Possono i Fratelli Musulmani cancellare sul serio la parola ‘islam’ dal loro nome? 10/06/2016
Analisi di Zvi Mazel
Autore: Zvi Mazel/Michelle Mazel
Possono i Fratelli Musulmani cancellare sul serio la parola ‘islam’ dal loro nome?
Analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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Rashid Ghannouci

Rashid Ghannouci, leader del partito islamico Ennahda sin dalla sua fondazione e oggi suo presidente ha lanciato lo scorso maggio una bomba alla Assemblea Generale del partito. D’ora innanzi Ennahda non si chiamerà più “ Gruppo Islamico tradizionale” ma “ Partito Nazionale civile”. Il 75% dei delegati ha approvato il cambiamento e con la stessa percentuale lo ha rieletto alla guida. Ghannouci ha promesso di portare il partito su una posizione moderata, affermando che sin dall’inizio il partito si era adoperato in favore dello sviluppo in Tunisia.

Ennahda, ha aggiunto, è consapevole dei cambiamenti che devono avvenire nel campo dei diritti delle donna, della sanità, educazione, li porterà avanti in accordo con i bisogni della gente e nel rispetto della costituzione. Ha dato particolare attenzione alla separazione della dimensione politica dalle attività religiose, dicendo che non era un atto di opportunismo o cedere a pressioni, ma il coronamento di un processo storico, aggiungendo: “ vogliamo tenere lontano la religione dalle battaglie politiche e dai conflitti e chiediamo alla moschea di rimanere del tutto neutrale, in modo da essere un fattore di unione e non di divisione”. I media stranieri hanno elogiato la decisione, come una ulteriore prova di ciò che hanno chiamato “la natura moderata” di Ennahda.

Non dovrebbero esserci però malintesi. Ghannouci non è interessato a correggere le tendenze estremiste dell’islam, non più adatte ai tempi moderni e che hanno impedito lo sviluppo dei paesi musulmani. Tendenze che sono al centro dell’islam stesso e che continuano a ispirarne l’estremismo; hanno generato movimenti criminali come Al Qaeda, Talebani, Boko Haram, Daesh e altri gruppi minori che hanno bloccato lo sviluppo dei paesi arabi e islamici così come la sicurezza e l’economia mondiale. Né ha richiesto una separazione ufficiale tra stato e religione, come è avvenuto nei paesi europei all’inizio del secolo scorso. Piuttosto si direbbe che il leader tunisino cerchi disperatamente una via d’uscita che aiuti il suo partito senza dover avere a che fare con i veri principi dell’islam che per tutta la vita ha cercato di imporre.

L’islam è intrinsicamente una religione totalizzante che comprende tutti gli aspetti personali, sociali, economici e politici, da come il credente deve mantenersi puro sino al rapporto con lo stato. L’islam è religione e stato insieme, sulla base del Corano e della Sunna, che formano la Sharia – le legge islamica – rimasta identica a come era dall’ 11° secolo. Data dal Profeta Maometto, il fondatore della nuova religione, che era non solo un leader religioso e politico, ma anche militare, e incarna le virtù che i fedeli hanno il dovere di seguire. Impose l’islam alle tribù arabe, creò il primo stato islamico e schierò i suoi eserciti per conquistare e convertire il Medio Oriente all’islam con la forza. Morì prematuramente e i suoi eredi ne continuano la missione. L’unico leader che si è dimostrato oggi capace di affrontare una situazione così complessa è il presidente egiziano.

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Il simbolo della Fratellanza Musulmana: il Corano è l'obiettivo, gli spadoni il mezzo per imporlo e creare il "Califfato universale"

Rivolgendosi in modo drammatico ai Saggi di Al Azhar, in occasione del genetliaco del Profeta, che cadeva il 1 gennaio, sostenne con vigore che nell’islam vi sono elementi estremisti che non si adattano più ai tempi moderni, che hanno portato i musulmani a diventare “ fonte di sofferenza, pericolo, crimine e distruzione” agli occhi del mondo. “ E’ necessaria una rivoluzione religiosa", disse, " e voi, uomini di fede, siete responsabili davanti Allah. Il mondo intero aspetta che interveniate, perché la nazione araba è stata distrutta da nessun altro se non da noi stessi”. Ha messo in evidenza che toccava a Al Azhar, il centro religioso sunnita più grande e rispettato, a dare inizio a una riforma che avrebbe permesso un dialogo e portato la nazione araba nella modernità. Ma Ghannouci non è Al Sisi, considerata la storia personale e la lotta di sempre per imporre l’islam in Tunisia, non sarà certo lui ad abbandonare l’islam politico.

