A destra: la Francia appoggia il boicottaggio dei prodotti israeliani dei territori contesi e chiude un occhio sui tipici prodotti dei terroristi islamici
Cari amici,
in questi giorni si sta recitando una nuova commedia di varietà nel teatrino diplomatico intorno a Israele, sempre attivo per la gioia di coloro che pensano che nel bagno di sangue che ha coinvolto tutto il Medio Oriente arabo il problema non siano le guerre fra le fazioni islamiche, il terrorismo sempre islamico, il genocidio delle popolazioni cristiane sopravvissute, l'uso delle armi chimiche che Assad ha ripreso a fare in pieno spregio non solo del diritto internazionale, ma dei patti con la comunità internazionale (http://www.theguardian.com/world/2016/mar/14/syria-chemical-weapons-attacks-almost-1500-killed-report-united-nations) senza obiezioni da parte di nessuno, né l'imperialismo iraniano, che ha ormai conquistato tre paesi arabi (Iraq, Siria, Libano) e minaccia gli altri - no, il problema è la pretesa dell'Autorità Palestinese di ottenere da Israele tutto il territorio al di là della linea verde senza garanzie di sicurezza o contraccambi di sorta; o piuttosto, come la mettono loro, il rifiuto di Israele di fare “le necessarie concessioni” cioè di mettere a rischio la sua stessa esistenza, senza garanzie, solo per “riprendere il processo di pace”.
Questa nuova commedia ha un autore, il presidente francese Hollande. Approfittando dell'assenza americana dovuta alla campagna elettorale o forse alla consapevolezza diffusa, anche nel mondo politico di Washington, che ogni mossa di Obama si conclude in un disastro, Hollande ha deciso di giocare la carta mediorientale forse per far risalire la sua popolarità che è ai minimi storici e naturalmente per ribadire l'ammaccata grandeur francese. Ha scelto cioè di convocare per fine maggio una conferenza internazionale sul conflitto israelo-palestinese con questa bizzarra trovata, di non farvi partecipare gli interessati (http://www.reuters.com/article/us-israel-palestinians-france-idUSKCN0XI26T). Non solo insomma si vuole evitare la sola strada ovvia e legale nel caso di conflitti internazionali, che è la trattativa fra le parti, ma proprio le si lascia fuori dalla porta. E' una mossa neocoloniale, in cui delle autonominate grande potenze dovrebbero decidere loro al posto degli interessati: una cosa così azzardata che neppure le grandi potenze vere, Usa e Russia, hanno mostrato la minima voglia di entrare in scena. Kerry per esempio ha spiegato che purtroppo nei giorni programmati per la conferenza aveva altri impegni, e richiesto di dare delle disponibilità alternative si è distratto e non ha risposto... (http://hamodia.com/2016/05/15/france-delay-peace-conference-kerry-2/).
Incurante dell'evidente perplessità internazionale, Hollande ha deciso di andare avanti e ha spedito il suo ministro degli esteri Jean-Marc Ayrault in tournée fra Israele e Autorità Palestinese per ottenere il consenso degli interessati alla conferenza da cui li si vorrebbe escludere. Muhammed Abbas naturalmente ha accettato con entusiasmo, perché tutto ciò che mette in crisi lo status quo e mette in difficoltà Israele gli va bene.
Netanyahu ha fatto notare ad Ayrault che Israele aveva molte difficoltà a considerare l'iniziativa francese come equilibrata e gli ha fatto notare che la Francia appena una settimana fa aveva votato una mozione all'Unesco in cui si nega qualunque rapporto del mondo ebraico con Gerusalemme e il Monte del Tempio, uno dei numerosi scempi della storia e del buon senso che l'agenzia dell'Onu che dovrebbe occuparsi della cultura commette contro Israele. Non è certo una novità, la retorica folle che nega i dati storici per la causa “antimperialista” della “Palestina” sono prodotti senza sosta dalle agenzie internazionali e in particolare dall'Unesco. Il fatto è che questa volta la negazione della storia del popolo ebraico (e anche implicitamente della narrazione evangelica dei cristiani) porta anche la firma della Francia. (http://www.haaretz.com/israel-news/.premium-1.719649).
Dopo il voto Hollande si è affrettato a definirlo “un equivoco” (http://www.haaretz.com/israel-news/.premium-1.719567) e il suo primo ministro Valls (molto migliore di lui, perché a sua differenza certamente non è antisemita) ha dichiarato che gli dispiaceva (http://www.lemonde.fr/politique/article/2016/05/11/resolution-sur-jerusalem-manuel-valls-regrette-le-vote-de-la-france-a-l-unesco_4917614_823448.html). Lo stesso hanno fatto alcuni altri politici francesi. Ma la politica internazionale non è una lite da comari in cui a una può scappare una parola di troppo. I casi sono due: o la negazione dei diritti storici del popolo ebraico sulla terra di Israele e su Gerusalemme sono la politica francese; oppure la diplomazia francese è del tutto incapace e prende posizioni a casaccio su temi delicatissimi. E' abbastanza chiaro che (al di là delle frasi più o meno “infelici” o meglio grottesche), la prima ipotesi è molto più probabile. Ma anche la seconda è inquietante.
In ogni caso Netanyahu ha dichiarato a Ayrault che Israele non si fida della conduzione francese di una conferenza sul Medio Oriente, la considera di parte e che non intende accettarne i risultati. Inutile dire che Hollande ha fatto replicare che la Francia intende andare avanti lo stesso (http://www.timesofisrael.com/french-minister-pans-own-government-for-unesco-vote-on-jerusalem/). Ecco, la nuova commedia sul Medio Oriente (o la nuova tappa dell'assedio diplomatico) è preparata e il sipario si aprirà probabilmente fra un paio di settimane. Siamo tutti avvertiti, non mancheranno le dichiarazioni solenni e la pretesa di agire in nome della pace e dell'umanità. Non preoccupatevi, sono battute comiche, scritte per emozionare gli aficionados. Peccato solo che Hollande, il presidente che scappava in vespa dalla residenza ufficiale per andare a trovare l'amante, sia un pessimo attore.
Ugo Volli