In riferimento all'articolo apparso sull'Osservatore Romano dove si evita con ''perizia'' di scrivere la parola Israele sostituito con Terra Santa, voglio aggiungere questo. Sono stato personalmente in visita al quartiere cristiano di Gerusalemme e tutte le persone con cui ho parlato tra cui alcuni frati francescani non è mai uscita dalla loro bocca la parola Israele. Ho preso alcuni loro giornali che erano a disposizione del pubblico ed anche su questi giornali la parola Israele era assente. Ho pensato ironicamente al gioco del silenzio ma come ben sappiamo non è così. Israele è una spina nella loro gola!
Sempre con shalom.
Fulvio Canetti Gerusalemme
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Non è solo l'ossevatore romano, ho sentito maree di persone dire: sono stato in terra santa - il punto è che i viaggi organizzati nella cosidetta terra santa sono una specie di pellegrinaggio ai luoghi di Cristo e della Bibbia e niente hanno a che fare con Israele, intenndo il vero Israele, gli israeliani, la difficile, affascinante, bella realtà israeliana
Daisy Mawhero Maori
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L'odio antico è ancora più forte della sicurezza e rispetto che Israele garantisce ai cristiani e alle altre minoranze. Lo sappiamo, ma sappiamo anche che la democrazia israeliana è così reale da non farne una tragedia. Sono più pericolosi quelli che dovrebbero essere dalla parte di Israele mentre invece trescano con i nemici.
IC Redazione
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Gentilissima Redazione,
leggo ora, nel Vostro commento odierno all’articolo dell’Osservatore Romano sui pellegrinaggi in Terra Santa, l’interrogativo “in quale paese siano mai andati questi pellegrini, visto che la Terra Santa ne comprende diversi” (non mi risulta che fra questi sia incluso l’Iraq, benché da Ur dei Caldei sia partito Abramo) e l’assunto che essi siano “andati solo in Israele, l'unico paese che garantisce la sicurezza”. In realtà, come potrete verificare agevolmente, quasi tutti i pellegrinaggi cattolici (praticamente tutti quelli pensati per chi è al suo primo pellegrinaggio in Terra Santa e molti di quelli pensati per chi ne ha già compiuti) comprendono almeno Betlemme e, spesso, anche Gerico (città entrambe amministrate dall’ANP) e non mancano quelli che includono altre località di Giudea e Samaria ben oltre la c.d. Linea Verde e, a differenza della parte orientale di Gerusalemme, non annesse da Israele. Senza contare, naturalmente, che, per quanto possiate non condividerlo, l’espressione Terra Santa, nel contesto religioso di un pellegrinaggio, ha un valore profondo ed irrinunciabile per i cattolici: esprime l’idea di visitare la Terra di Gesù, la Terra in cui si è compiuta la Redenzione del genere umano e, che per tale ragione, è la ‘terra di origine’ di ogni cristiano credente. (Per questo anch’io, che parlo sempre con piacere di ‘Israele’ e l’ho visitato altre due volte, nel caso del mio finora unico pellegrinaggio, che incluse Betlemme e Gerico, lo ricordo come il ‘pellegrinaggio in Terra Santa’).
Molto cordialmente,
Annalisa Ferramosca
Non abbiamo mai sostenuto che il termine 'Terra Santa' dovesse essere abolito, ognuno è libero di usare le parole che vuole. Ma lei non considera con sufficiente attenzione tutti gli episodi, che segnaliamo con puntualità, di come la stampa cattolica e la politica estera del Vaticano, elimina dal loro linguaggio la parola 'Israele'. I pellegrinaggi cui le allude si svolgono tutti nell'attuale Israele o lì vicino (Betlemme, Gerico) e l'aeroporto usato è sempre quello di Tel Aviv. La 'Terra Santa' dell'ebreo Gesù era molto più vasta degli itinerari dei luoghi visitati oggi dai 'pellegrini', comprendono parti di stati arabo-musulmani dove lo sport preferito e la caccia e possibilmente, l'uccisione dei cristiani, non essendo riusciti finora a sterminare gli israeliani, anche perchè non porgono l'altra guancia, ma rispondono per le rime.
Grazie per i suoi contraddittori, che ci consentono di dire il nostro pensiero.
IC Redazione