Viene da una famiglia religiosa e conosce il Corano a memoria; abbracciò da studente l’ideologia di Hassan el Banna, Sayed Qutb e altri che predicavano il ritorno ai valori dell’islam e la restaurazione del Califfato. Si immerse nelle correnti più estremiste dell’islam che rappresentavano la base della nascita dei Fratelli Musulmani e, dopo di loro, degli altri movimenti estremisti. Nel 1972 Ghannouci ha fondato un movimento islamico che lotta per diffondere i valori islamici, diventato poi un partito islamico nel 1981 e nel 1989 trasformato in Ennahda, nella linea tracciata dai Fratelli Musulmani. Ghannouci e il partito non solo predicavano e diffondevano la loro ideologia, spesso ricorrendo alla violenza.

L’ex presidente Ben Ali arrestò decine di migliaia di membri del partito e chiuse il loro giornale, tanto che Ghannouci decise di lasciare il paese per stabilirsi a Londra, da dove continuò ad essere attivo nel movimento internazionale dei Fratelli Musulmani, finchè non rientrò alla vigilia della rivolta in Tunisia del 2011 che provocò la caduta di Ben Ali. Approfittando dell’ onda islamica che invase gli stati arabi la cosiddetta “primavera araba” -che portò alla vittoria dei Fratelli Musulmani in Egitto e in Marocco- Ennahda ottenne il 29% dei voti nelle prime elezioni dopo la rivoluzione. Il popolo arabo sembrò credere che l’islam, da sempre parte importante della loro identità, avrebbe messo fine alla corruzione e alla dittatura. Ghannouci non si candidò alla presidenza, venne eletto un presidente moderato, mentre Ennahda, il partito più votato, formò una coalizione di governo guidata dal suo segretario generale, Hamdi Gebali.

I movimenti salafiti, rimasti fuori, si unirono nel richiedere leggi sempre più islamiche ricorrendo anche alla violenza. Nella confusione che ne derivò, Ghannouci fu accusato di voler “islamizzare la modernizzazione”, mentre la gente voleva “modernizzare l’islam”. Nel frattempo la crisi politica cresceva, l’economia precipitava, la violenza aumentava. Ghannouci ordinò allora ai suoi di uscire dal governo per disinnescare la situazione. Una decisione che ha, probabilmente, salvato il partito dal destino toccato ai Fratelli Musulmani in Egitto, cacciati dal potere da una maggioranza senza più illusioni e aiutata dall’esercito e il partito messo fuori legge. Nelle elezioni del 2014 Ennahda diventò “soltanto” il secondo partito, ma senza dubbio una forza da non sottovalutare. Non ha nessuna intenzione di uscire dalla scene, come non ce l’ha il suo leader. Da qui la “bomba” lanciata da Ghannouci, non un desiderio sincero per un islam più moderato, ma uno strumento per garantire la sopravvivenza del suo partito in attesa che arrivi un momento migliore. Le elezioni municipali del 2017 e le presidenziali previste per il 2019 dimostreranno se i suoi strattagemmi avranno avuto successo.


Zvi Mazel è stato ambasciatore in Svezia dal 20012 al 2004. Dal 1989 al 1992 è stato ambasciatore d’Israele in Romania e dal 1996 al 2001 in Egitto. È stato anche al Ministero degli Esteri israeliano vice Direttore Generale per gli Affari Africani e Direttore della Divisione Est Europea e Capo del Dipartimento Nord Africano e Egiziano. Collabora a Informazione Corretta.


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