La Russia di Putin dietro Assad in Siria
Per quel che importa all’Occidente la guerra folle e senza fine in Siria potrebbe anche svolgersi su un altro pianeta, e non è l'unica lezione che il conflitto insegna. Negli ultimi cinque anni, una guerra in cui ciascuno combatte contro tutti gli altri ha imperversato in quella che una volta si chiamava Siria. Almeno mezzo milione di persone sono morte, due milioni i feriti, cinque milioni - metà circa della popolazione - sono diventati profughi, alcuni all’interno, altri al di fuori dal Paese. E non c’è ancora luce alla fine del tunnel. La tregua è stata violata, gli omicidi di massa continuano, ed è come se la Siria si trovasse su qualche altro pianeta e nessuno vedesse o sentisse quello che vi sta succedendo.
Questa non è una novità. La novità sta nella pubblicazione dell’articolo di Amos Harel, corrispondente militare e analista della difesa, che il quotidiano Haaretz ha pubblicato il 2 maggio con il titolo: “L’escalation in Siria: Assad ha iniziato a utilizzare di nuovo le armi chimiche”. Il sottotitolo dice: “L’esercito siriano ha usato armi chimiche, molto probabilmente il gas mortale Sarin contro i combattenti dell’ISIS che hanno attaccato delle proprietà governative nei pressi di Damasco”. Armi chimiche? Sarin? Non c’era stato un accordo firmato nel settembre del 2013, appena tre anni fa, tra gli Stati Uniti e la Russia, in cui era stato deciso che tutte le armi chimiche in possesso di Assad dopo la strage dell’agosto del 2013 sarebbero state distrutte? Il risultato dell’accordo e della distruzione delle arme chimiche, è stato che il governo degli Stati Uniti è riuscito a evitare di assolvere il proprio impegno a procedere contro Assad, nel caso lui avesse oltrepassato alcune linee rosse, vale a dire, se avesse usato queste armi contro i civili. Gli americani hanno persino destinato una nave speciale allo scopo di distruggerle, ma ora è emerso con chiarezza che Assad ne aveva messo da parte una notevole quantità, che gli consente di attaccare con agenti chimici i suoi nemici. Egli potrebbe persino avere a disposizione i mezzi per produrle.
Se le cose stanno in questi termini, perché preoccuparsi di firmare accordi che nel mondo di oggi non hanno neppure il valore della carta su cui sono stampati? Non meno scioccante è il fatto che il mondo non abbia fatto nulla, nonostante si fosse reso perfettamente conto che l’accordo era un misero pezzo di carta senza valore, malgrado fosse previsto che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si sarebbe fatto valere nel caso Assad non avesse onorato il suo impegno.
Purtroppo questo accordo si aggiunge ai numerosi altri che l’Occidente ha firmato, e che sono rimasti disattesi. Un esempio importante è il Memorandum di Budapest, firmato nel dicembre del 1994, in cui le potenze occidentali si erano impegnate a garantire l’integrità territoriale dell’Ucraina se questa avesse rinunciato all’armamento nucleare ricevuto in seguito al crollo dell’Unione Sovietica. Cos’hanno fatto i Paesi firmatari del Memorandum quando la Russia di Putin ha invaso l’Ucraina e contro l’annessione della penisola di Crimea, parte dell’Ucraina, nel 2014? Non hanno mosso un dito. Quale è il valore del Memorandum di Budapest? Zero. E qual è il valore degli impegni e degli accordi fatti dalle potenze occidentali? Tutti conoscono la risposta a questa domanda, ormai.
Il problema è ancora più grave quando riguarda la vita di così tante persone che vivono nel terzo mondo e, in particolare, negli stati arabi. L’Occidente non fa nulla per fermare gli omicidi di massa in Siria, non ha fatto nulla per impedire gli omicidi di massa in Iraq, Libia e Yemen che si sono perpetrati in passato per parecchi anni senza alcun controllo. Il problema in Yemen è chiaro e così lo è la sua soluzione: una posizione forte contro l’Iran, che sostiene i ribelli, e contro l’Arabia Saudita, che sostiene il presidente, avrebbe portato le ostilità a finire molto tempo fa, ma il mondo - e in particolare la parte occidentale - è stanco e stufo dei problemi del mondo arabo. L’impressione che ne traggo è che gran parte dell’Occidente non perderebbe il sonno se il mondo arabo, e tutto il mondo musulmano con esso, fosse cancellato dalla carta geografica in una guerra di distruzione di massa a tutto campo. La guerra in Siria ha dato al mondo lo Stato Islamico, una volta chiamato Daesh o ISIS.
