Non c’è proprio niente da festeggiare
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici, ieri si è saputo che nelle elezioni presidenziali austriache il candidato dei verdi ha prevalso su quello della destra (per un soffio, 35 mila voti su 4,6 milioni). Se guardate i giornali perbene e leggete le dichiarazioni dei politici della sinistra e del centro, in Italia, in Europa e anche negli Usa, trovate molta esultanza. Si è bloccata la marea nera, si sono isolati gli xenofobi, sono stati sconfitti i populisti, dicono. Contenti loro... Io la vedo in maniera diversa. Com’è accaduto in Francia nelle ultime regionali, come in Svezia dopo le elezioni che hanno messo in crisi il governo di estrema sinistra, come forse accadrà in Gran Bretagna col referendum per l’uscita dall’Unione Europea, una coalizione di tutti i partiti ha sconfitto per un pelo e su consultazioni diverse dalle elezioni politiche una sola forza extraistituzionale, da sempre piuttosto emarginata, contrastata dalle forze politiche e dai media. Tutti contro uno, su quell’unico tema, che interessa moltissimo alla gente, saltando le differenziazioni su altri temi che pure sono importanti. Sola contro tutti. Nessuno che faccia concorrenza democratica all’estrema destra sulla questione dell’emigrazione, esibendo altre posizioni sul resto. E “vittorie” dei “tutti” contro la “sola forza d’opposizione” sul filo di lana. In Austria per una differenza dello 0,5 per cento, ottenuta mobilitando gli austriaci che stanno all’estero e che non risentono delle decisioni locali. Il risultato è che queste forze di estrema destra - non è qui il caso di discutere se è il caso di chiamarle fasciste, vi ho detto ieri la mia posizione contraria - appaiono come la sola opposizione a tendenze che a buona parte dell’elettorato sembrano pericolosissime. Forze che erano emarginate, molto minoritarie, sfiorano la maggioranza, se non la ottengono come già accaduto in alcuni paesi dell’Europa orientale. Vecchi partiti, prima di tutto i socialisti, ma anche i democristiani, spariscono quasi, perdono i loro elettori. Solo unendosi e mettendosi assieme all’ultrasinistra, ai verdi, agli islamisti organizzati, riescono a ottenere una maggioranza limitatissima. Il risultato sarà naturalmente un’ulteriore polarizzazione; in prospettiva la scelta rischia di essere quella fra islamismo e suoi amici ed estrema destra, fra perdita dell’identità nazionale, delle libertà, non solo politiche ma anche dei costumi e della vita, e ritorno al passato politico, più o meno accentuato e pericoloso. Io suppongo che l’Europa sceglierà questa seconda strada. Di fronti a partiti, governi e organismi europei che vista la propria incapacità e impopolarità, sembrano voler sciogliere il popolo, nel senso tecnico di annacquarlo seguendo la strada del sindaco di Londra, è molto probabile che ci sia una reazione popolare sempre più decisa per licenziare il governo e le élites burocratiche e mediatiche che sostengono questa politica, a Bruxelles come altrove. Si può solo sperare che la reazione non sia violenta, che la democrazia non sia intaccata da questo processo, che si tratti di forze di destra e non davvero fasciste. Ma è chiaro che il modello austriaco (e svedese e francese e olandese) di unione sacra delle forze che vogliono l’immigrazione contro chi le contrasta è destinata a riprodurre continuamente una sola scelta: quella fra immigrazione senza fine e suo blocco senza compromessi. Cioè, se volete, fra sottomissione all’Islam e estrema destra. Faccio queste considerazioni senza nessuna soddisfazione, anzi con profonda angoscia. E’ la volontà di suicidio delle élites europee - facciamo dei nomi: Merkel, Hollande, Bergoglio, tutti i loro allievi - a provocare questa scelta e le tensioni che ne seguiranno. Io speriamo che ce la caviamo.
Austria: Van Der Bellen vince di misura su Hofer
Ugo Volli