A destra: Stalin e Hitler quasi si toccano
Cari amici,
l’altro giorno a Roma ha sfilato il corteo di Casa Pound, con abbondanti saluti romani e slogan nostalgici. I loro oppositori di estrema sinistra hanno scatenato una caccia all’uomo per mostrare che quelli di “Casa Pound” erano “not welcome” a Roma. Fra le altre cose, hanno assaltato un pulmino di turisti tedeschi, il cui aspetto era per loro sospetto. Domando: chi dei due è fascista? La mia risposta è probabilmente tutti e due, ma il fascismo pratico mi sembra più pericoloso di quello teorico. Concretamente, ritenendo di essere antipatico ad entrambi, avrei preferito trovarmi a passare vicino al corteo di Casa Pound che a quello degli autonomi. Avrei rischiato di meno. Come preferirei stare in mezzo ai poliziotti (che molti amano definire repressivi e nazisti) che ai “casseurs” che dominano in questi giorni le piazze di Parigi. E, restando in campo internazionale, chi è più fascista, il candidato di destra della FPO Norbert Hofer che si oppone solo con le armi della politica all’immigrazione o gli immigrati che continuano a dare la caccia alle donne che considerano puttane perché non velate e se possono le violentano? Di Hofer non so, non gli conosco nessun gesto di violenza; ma certo i violentatori sono fascisti pratici. Se fossi una donna preferirei incontrare lui che i suoi nemici e come uomo non posso che solidarizzare.
Chiamare fascisti o addirittura nazisti i propri avversari politici è un vecchio trucco della sinistra e Israele ne è stato vittima almeno dagli anni Cinquanta, quando Stalin iniziò a farlo, presto imitato da tutti i partiti comunisti del mondo. L’abitudine dilagò oltre le rigide liturgie comuniste nel ‘67-'68. quando la sconfitta araba alla guerra dei Sei Giorni quasi coincise con l’ondata della “contestazione” e da allora è diventato patrimonio tradizionale di tutta la sinistra estrema. Purtroppo oggi tutta la sinistra, anche quella che si vuole democratica è di fatto erede di quel movimento, non avendo mai trovato la forza di sconfessarne davvero il carattere antidemocratico (e cioè sì, in sostanza fascista), come non ha saputo criticare davvero il totalitarismo comunista e riconoscerne la profonda parentela funzionale e anche teorica col fascismo.
L’abuso dell’epiteto di “fascista” per polemizzare coi propri avversari è molto pericoloso, perché confonde il confine vero fra la democrazia e il fascismo, che è l’uso sistematico della violenza da parte di questo. Il fascismo italiano è nato e morto come movimento di sinistra, Mussolini veniva dall’ala massimalista (di sinistra) del partito socialista e volle chiamare “sociale” la Repubblica di Salò; molte basi dello “stato sociale” postbellico che in tanti oggi rimpiangono sono state realizzate dal fascismo; fascisti e comunisti hanno in comune l’odio per la democrazia, il capitalismo, il liberalismo; “nazismo” è l’abbreviazione di una parola che dovrebbe far riflettere, “nazionalSOCIALISMO”. Dunque la divisione fra democrazie e fascismo non passa su temi sociali o sull’asse destra/sinistra, ma su quello violenza/dibattito democratico. Per questo è giusto definire fascisti i terrorismi e i movimenti violenti anche quando si mascherano da innocua “contestazione” ed è sbagliato identificare la destra (o gli anticomunisti) coi fascisti - come del resto i comunisti fecero fin dagli anni Venti, con la teoria per cui la socialdemocrazia era “socialfascismo”. Per questa ragione, rifiutando di allearsi col centro e con la destra non violenta per bloccare gli eversori, i comunisti furono determinanti per consegnare ai fascisti e ai nazisti (quelli veri) il controllo di parlamenti in cui non avevano la maggioranza.
In Italia si è fatto lo stesso con Berlusconi e lo si fa con Salvini. In Europa coi movimenti anti-immigrati, nel mondo con Israele. Purtroppo questo vizio non è estraneo al mondo ebraico; IC stessa è stata definita squadrista da una sedicente filosofa che però non vede contraddizione fra il suo dirsi di sinistra (ed ebrea) e l’ammirazione per un nazista dichiarato e non pentito come Heidegger. E non è stata la sola a insultarci così. Certamente assai più gravi di queste infanitili intemperanze sono certe dinamiche che si presentano nella politica israeliana (http://www.algemeiner.com/2016/05/06/the-malady-of-jewish-inner-nazi-phobia/). Quando un ex primo ministro e ministro della difesa come Barak parla di “tendenze fasciste” nella società e nella politica israeliana, avrebbe il dovere di spiegare e motivare bene un’affermazione così grave (https://m.reddit.com/r/conspiracy/comments/4kdsb4/israel_has_been_infected_
by_the_seeds_of_fascism/). Quando un generale che è anche vicecapo di stato maggiore dell’esercito, Yair Golan, usa un’occasione ufficiale solenne come la festa dell’indipendenza per dire che la società israeliana sta diventando simile a quella dell’Europa degli anni Trenta in cui si stava preparando la Shoà (http://www.timesofisrael.com/deputy-idf-chief-israeli-societal-trends-akin-to-pre-holocaust-europe/), sostanzialmente appoggiato dal ministro della Difesa Ya’alon, che per fortuna ha perso quel ruolo, siamo vicini all’idea, questa sì fascista, che l’esercito debba modellare a sua immagine la società e comandarla, non viceversa.
Una cosa va capita e ribadita a tutti: coloro che pretendono il monopolio della moralità in quanto di sinistra e che su questa base pretendono di delegittimare i propria avversari, non hanno capito nulla del gioco democratico, non sanno che la pretesa agli “stati etici” (di destra come di sinistra, laici come cristiani o musulmani) sono la base ideologica del totalitarismo. Credono di essere democratici, magari in perfetta buona fede (talvolta no); ma lavorano per il re di Prussia (o per Stalin, Khomeini, Mussolini, Mao o Al Qaeda).
Ugo Volli