Un piccolo paese dal cuore grande 27/08/2016
Autore: Deborah Fait

Un piccolo paese dal cuore grande
Commento di Deborah Fait

L'orologio del campanile di Amatrice si è fermato alle 3.36 del mattino quando la prima grande scossa di terremoto ha distrutto il centro Italia. Meno di tre ore dopo, tra le 6 e le 7 di quella stessa mattina, erano già allestiti in Israele (IsrAID) gli aiuti da mandare in Italia: medici, psicologi, infermieri, cani da salvataggio, ospedali da campo, pronti a partire al primo OK del Ministero degli esteri italiano.
Come sempre Israele è in prima linea nel mandare il proprio sostegno a tutti i paesi colpiti da disastri naturali, di guerra e di terrorismo. E' un grande orgoglio soprattutto al pensiero che aiuti concreti vengono inviati anche a Paesi nemici come l'Iran. Ricordo i terremoti del 2010 e del 2013 che devastarono vaste aree di quel paese dove Israele arrivò per primo, come al solito, ma fu rifiutato perchè sui pacchi di cibo e medicinali era visibile quello che per gli iraniani è l'abominio, la bandierina di Israele. Gli aerei con il loro prezioso carico tornarono in patria , gli addetti di IsrAID levarono le bandierine e rimandarono il tutto in Iran lanciando dall'alto cibo e medicinali sulle popolazioni. Senza l'odiata bandiera sionista gli aiuti furono ipocritamente accettati.

Israele a tutt'oggi è presente a Haiti dal giorno del terremoto che distrusse l'Isola nel 2010. IsrAID ha offerto un programma contro la malnutrizione in Malawi, ha portato aiuti quando un vulcano ha eruttato in Congo nel 2002, durante lo tsunami in Thailandia nel 2005, aiuta i rifugiati in Ciad, e' stato presente con medici e psicologi durante l'uragano Katrina a New Orleans, ha organizzato un lungo programma di riabilitazione dopo il terremoto in Cina nel 2008, dopo il tifone nelle Filippine nel 2009, e ancora in India, in Pakistan nel 2010, in Giappone dopo lo tsunami del 2011, ancora negli Stati Uniti dopo il tifone Sandy e ancora ancora, in Sierra leone, in Sud Sudan, in Kenia, in Giordania, in Sud Corea, , Uganda, in Grecia, a Lesbo per aiutare chi fugge dalla Siria, all'Aquila nel 2009 e adesso ancora nell'Italia devastata. A Haiti soprattutto ma anche in Giappone, in ex Jugoslavia, come in Thailandia molti bambini portano il nome di Israel in onore di chi li ha aiutati a nascere in mezzo alle devastazioni. IsrAID è presente costantemente in 35 paesi, riesce a raggiungere 1 milione di persone addestrando più di 5000 locali in modo professionale.
Ha a disposizione centinaia di professionisti e volontari in maggioranza medici, paramedici, infermieri, terapisti e meravigliosi cani addestrati per il salvataggio in ambienti ostili e pericolosi.

Si, sono arrivati, primi come sempre! Hanno le magliette e i caschi arancioni colla bandierina di Israele. Sono arrivati ad aiutare gli italiani, unendosi alle squadre del soccorso civile di tante regioni , soprattutto dal Veneto e Friuli, purtroppo esperto di terremoti. La comunità ebraica italiana ha organizzato raccolta di sangue e ogni genere di aiuti.
Si sono offerti anche altri Paesi, gli USA, la Comunità europea, Serbia, Russia, Francia, Germania. Tantissimi telegrammi di cordoglio da altrettanti Capi di Stato con la differenza che, mentre Bibi Netanyahu e Ruven Rivlin, il presidente dello Stato, esprimevano la loro solidarietà, IsrAID era praticamente già in volo verso i luoghi del terremoto con tutte le sue squadre specializzate.

Mi manca però qualcuno, non so, sto pensando a paesi ricchissimi dove persino le tavolette dei WC sono in oro massiccio, si, quei paesi che galleggiano sul petrolio, come si chiamano? Ahh ecco, Arabia Saudita, Qatar (il paese più ricco del mondo), Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Brunei, paesi di sceicchi che spendono nei Casinò cifre pari al PIL di molte nazioni del mondo e con cui l'Italia ha rapporti commerciali, sceicchi che hanno comprato pezzi interi d'Italia oltre alla compagnia di bandiera, che non hanno ancora accolto un solo profugo delle centinaia di migliaia che premono sui confini d'Europa.
Non so, forse sono stata disattenta ma nell'elenco degli aiuti dall'estero all'Italia in ginocchio, non ho letto nessuno di questi nomi.
Eppure, che strano, Israele così odiato, piccolo come una regione italiana, questi ebrei considerati alla pari del demonio da tanti che usano la parola sionismo come fosse una parolaccia, non si risparmia mai quando può portare aiuto.
I paesi dei nababbi arabi che sono amati, ammirati, rispettati e temuti stanno là tra montagne d'oro e eserciti di concubine senza preoccuparsi di solidarietà, parola che probabilmente non esiste nel loro vocabolario.

Se lo ricorderanno gli italiani? Ne dubito. Sono pronta a scommettere che al primo capo musulmano che arriverà in Italia, i soliti lecchini correranno a vestire le statue e a velare i quadri che occhio islamico non può sfiorare. Il mio pensiero di dolore va a tutti gli abitanti colpiti dal terremoto e ai familiari delle vittime.

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Deborah Fait
"Gerusalemme, Capitale unica e indivisibile di Israele"