Pinkwashing, Pinkkilling, Amos Oz e Naomi Shemer 08/06/2016
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Ringrazio Ugo Volli per la sua lucida analisi. Io sono un abbonato de "il Foglio", che apprezzo per le sue posizioni di politica estera e soprattutto verso Israele, ma ultimamente, diciamo con la direzione di Cerasa, sta sposando quelle tesi che in questo articolo vengono efficacemente criticate, a cominciare dall'appoggio incondizionato al governo Renzi (sedicente anti-populista).

Lorenzo Tocco

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Bravissimo Volli purtroppo pochi leggeranno il tuo scritto, in Israele soffriamo dello stesso fenomeno i lettori del giornale Haaretz le nostre Elite fanno di tutto per creare un mondo di Buoni o se vuoi di Suicidi che rimpiangono l'unificazione di Gerusalemme la vittoria dei Sei Giorni quando Naomi Shemer creò la bellissima canzone Yerushalaim Shel Zahav, Amos Oz la rimprovero` dicendo cosa intendi con: "siamo tornati agli antichi pozzi d'aqua alla città e alla piazza..." in quei luoghi ci sono sempre rimasti i nostri fratelli palestinesi..." e lei gli rispose: sarebbe come consolare un uomo abbandonato dalla moglie dicendogli: non ti preoccupare, intanto lei è andata a letto con tuo fratello!

Cassuto

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Caro Volli oggi mentre leggevo il tuo articolo IL POPULISMO E IL PESCE LESSO sono stato ispirato per il conio di un nuovo termine da usare in contrapposizione a PINKWASHING e cioè PINKKILLING. La domanda da rivolgere ai sinistri, e non solo, sarà quindi: Tra uno stato (Israele) che pratica un ipotetico pinkwashing, quale preferite? Questi o chi apertamente pratica il pinkkilling? Un abbraccio da un tuo affezionato lettore

Pietro

Il "pinkwashing" esiste solo nella mente di chi intende demonizzare lo Stato di Israele. Quello stesso Stato che, nel 1967, in seguito a una guerra difensiva ha riunificato Gerusalemme.

IC redazione