Qualcosa di concreto, finalmente 12/07/2016
Zvi Mazel analizza l’iniziativa egiziana
Autore: Zvi Mazel/Michelle Mazel
Qualcosa di concreto, finalmente
Zvi Mazel analizza l’iniziativa egiziana

(Traduzione di Angelo Pezzana)

Per leggere l'articolo nella versione inglese cliccare su http://www.jpost.com/Israel-News/Politics-And-Diplomacy/Analysis-Something-positive-at-last-460041

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Abdel Fattah Al Sisi

C’è qualcosa di incoraggiante nella visita del Ministro degli Esteri egiziano in questi tempi problematici per il Medio Oriente. È il terzo significativo passo del Presidente Al Sisi per scongelare la pace fredda. Il primo era stato sei mesi fa, con il ritorno dell’ambasciatore egiziano in Israele; il secondo, il suo intervento nel maggio scorso nel quale si dichiarava disponibile affinchè Israele e i palestinesi raggiungessero un accordo di pace.

Le visite del Ministro degli Esteri egiziano in Israele sono poche e lontane fra loro. Nel passato, vi furono una serie di ministri degli esteri israeliani, ma anche capi di Stato, che erano andati al Cairo per consultarsi con le controparti. Ma la visita di Sameh Shukri testimonia anche l’importanza della nuova cooperazione in fatto di sicurezza tra i due paesi, in modo speciale nel campo dell’intelligence. Il Presidente Al Sisi avrebbe voluto possibilmente estendere la cooperazione ai settori che gravemente ne hanno bisogno, come l’economia, la scienza, l’Hi-Tech e l’agricoltura, ma ha preferito procedere con cautela per non provocare l’ira delle vecchie élites del paese, soprattutto la classe dirigente islamica da un lato e gli ambienti nazionalisti ancora fedeli alla ideologia di Nasser dall’altro.

Persino dopo 37 anni di pace, non hanno dimenticato l’odio per lo Stato ebraico. Per cui, al fine di sviluppare le relazioni con Israele, il presidente egiziano ha dato la precedenza alla questione palestinese. Dopo tutto Sadat e Mubarak avevano già affrontato in qualche misura l’argomento. Non ci sono dubbi che con l’invio del ministro degli affari esteri, al Sisi stia mostrando i muscoli per dimostrare che dopo due anni al governo tiene saldamente il potere.

La visita vuol dimostrare al mondo – e specialmente a quello arabo- che l’Egitto rivendica la posizione di leader nel Medio Oriente. Il paese è relativamente stabile, la crescita economica nel 2015 è stata del 4.2%, la stessa prevista per quest’anno. Non è sufficiente per un paese con 90 milioni di abitanti, molti sotto il livello di povertà, con l’economia non ancora uscita dalla depressione, ma è un inizio dopo cinque anni catastrofici dopo la caduta di Mubarak. Al Sisi può gloriarsi di un suo relativo successo nel combattere il terrorismo islamico nel nord della Penisola del Sinai, dove più di 1.000 terroristi sono stati uccisi, gli attacchi sono diminuiti, ma la guerra non è ancora vinta. Sameh Shukri ha affermato che è imperativo - e possibile - arrivare a un accordo di pace tra Israele e i palestinesi, che cambierà totalmente l’immagine della regione.

Qualcosa che il mondo e i leaders locali sono abituati a discutere in varie occasioni. Sfortunatamente, sanno bene che un simile accordo non fermerà le organizzazioni jihadiste dal voler raggiungere i loro obiettivi, imporre un nuovo califfato prima nel Medio Oriente, poi nel resto del mondo. Eppure, il fatto che un paese della statura dell’Egitto sia pronto a mettere a disposizione il proprio peso per trovare una soluzione non può essere ignorato né dagli israeliani né dai palestinesi.

Potrà l’abisso tra le due posizioni essere scavalcato? Richiederà un grande lavoro. Shukri si è dato da fare per sottolineare che non era portatore di una vera e propria proposta, citando quella specifica francese che Israele aveva respinto. Questa visita testimonia anche il riemergere della vecchia, pragmatica alleanza tra Egitto, Arabia Saudita, Emirati e Giordania nel combattere il terrorismo e i tentativi sovversivi dell’Iran. Anche la Turchia sta cambiando tattica, cercando un accordo con Israele e Russia. Può Israele aiutare Ankara a ristabilire buone relazioni con il Cairo? La cosa è dubbia. Potranno gli sforzi del Cairo avvicinare israeliani e palestinesi? Lo dirà il tempo. Se la pace fredda va avanti, sarà comunque un risultato significativo.


Zvi Mazel è stato ambasciatore in Svezia dal 20012 al 2004. Dal 1989 al 1992 è stato ambasciatore d’Israele in Romania e dal 1996 al 2001 in Egitto. È stato anche al Ministero degli Esteri israeliano vice Direttore Generale per gli Affari Africani e Direttore della Divisione Est Europea e Capo del Dipartimento Nord Africano e Egiziano. Collabora a Informazione Corretta.


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