Azriel Bermant
La mappa del Mandato britannico sulla Palestina
Haaretz è uno dei quotidiani israeliani meno venduti ma il più citato fuori dal paese. In parte è dovuto all’avere un edizione in inglese - quasi nessun corrispondente straniero è in grado di leggere correntemente un giornale in ebraico - ma questo è solo un pezzo di verità, perché c’è anche il Jerusalem Post, che esce nell’unica versione inglese, che però da sempre viene snobbato in quanto giudicato filo governativo, non importa se al governo c’è la destra o la sinistra, questa etichetta gli è rimasta appiccicata, mai che qualche suo editoriale abbia l’onore della citazione. Il più diffuso è Israel Hayom (Israele Oggi), ma è gratuito, distribuito per strada, nato per sostenere Bibi Netanyhau grazie all’amico americano Sheldon Adelson che lo finanzia. È anche un giornale ben fatto, a detta persino dei critici di Bibi, ma è in ebraico, quindi lo leggono solo gli israeliani. È vero che ha un sito online in inglese – ma rimane “il giornale di Bibi”, quindi off limits.
Ma torniamo ad Haartez, la cui lettura è sempre istruttiva, ci fa conoscere l’Israele cattivo, che non piace, “lo stato del Male”, come l’ha definito Gideon Levy, giudicato ormai un caso clinico dai suoi stessi amici, ma inamovibile. Le pagine dei commenti sono lo specchio oscuro del paese, al cui confronto il Bds è un gioco da ragazzi, inoffensivo. Israele è famosa, giustamente, per l’alta qualità delle sue università, ma un’occhiata a quanto scrivono alcuni suoi docenti su Haartez lascia allibiti. L’ultimo, ma solo in ordine di tempo, è Azriel Bermant, che insegna Relazioni Internazionali all’Università di Tel Aviv. Ieri ci ha insegnato come dobbiamo valutare le celebrazioni che cadranno il prossimo anno.
La Dichiarazione Balfour
La più antica è il 100° anniversario della Dichiarazione Balfour, da cui partì l’autorevole affermazione che il popolo ebraico aveva diritto a uno stato nel territorio ex ottomano della Palestina. Fu l’unica: da allora la Gran Bretagna si dimostrò sempre un acerrimo nemico del sionismo, un alleato degli arabi contro gli ebrei. Come la vede Bermant? Non rendendosi conto dell’universale ridicolo che ha accolto la proposta di Abu Mazen di denunciare – 100 anni dopo! - l’Inghilterra per quando disse Balfour nel 1917, la prende sul serio, scrivendo che anche Hamas aveva già chiesto al governo inglese di scusarsi, cosa possibile, perché scrive Bermant, tutta la politica inglese successiva, in gran parte a guida laburista, si era sempre opposta a uno stato ebraico, politica che dura tuttora.
Segue un elenco completo, con i nomi dei politici inglesi meritevoli di applauso cha hanno ostacolato lo stato di Israele in tutti modi. Il 2017 è anche il 50° anniversario della guerra dei 6 giorni, nella quale Israele distrusse gli armamentari bellici degli stati arabi confinanti, una vittoria che impressionò e appassionò il mondo intero. Il nostro la ignora, per lui il 2017 sono 50 anni della occupazione del West Bank, scrive così, tale e quale. Nemmeno un accenno alle responsabilità di chi quella guerra scatenò, lasciando a Israele l’unica scelta, difendersi. Haaretz ci informa che Bermant sta per pubblicare un libro su Margaret Thatcher e il Medio Oriente, uscirà da Cambridge U.Press, un editore prestigioso, che gli garantirà immediate traduzioni in gran parte del mondo. Viste le premesse, possiamo immaginarne il contenuto. Uscirà probabilmente anche in Italia, dove i grossi editori non lasciano mai perdere un’occasione per diffondere le tesi di quegli storici israeliani che si sono specializzati nel riscrivere in chiave palestinista la storia israeliana. Una scelta per procura onori e soldi. I primi, in quanto verranno invitati a tenere corsi in prestigiose e lucrative università internazionali, i secondi, in quantità persino maggiori, dai diritti d’autore. La lista dei vari Bermant non è per fortuna lunga, la tralasciamo per carità di patria, ma almeno gli onori ci permettiamo di chiedere a chi di dovere di risparmiarceli.
Angelo Pezzana