La trattativa segreta e per fortuna fallita di Herzog 21/06/2016
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Autore: Ugo Volli
La trattativa segreta e per fortuna fallita di Herzog
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli


La Palestina che ha in mente Abu Mazen prevede la cancellazione di Israele

Cari amici,

senza alcuna allusione locale: alle elezioni si può scegliere male senza rendersene conto. Oppure si può scegliere bene senza saperlo esattamente. Qui l’allusione c’è e riguarda Israele. L’altro giorno sui giornali israeliani è uscita una notizia piuttosto sconvolgente, che peraltro probabilmente non avete letto, perché sulla stampa italiana non è stata ripresa.

La notizia è questa: prima delle ultime elezioni del marzo 2015, Isaac Herzog, capo della coalizione che sembrava allora destinata a vincere, cioè la sinistra del “Fronte sionista”, in sostanza i laburisti più Tzipi Livni, firmò una lettera di intenti con Muhammed Abbas, dittatore dell’Autorità Palestinese: in sostanza un pre-accordo, con alcune clausole ben specificate. Il primo dato sconvolgente è che avendo questo documento in tasca, Herzog non si sognò di parlarne agli elettori, che scelsero (bene, cioè contro di lui) senza sapere quale fosse il suo vero programma d’azione sul tema centrale del governo israeliano, cioè il conflitto con gli arabi. Questo la dice lunga sulla sua concezione della democrazia e sulla stima in cui Herzog tiene gli elettori - o il suo accordo: perché se ai suoi occhi fossero stati buoni tutti e due, perché mai non parlarne? Fatto sta che la lettera di intenti rimase segreta allora e lo è stata per un anno e passa, fino a quando Herzog ha avuto la speranza di acchiappare per la coda un posto al governo. E’ uscita solo domenica scorsa, quando ormai il treno del governo era passato definitivamente. Vi meravigliate? Una volta Peres, che di Herzog è stato il mentore, spiegò che governare è come guidare un autobus: una volta preso il volante il conducente non deve chiedere ai passeggeri cosa fare. E magari, come in questo caso li fa salire senza sentire il dovere di indicare la destinazione.

Dunque Herzog (insieme forse a Livni) incontrò Abbas fra il 2014 e il 2015, in piena ondata terrorista, senza alcuna autorizzazione (che invece la legge israeliana richiede per svolgere trattative col nemico). Se l’avesse chiesta, Netanyahu avrebbe saputo e avrebbe denunciato la mossa. Invece possiamo immaginare che Obama e Kerry sapessero e magari avessero promosso loro questa trattativa clandestina dopo il fallimento di quella ufficiale, otto mesi prima. E che proprio la conoscenza di una politica alternativa già pronta, costruita secondo la loro volontà, non solo l’odio per Netanyahu, spiegasse la loro frenetica interferenza nelle elezioni israeliane a favore dell’opposizione. Ma gli israeliani, senza conoscerla, rifiutarono di accettare la mossa di Herzog, e tutto restò nascosto, fino all’altro ieri.

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Isaac Herzog

Quali sono i contenuti di questi accordi? Vi traduco qui il riassunto pubblicato da Arutz Sheva (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/213825): “Secondo l'accordo, Herzog cedeva all’Autorità Palestinese tutta la Giudea e la Samaria e accettava la partizione di Gerusalemme, cedendo buona parte della capitale per il nuovo stato palestinese. Inoltre, Herzog conveniva di accettare "rifugiati" palestinesi in Israele nel quadro di un loro "diritto al ritorno". Alcuni dettagli tecnici sono stati inclusi nel documento, tra cui un’amministrazione unica per Gerusalemme, che sarebbe diventata la capitale condivisa di entrambi gli stati e sotto sovranità divisa, ma sarebbe stata gestita da un unico comune. Anche la Città Vecchia sarebbe stata divisa nel quadro concordato nella lettera Herzog-Abbas, con il Muro Occidentale tenuto sotto controllo israeliano, mentre il Monte del Tempio sarebbe stato posto sotto controllo internazionale. In cambio di concessioni di Herzog, Abbas accettava una presenza israeliana "simbolica" nella regione strategicamente importante della Valle del Giordano lungo il confine orientale di Israele.”

Cioè in sostanza si tratta della riproposizione dei piani di Barak e di Olmert, già rifiutati dalla parte palestinese, solo che questa volta sembrava esserci un consenso da parte della leadership palestinese, che le altre volte era venuto a mancare (fortunatamente). Come mai? Be’, è semplice, questo non era il risultato finale della trattativa, ma il suo punto di inizio. Cioè questo era quel che Herzog cedeva prima di iniziare la trattativa a livello di stati. Lo rivela in questa intervista il suo negoziatore che ha curato i contatti, Efraim Sneh (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/213857). Dove sarebbe corso il confine, quanti villaggi israeliani avrebbero dovuto essere smantellati con quante migliaia o decine di migliaia di espulsi, che cosa l’Autorità Palestinese avrebbe ricevuto in cambio, quanti sarebbero stati i “profughi” fatti entrare in Israele, che cosa sarebbe stata la “presenza simbolica” di Israele sul Giordano, eccetera eccetera “non è chiaro”, come dice Sneh. E naturalmente nell’accordo non si parla di riconoscimento di diritto di Israele come stato della nazione ebraica (che è essenziale perché l’accordo non sia solo una tregua, un momento della riconquista islamica di Israele), né si accenna alla clausola altrettanto essenziale della chiusura definitiva della vertenza. Era semplicemente una serie di concessioni israeliane, senza alcuna contropartita.

Se volete conoscere la mia opinione, è probabile che alla fine anche questo negoziato sarebbe fallito, per la semplice ragione che gli arabi non vogliono Israele su nessuna base territoriale, non accettano alcun confine se non come linea di partenza da cui riconquistare il resto. Lo dimostrano i loro documenti fondativi, le loro insegne, gli stemmi, le bandiere, la propaganda insistente e senza fine che mostrano tutto Israele come Palestina, non solo la Giudea e Samaria. Ma nel frattempo, se Herzog fosse andato avanti, Israele avrebbe accettato completamente il punto di partenza palestinista per cui i territori oltre la linea verde sono “palestinesi” e dunque occupati e dunque gli insediamenti sono illegali. Cioè avrebbe già posto le premesse per una catastrofica sconfitta sul piano del diritto e della diplomazia.

Per fortuna, almeno un anno e mezzo fa in Israele, i sondaggi si rivelarono sbagliati e con essi naufragarono le speranze di Abbas e di Obama di ridimensionare “gratis” Israele, di imporgli una sconfitta peggiore di una guerra persa. Ci pensarono allora gli elettori israeliani a evitare il suicidio. Così, per istinto, senza conoscere i fatti, comprendendo di non potersi fidare di una sinistra così. Hanno fatto benissimo. E speriamo se lo ricordino la prossima volta.

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Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90