Il viaggio di Netanyahu in Africa 04/07/2016
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Autore: Angelo Pezzana
Il viaggio di Netanyahu in Africa
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana

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Benjamin Netanyahu

Bibi Netanyhau inizia oggi un viaggio che lo porterà in Uganda, Kenya, Rwanda e Etiopia “per discutere interessi comuni”, come ha detto Dore Gold, direttore generale del Ministero degli Esteri, in una intervista al Jerusalem Post. Un viaggio che dimostra come Israele, dopo l’accordo con Russia e Turchia, stia continuando a diversificare la propria strategia diplomatica, in parte dovuta all’abbandono dell’Amministrazione Obama della tradizionale vicinanza con i paesi amici mediorientali, Israele fra questi.

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Dore Gold

Ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite dal 1997 al 1999, Dore Gold racconta, con grande capacità di sintesi, l’atteggiamento paradossale dell’Onu nei confronti dello Stato ebraico. La Lega Araba, con i suoi 22 stati membri, influisce anche sul voto dei paesi musulmani, portando a 57 i voti a favore delle risoluzioni anti-israeliane, su un totale di 193, tanti sono gli stati con diritto di voto alle Nazioni Unite. Vi sono poi i cosiddetti stati non allineati, che però si allineano quasi sempre quando c’è da votare contro Israele, il che porta il numero a 120. Ecco spiegato l’interesse di Israele verso l’Africa, 55 paesi il cui voto può mettere in forse quello dei paesi non allineati.

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Israele (in rosso) circondata dal mondo islamico

Gold cita la votazione dello scorso settembre alla “International Atomic Energy Agency”, dove quattro paesi africani, Burundi, Kenya, Rwanda e Togo votarono con Israele contro una risoluzione che prevedeva un monitoraggio della disponibilità nucleare di Israele, risoluzione respinta 61 a 43. Ci fu anche l’astensione di altri 17 paesi africani, mentre 8 erano assenti. I voti contro Israele furono soltanto 7, da paesi dell’Africa sub-sahariana.

L’interesse di Israele verso il continente africano non è nuovo, era stato Yitzhak Shamir nel 1987 ad aprire questa nuova via diplomatica. Oggi, con la presenza delle organizzazioni terroristiche – Boko Haram nell’Africa occidentale, al-Shabaab in quella orientale, al-Qaeda a nord - è la stessa sicurezza internazionale ad essere a rischio. Sono molti paesi africani a cercare in Israele il partner per capire come affrontare i nuovi pericoli, ai quali si aggiunge la politica di penetrazione dell’Iran.

Come valuta l’Occidente la nuova situazione che si sta creando in Africa? Continua a ignorare la politica egemonica dell’Iran non solo più in Medio Oriente, ora anche in Africa, sottovalutando i risultati che potranno derivare dal rapporto che Netanyahu riuscirà a stabilire con i paesi che sta visitando in questi giorni. Risultati di grande rilievo anche per Usa e paesi europei, che stanno dando prova del loro fallimento nell’affrontare il terrorismo islamico.

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Sostenitori di Israele in Africa

La cecità delle democrazie continua, l’ennesima dimostrazione è l’assoluta incapacità di capire il ruolo dell’Anp nel conflitto israelo-palestinese. Sulle dichiarazioni di Abu Mazen, il vero responsabile, rimane calato il sipario. Qualunque cosa dichiari, i media riferiscono soltanto gli attacchi contro Israele. Il suo appoggio al terrorismo che ha ripreso forza lo trova di fatto complice, non solo non condanna gli attentatori, ma ne giustifica le motivazioni. Non un commento sul suo ruolo ha dignità di stampa sui nostri media. Da Israele niente lamentazioni, ma analisi concrete. In più iniziative, anche internazionali – come il viaggio africano di Netanyahu - che ci fanno ben sperare nella solida tenuta di Israele, mentre tutto il resto del mondo appare impotente di fronte alla minaccia islamica.


Angelo Pezzana


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