ).

I giornali “autorevoli” come Le Monde, El Pais, il Guardian, e tanti altri l’hanno di gran lunga preceduto su questa strada, riservandiosi il diritto di mentire, di tacere le notizie, di confondere insulto e informazione. Per esempio i lettori italiani hanno il quadro di una competizione presidenziale in cui Hillary Clinton ha già vinto e non sono stati informati che i due candidati sono testa a testa, con gli ultimi sondaggi favorevoli a Trump; non hanno saputo quasi nulla degli scandali che riguardano la candidata democratica, dei soldi presi dalla fondazione Clinton da paesi stranieri, della segretaria di Hillary legata per molti anni a un giornale jahidista, della trentina di “non so” che ha opposto all’FBI durante l’investigazione sul suo uso disinvolto di un account privato per gestire le sua mail top secret e sui maldestri tentativi di cancellare queste mail, sulla sua gestione molto strana dell’uccisione dell’ambasciatore in Libia quando era segretario di Stato e così via.

Al contrario, ogni notizia o non-notizia (cioè legame puramente pretestuoso) che potesse mettere in cattiva luce Trump è stato “strillato” dal NYT come dai giornali europei, che hanno fatto la stessa cosa per le alternative “populiste” ai governi europei, anche al costo di montare campagne allarmistiche insensate e poi puntualmente sgonfiate, come nel caso della Brexit.

Un altro tema su cui i giornali non sono affidabili è l’immigrazione illegale. Non solo cercano di occultare gli evidenti legami con il terrorismo (anzi, nascondono il terrorismo tout court, come ha chiesto da ultimo anche Kerry: https://www.jihadwatch.org/2016/08/kerry-media-should-cover-terrorism-less-so-that-people-wouldnt-know-whats-going-on ), ma nascondono anche il fatto che ormai l’immigrazione funziona sulla base del fatto che vi sono navi per lo più italiane che raccolgono i clandestini ai limiti delle acque territoriali africane, qualche volta a centinaia di chilometri dalle nostre coste, e ce li trasportano in casa. In questa maniera naturalmente il numero degli immigrati si moltiplica e si moltiplicano anche le vittime quando qualcosa va storto.

Vi invito a leggere assolutamente questa analisi di Gian Micalessin (http://www.ilgiornale.it/news/politica/ne-uccide-pi-buonismo-che-traversate-sui-barconi-1302474.html ) che dimostra come buona parte dei disastri di questi mesi derivi dall’”azione di soccorso” dei paesi europei - tutto il contrario del loro scopo.

Un’altra cosa che i giornali non ci raccontano (almeno, la tengono più nascosta che possono) è che l’80 % (secondo fonti ministeriali) e il 96% (secondo altre fonti) di loro non ha affatto i requisiti per essere accolti come rifugiati politici che fuggono da guerre e persecuzioni (. http://www.ilgiornale.it/news/politica/viminale-fabbrica-rifugiati-solo-su-4-profugo-1138810.html , http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=2112274 ).
Arrivano per tutt’altre ragioni, nella migliore delle ipotesi per vivere alle spalle delle tasse europee, nella peggiore per portarci la guerra in casa. Questo è chiaro a tutti quelli che hanno i dati dell’invasione; ma si vuol nascondere la conclusione e dunque si occultano i fatti.

E i giornali, come ai tempi del fascismo, obbediscono alle veline del politically correct.
Noi cercheremo, nel limite del possibile, di fare (contro)informazione. Ma naturalmente siamo debolissimi, di fronte a uno schieramento che comprende i partiti di governo e la sinistra, l’establishment culturale, la Chiesa, il Papa in prima persona e quasi tutti i media. Per ora, quel che posso solo ripetervi è: non credete ai giornali!
Non credete quando parlano di immigrazione, non credete quando parlano di elezioni europee o americane (naturalmente in favore dei candidati di sinistra), non credete quando parlano di Europa (naturalmente in favore dell’autocrazia dell’Unione), non credete quando parlano contro Israele.

Cercatevi le notizie nelle pieghe del web e non seguite i luoghi comuni del buonismo progressista.

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Ugo Volli