Bashar al Assad con Vladimir Putin
Il mondo intero era a conoscenza delle migliaia di volontari, musulmani terroristi ansiosi di combattere, che stavano affluendo nei campi del Jihad di Siria e Iraq attraverso la Turchia. Ogni agenzia di intelligence sapeva che Erdogan li stava aiutando ad infiltrarsi in Siria per unirsi a coloro che combattono il suo acerrimo nemico, Assad. Che cosa ha fatto il mondo per convincere o costringere la Turchia a cambiare atteggiamento? Niente. Allora, chi ha la colpa per la rapida espansione della Stato Islamico? Solo la Turchia? O è la risposta di un gran numero di stati occidentali che sapeva fin troppo bene la parte che la Turchia stava giocando nel contrabbando di jihadisti in Siria; sapeva che la Turchia acquistava petrolio dallo Stato Islamico - anche perché alcuni di loro fanno lo stesso - conosceva il contrabbando di armi attraverso la Turchia verso lo Stato Islamico - e non ha fatto nulla?
Peggio di tutto è il modo in cui il mondo si comporta nei confronti dell'Iran, un paese che dovrebbe essere ritenuto responsabile per una buona parte della catastrofe siriana. L’Iran sostiene Assad, un assassino di massa, in tutti i modi che può: migliaia di soldati iraniani e altri combattenti che sono venuti attraverso l’Iran sono attivi contro i ribelli, enormi quantità di denaro viaggiano dall’Iran alla Siria, per consentire ad Assad di comprare sostenitori in un paese dove non è rimasto quasi nulla da acquistare. L’Iran ha iniettato le sue coorti libanesi dentro Hezbollah, e quell’organizzazione terroristica ha perso migliaia di combattenti sul terreno che un tempo fu la Siria. Perché il mondo tace di fronte all’aiuto iraniano nell’omicidio di massa? Perché il mondo corre a firmare un patto nucleare con l’Iran e rimuovere le sanzioni economiche che erano state imposte? Per far sì che le centinaia di miliardi di dollari che l’Iran riceve possano ravvivare gli incendi e il terrore in Siria, Iraq e in qualsiasi altro luogo in cui può comprarsi degli amici? Il comportamento dell’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, di fronte agli omicidi di massa che si svolgono in Medio Oriente, deve accendere, per aprire gli occhi di Israele e dei suoi amici in tutto il mondo, non solo una luce rossa ma un potente riflettore.
La conclusione più importante a cui gli ebrei e gli israeliani devono giungere è quella di non fare affidamento su nessun impegno, su qualsiasi accordo, verbale o scritto, quando si tratta della nostra sicurezza, perché quando arriva il momento della verità, i nostri amici sono restii a comportarsi correttamente, esattamente come hanno fatto settanta anni fa. Allora, erano ben consapevoli del fatto che milioni di ebrei venivano sistematicamente uccisi e non hanno fatto nulla per fermare la macchina genocida nazista. Politici, accademici, artisti e molti personaggi pubblici in Occidente non perdono l’occasione di attaccare Israele per ciò che è costretto a fare per combattere il terrorismo, ma restano muti quando i crimini contro l’umanità sono perpetrati in qualsiasi altra parte del Medio Oriente.
Il doppio standard con cui giudicano Israele deve essere la base del comportamento politico e militare di Israele, in particolare quando l’argomento è quello degli “accordi di pace” da firmare in Medio Oriente - pezzi di carta che solo gli Stati Uniti e l’Europa guardano con un minimo di serietà e non hanno in ogni caso alcuna intenzione di far rispettare. Solo Israele sa e saprà come proteggere al meglio se stesso, non deve mai fare affidamento su uno qualsiasi dei suoi cosiddetti amici, perché il cinismo e l’ipocrisia che caratterizzano la politica internazionale, quando arriva il momento di attivare accordi, fanno sì che solo la forza - tipo quella che la Russia sta usando in Siria e in Ucraina - ha qualche significato. I patti e gli impegni sono solo pezzi di carta soffiati via dal vento proprio quando sono più necessari, a meno che non soddisfino gli interessi immediati di chi li ha firmati.
Nel mondo di oggi, solo i forti sopravvivono, non a causa degli accordi che loro e altri hanno firmato, ma in forza del prezzo che possono esigere da chiunque sa che non sopravvivrà se non manterrà i suoi impegni. In Medio Oriente, il luogo più misero su questa terra, Israele non può sopravvivere con la forza dei suoi diritti, ma con il diritto della sua forza. La situazione migliore sarebbe la combinazione delle due: il diritto di Israele alla sua terra sostenuto dalla forza che deve essere utilizzata per esercitare tale diritto. La guerra in Siria deve insegnare agli israeliani una lezione basilare nella politica internazionale, e devono trarre le giuste conclusioni dalla catastrofe siriana, se vogliono continuare a vivere.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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