Dov’è il fascismo oggi 05/07/2016
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Autore: Ugo Volli
Dov’è il fascismo oggi
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: i due candidati alle elezioni austriache, Alexander Van Der Bellen e Norbert Hofer. E se avesse vinto il secondo?

Cari amici,

in mezzo a tutto il sangue che ci assedia, sento di dover parlare di un argomento in apparenza pacifico, di cui i giornali hanno dato abbastanza rapidamente notizia quattro o cinque giorni fa, ma che poi è passato rapidamente come si dice “in cavalleria”. Cioè non se ne parla più, come se fosse una delle mille cose che capitano, con cui si riempiono i giornali e che poi si dimenticano perché non contano granché.

Voglio parlare cioè di quel che è successo a Vienna a proposito delle elezioni. Come ricorderete, la notizia è l’annullamento del ballottaggio per le elezioni presidenziali, tenutesi a metà maggio. La decisione è stata presa dalla Corte Costituzionale, non da un qualunque pretore d’assalto; su richiesta del maggiore partito del paese, non di un gruppetto di scandalisti; ha comportato non l’annullamento di un certo numero di voti o la rivotazione in un seggio o due, o un riconteggio, ma l’annullamento dell’intero turno elettorale. Vuol dire che per i dodici giudici della corte, la più antica d’Europa, fondata nel 1920 dopo la vittoria di Kelsen in un celebre dibattito con Carl Schmitt, non vi era modo di salvare la legittimità dell’elezione alla più alta carica dello stato se non rifarla completamente. La stampa ha parlato pudicamente di “irregolarità”, ma si trattava di qualcosa di abbastanza grave da fare annullare del tutto la consultazione, che si ripeterà, a quanto pare, a settembre. Il presidente “eletto” alla vigilia della sua proclamazione è stata sostituito fino alle nuove elezioni da una presidenza collegiale, che è un altro segno dell’eccezionalità della situazione.

Ci si può chiedere il perché di questa decisione. La ragione è molto semplice. Quel che è stato abbondantemente manipolato è stato il voto postale: ci sono state circoscrizioni in cui per posta ha votato il 143 % degli aventi diritto, altre in cui le buste con le schede sono state “aperte” da estranei al seggio prima della conta, casi di schede gettate e date come nulle; tutti rigorosamente documentati in molte sedute della Corte, che ha sentito decine di testimoni. Ora il fatto è che le schede postali hanno compiuto il “miracolo” (così il “Fatto” nei giorni successivi al voto: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/24/elezioni-austria-ce-la-siamo-vista-brutta-ma-leuropa-fa-rotta-verso-destra/2760174/) di sconfiggere il candidato di destra, critico nei confronti dell’Europa e contrario all’immigrazione. Col voto regolare, esercitato nel seggio elettorale, in testa era lui di un paio di punti percentuali, circa 200 mila voti; il voto postale, molto meno numeroso di quello diretto, diciamo intorno ai 300 mila voti, se non mi sbaglio, aveva fatto passare in testa per soli 30 mila voti il suo avversario della sinistra “verde” (i vecchi partiti democristiani e socialisti non erano arrivati al ballottaggio). Questo significa che il voto postale risultava in grandissima maggioranza di sinistra (e truccato); annullandolo anche solo in parte gli si sarebbe restituita la vittoria. Imbarazzante, no? Meglio rifare.

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Be’, avete mai sentito parlare di un’elezione politica importante annullata? Io no; sono cinquant’anni che mi occupo di politica e non ne ho mai sentito parlare. O meglio, non ne avevo notizia prima di documentarmi per questa cartolina. Ho scoperto in realtà tre casi di annullamento di elezioni, non troppo lontane nel tempo: uno a Zanzibar (http://qz.com/535207/tense-times-in-zanzibar-as-the-electoral-commission-annuls-the-election-in-the-east-africa-archipelago/), uno alle Maldive (https://en.wikipedia.org/wiki/Maldivian_presidential_election,_2013) e uno nella provincia argentina di Tucuman ancora sotto il regime corrotto della ex presidente peronista (http://en.mercopress.com/2015/09/18/argentine-officials-furious-with-court-annulment-of-gubernatorial-election). Non sono esattamente dei precedenti commendevoli.

