A destra: soldati curdi con la bandiera del Kurdistan
Perché è l’unico al mondo con una popolazione di 35 milioni a non avere un proprio stato indipendente. Perché se avesse un proprio stato potrebbe rappresentare una zona cuscinetto fra Turchia, Iran, Siria e Iraq. Questi ultimi due si stanno dissolvendo come entità statali, Iran e Turchia sono due potenze regionali le cui mire espansioniste sono una minaccia alla pace mondiale. Perché uno stato kurdo, in un mare di stati sciiti e sunniti, sarebbe una eccezione in quanto pacifico, democratico, che rispetta i diritti umani e civili, con un esercito, i Peshmerga, formato da uomini e donne, che hanno dimostrato come si può sconfiggere lo Stato islamico se solo l’Occidente lo volesse. Perché la divisione della Siria porrebbe fine alla guerra civile, e l’Iraq, senza i Kurdi, ritornerebbe a una confederazione tribale.
Il generale Usa Ernie Audino
Perchè uno stato Kurdo faciliterebbe una soluzione equa per le minoranze kurde in Iran e Turchia, due stati assolutisti che riconoscono solo formalmente i diritti delle minoranze al loro interno. Perché uno stato kurdo sarebbe un naturale alleato di Israele. Le migliaia di ebrei del Kurdistan vennero espulsi dal governo centrale di Baghdad negli anni’50, ma la popolazione kurda ebbe con gli ebrei sempre un rapporto di amicizia. Perché il loro destino è in parte simile a quello degli ebrei, da sempre oppressi e sterminati dagli stati in cui si sono trovati a vivere, in Turchia,Iran e Iraq.
Uno studio del 2007 rileva che dal 1980 al 1990 sono stati uccisi 300.000 kurdi. Ciò malgrado, nessuna potenza internazionale si è mai interessata al loro destino, sappiamo bene invece quale è stata la velocità con cui hanno appoggiato tutte le richieste arabe nei confronti di Israele. Uno stato kurdo nell’attuale Medio Oriente potrebbe rafforzare l’alleanza di stati che già oggi hanno un rapporto di collaborazione con lo stato ebraico, ne trarrebbe vantaggio la stabilità di tutta la regione. Persino gli Usa non hanno ancora valutato l’importanza di uno stato kurdo, con l’eccezione del generale Ernie Audino, che per un anno è stato consigliere militare dell’esercito Peshmerga in Iraq. Nella sua analisi, evidenziava come l’Iran controllasse di fatto il governo di Baghdad; se l’Occidente appoggiasse le rivendicazioni kurde, questo indebolirebbe le mire espansionistiche di Teheran, costringendo il regime dei mullah ad occuparsi dei propri problemi interni.
L’Amministrazione Obama ha invece scelto l’accordo con l’Iran, dando di fatto via libera al possesso dell’arma nucleare a un paese che aveva già minacciato di usarle contro Israele. Di fronte alle prospettive future, Israele ha da tempo strette relazioni con la leadership kurda, che coopera comunque con gli Usa senza averne alcun ritorno. Uno stato kurdo avrebbe anche una funzione positiva nei confronti dell’immigrazione illegale in Europa, dopo aver dimostrato di saper integrare milioni di rifugiati siriani. Ma tutto questo sembra non interessare all’Unione Europea, all’Onu, agli Usa, a Inghilterra e Francia che continuano a fare previsioni senza avere la capacità di predisporre piani di intervento per combattere il terrorismo. In buona compagnia, considerata la posizione irresponsabile del Vaticano. Come sempre, dove tutti sono unanimemente d’accordo, è appoggiare tutte le richieste, anche le più paradossali – si veda la denuncia all’Inghilterra per la dichiarazione Balfour di 100 anni fa!- dei palestinisti. Ecco dove si riconosce la brillante genialità dell’Occidente. L’augurio che si possa realizzare uno stato kurdo è più di una speranza.
Bernard-Henri Lévy ha girato un docu-film sui Peshmerga, è stato presentato anche a Spoleto ai primi di luglio, ci auguriamo che venga ripreso da canali tv o da cinema d’essai. Ne daremo notizia su IC. (http://www.corriere.it/cultura/16_luglio_08/pashmerga-bernard-henry-levy-film-cb53ee08-4535-11e6-888b-7573a5147368.shtml)
Angelo Pezzana