La causa delle bugie e del loro successo 17/08/2016
Autore: Ugo Volli

La causa delle bugie e del loro successo
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

 

Cari amici,

chiunque segua un po’, e un po’ onestamente le vicende mediorientali sa bene che la politica palestinista è intessuta di menzogne, di false ricostruzioni del passato, di alati discorsi sulla pace in inglese e incitazioni alla violenza in arabo. E’ bene ricordare sempre questa spudorata natura demagogica, propagandistica, se vogliamo dirla tutta terrorista con altri mezzi, del discorso palestinista, perché molti ingenui o molti non ingenui ma in cerca di un pretesto per dar colpo al loro antisemitismo, ci cascano spesso e volentieri.

Vi faccio oggi solo due esempi piccoli piccoli, prima di un ragionamento per capire la ragione di questa instancabile macchina della menzogna. Il primo è il buffo caso di Google Maps. Se voi usate il più diffuso strumento di cartografia online per cercare la situazione geografica del medio oriente (per esempio qui: https://www.google.es/maps/place/Israele/@31.3921827,32.838085,7z/data=!3m1!4b1!4m5!3m4!1s0x1500492432a7c98b:0x6a6b422013352cba!8m2!3d31.046051!4d34.851612 ) non trovate, ahimè, il preteso stato di Palestina.
Ed è giusto così, perché quello stato di fatto non esiste. Trovate segnate con accuratezza le linee armistiziali del ‘49 e quelle del ‘67, ma i territori compresi fra esse non sono qualificati. Da questo fatto negli ultimi giorni è nato un certo polverone, perché i palestinisti se ne sono accorti e hanno preteso che Google avesse “tolto” il nome della “Palestina” dalle sue mappe, con la conseguenza di proteste, lettere ufficiali di Abbas a Google, ecc.

Il fatto è che questo nome non c’è mai stato, come ha replicato Google (http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=35613 ) e dunque la protesta è infondata. Ma in realtà essa non serviva a restaurare uno stato di fatto compromesso, bensì a instaurarne il falso rimpianto, per ottenere che lo stato attuale fosse modificato in suo favore. Esattamente come fanno quando dicono che il “popolo palestinese” (inventato come entità autonoma cinquant’anni fa dai propagandisti arabi, fosse lì “da sempre”. E’ un trucco, bisogna stare attenti a smascherarlo.

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Altro episodio. Un giornale palestinista che esce a Ramallah, “Al Quds” ha citato qualche giorno fa Ahmad Majdalani, membro del comitato esecutivo dell’Olp, dunque personaggio importante del fronte palestinista, secondo cui Abbas aveva rifiutato con sdegno di partecipare a una conferenza internazionale al vertice chiesta dagli Usa e accettata da Netanyahu, con la presenza di Israele, Egitto, Giordania, Russia, Giappone, Arabia Saudita ed Emirati Arabi.
L’amministrazione Obama si è affrettata a smentire di aver mai proposto una cosa del genere ( http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/PLO-Abbas-turned-down-US-proposal-to-meet-with-Netanyahu-463915 ). Probabilmente qui sono gli americani che mentono; ma l’Autorità Palestinese dovrebbe spiegare a qualcuno che cosa significa la sua pretesa di volere la pace quando rifiuta ogni occasione di incontro; la sua dunque è una menzogna più generale e profonda.

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Per capire la ragione di queste menzogne grandi e piccole, è meglio partire dal video di propaganda di Hamas, che i nostri lettori possono vedere da qualche giorno qui (https://youtu.be/0c7oZwQQwR8 ). Vi si vede una Gaza, ricca, allegra piena di strutture moderne e naturalmente grata a Hamas per la bella vita che fa. Ripeto, è un video di propaganda elettorale di Hamas, che serve per le elezioni municipali programmate in autunno. Non una produzione esterna per smascherare le bugie di quelli che dicono che “Gaza è una prigione a cielo aperto” o addirittura la riedizione di Auschwitz, come dicono i tifosi più dementi del palestinismo (inclusi alcuni vescovi).
Ma il video smentisce comunque queste bugie propagandistiche e vi consiglio di conservare il link, perché potrete sempre usarlo per smentire queste bugie. La cosa è così chiara che uno dei più fanatici giornalisti anti-Israele, Michele Giorgio del “Manifesto”, se l’è presa con Hamas per quello che ha descritto come uno sfortunato errore (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=41&sez=120&id=63422 ). Ma è una sfortuna obbligatoria, come le altre menzogne. Perché Hamas è stretta fra la necessità di mostrare ai suoi sudditi un proprio buon governo che almeno li compensi un po’ della dittatura militarista e delle guerre in cui li trascina; e quella di presentarsi come vittima agli occhi di chi può sostenerla economicamente e politicamente.

E così l’Auitorità Palestinese deve mostrarsi contemporaneamente pacifista per gli stranieri e combattente per i militanti e di dire che la “Palestina” va costruita ma c’è anche da sempre. Sono posizioni contraddittorie e molto deboli, che dovrebbero essere smontate da giornalisti onesti e da governi responsabili. Se reggono è perché al mondo più che aiutare i “palestinesi” interessa danneggiare gli ebrei.

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Ugo Volli