E però è successo in Europa, al nostro confine. C’è stata una truffa elettorale tale da fare annullare un’elezione. Ma è stata una truffa buona, per l’Europa. L’altro ieri “Il manifesto” parlava a proposito dell’Austria di “doccia fredda”; ma la doccia fredda non era la truffa, bensì che fosse stata denunciata, scoperta e quindi fatta fallire. Altri giornali di sinistra e più “europeisti” hanno usato espressioni simili. Nessuno ha denunciato l’ignoranza, il provincialismo, la stupidità, l’anzianità (o semplicemente la criminalità) dei truffatori. Questi termini sono stati riservati agli inglesi che non vogliono essere coinvolti nelle conseguenze dell’invasione islamica organizzata dall’Unione Europea. Nessuno ha detto che in Austria la democrazia è in pericolo, questo si dice dell’Ungheria e della Polonia, dove sono al potere forze che non piacciono ai vertici politici e mediatici dell’Europa (e non è detto che piacciano anche a me, ma questa è un’altra faccenda).

E invece la democrazia è in pericolo in Europa. Non per il fascismo in agguato, che per fortuna non ha forza, se non gliela daranno gli immigrati, o per il “razzismo” di chi non vuole svendere la nostra tradizione culturale o le nostre libertà all’islam. Esattamente il contrario. Il primo pericolo per la democrazia è proprio l’islam, intrinsecamente storicamente e teologicamente dittatoriale. Il secondo pericolo è la sinistra che essendo stata sconfitta dalla democrazia e dal mercato cerca di rifarsene alleandosi con i nostri nemici, ripetendo un tradimento già molte volte consumato (da Lenin con la Germania, dai comunisti italiani e tedeschi coi nazifascisti in odio alla socialdemocrazia ecc.).

Il terzo nemico è quello che probabilmente ha organizzato gli sporchi trucchi delle elezioni austriache, che certamente non li ha condannati, che ha espresso uno straordinario livore contro gli inglesi rei di votare come credono meglio, che in questa occasione ha espresso con chiarezza la sua diffidenza nei confronti della democrazia (“sulle cose importanti è meglio non votare”, hanno detto in sostanza). Soprattutto quello che vuole imporre ai popoli europei ciò che non vogliono, la loro snazionalizzazione, internazionalizzazione, sottomissione all’islam. Sono i bravi progressisti in stile “Repubblica”, i gesuiti in salsa peronista che guidano l’autodistruzione della Chiesa, gli euroburocrati, tutti coloro che pensano di sapere meglio (anche meglio della maggioranza, soprattutto meglio del popolo bue) che cosa bisogna fare per essere buoni, democratici, europei.

Diffidate da questi “sapienti”. Anche se non credete, come io non credo alla teoria delle congiure, guardate a quel che dicono apertamente, per esempio che la risposta al rifiuto dell’unione burocratica in Europa è più unione burocratica, che la resistenza all’invasione islamica si sconfigge con più immigrazione. E guardate su che cosa tacciono, per esempio sulle elezioni austriache. Non fidatevi di loro. Non credete ai loro editoriali sui “grandi giornali”. Non raccogliete il loro messaggio che la risposta agli assassini che ci fanno la guerra sia “il dialogo” o addirittura “il perdono”. Organizzatevi politicamente per difendervi. Votate per farli cadere, ma non per sostituirli con i complici dei terroristi, quella sinistra che va a prendere lezioni di democrazia di Hamas o nega che l’Isis sia terrorista - come hanno fatto i grillini - o paragonano Israele all’Isis, come fanno i laburisti inglesi, ormai saturi di antisemitismo. Non fatevi imbrogliare col ricatto dell’antifascismo. Perché fascisti non sono Salvini, Trump e neppure Le Pen, ma coloro che usano la violenza per non farli parlare. E coloro che rubano le elezioni con trucchi così pazzeschi da costringere una posata corte costituzionale ad annullarle “per difendere la democrazia”.

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Ugo Volli


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