(Traduzione di Angelo Pezzana)
Bernie Sanders
Nel 2014, la Anti-Defamation League pubblicò uno studio sull’anti-semitismo, realizzato in un centinaio di paesi e istituzioni. I primi 10 classificati, che rappresentano l’80% del totale, appartengono al mondo arabo-musulmano. In cima, West Bank e Gaza con il 93%. Malgrado ciò, Bernie Sanders, candidato alle presidenziali Usa ha affermato che il rapporto tra Stati Uniti e Israele dipende dal miglioramento delle relazioni con i palestinesi.
Ha poi aggiunto che gli Stati Uniti non devono limitarsi ad essere amici del solo Israele, ma lo devono essere anche dei palestinesi. In altre parole, se venisse eletto, il suo paese dovrà cercare di essere amico delle entità più anti-semite che esistono sulla terra. Ha anche detto che i palestinesi devono essere trattati con “dignità e rispetto”. Chi lo intervistava avrebbe dovuto chiedergli perchè dovrebbero essere trattati in questa maniera i promotori di genocidi e chi incita all’assassinio. Un leader ebraico americano mi disse una volta in privato “Sanders non ha nemmeno un grammo di anti-semitismo nel suo corpo”. Sarà, eppure le sue parole sono quelle di un estremista anti-semita. Si è molto scritto sul fatto che è ebreo, senza però mai citare che si augura relazioni amichevoli tra gli Usa e Hamas, l’entità che dichiara apertamente di voler eliminare tutti gli ebrei.
Forse Sanders dovrebbe chiedere prima ad Hamas, visti i buoni rapporti che vuole instaurare, se riterrà di non ucciderlo se venisse eletto. Un altro punto molto discusso è il conto che Sanders ha fatto dei civili palestinesi morti nella campagna “Scudo protettivo” contro Gaza nel 2014. Ha dichiarato “10.000 innocenti“, un numero del tutto inventato. Ma questo è un dettaglio se lo paragoniamo alla sua vicinanza agli estremisti odiatori di ebrei, una posizione che Sanders giudica “ equilibrata”. Ancora più rilevante è capire la definizione che dà di se stesso in quanto socialista.
Gli americani, inclusi gli ebrei, non sono molto famigliari su cosa voglia dire oggi essere socialisti. Per capirlo meglio, guardiamo a quel che succede in Europa. Sanders è un grande ammiratore dei paesi scandinavi, dove però sono proprio i socialisti a diffondere odio contro Israele, la nuova forma di anti-semitismo. La Svezia è il paese più grande della Scandinavia, il cui leader più conosciuto è stato il Primo Ministro Olof Palme, tra i primi a definire Israele ‘stato nazista’. Sotto il sindaco socialdemocratico Ilmar Reepalu, Malmo, terza città per importanza, è diventata la capitale europea dell’anti-semitismo. Non stupisce che sia la Svezia il paese europeo dove la maggior parte degli ebrei è costretta a nascondere la propria identità in pubblico.
Jens Stoltenberg, Segretario Generale della Nato, è stato primo ministro della Norvegia dal 2005 al 2013, quando il governo guidato dal partito laburista venne sconfitto alle elezioni. In più occasioni, non volle intervenire quando durante i comizi dei quali era l’oratore veniva attaccato violentemente Israele. Il nuovo segretario del partito, Jonas Gahr Stoere, ha scritto la prefazione a un libro scritto da due fanatici odiatori di Israele, dove è scritto che Israele è entrato a Gaza per uccidere donne e bambini.
Jeremy Corbyn, solidale verso i terroristi di Hamas
Ci sono altri esempi di partiti socialisti guidati da odiatori di Israele. In prima fila il Partito Laburista inglese, che è all’opposizione. Il suo leader, Jeremy Corbyn, ha detto che Hezbollah e Hamas sono suoi amici ed è in buoni rapporti con negazionisti della Shoah. Il Partito laburista dovrebbe iniziare a indagare fra i suoi membri, per verificare la dimensione dell’anti-semitismo al suo interno. Un iscritto, poi espulso, disse che Hitler era il Dio dei sionisti, mentre un consigliere comunale, anche lui poi espulso, disse che Hitler è stato l’uomo più grande della storia. Il Partito Laburista olandese, nel suo programma, pone molte domande a Israele, nessuna ai palestinesi. Un suo leader parlamentare, Diederik Samson, in un intervento sul tema, ha ignorato tutti i crimini commessi dai palestinesi, incluso il genocidio degli ebrei nello statuto di Hamas.
Ci sarebbero molti altri esempi, anche se è vero che la maggior parte dei leader socialisti europei non sono anti-semiti e non ne favoriscono la diffusione. È il caso del Presidente francese François Hollande e del Primo Ministro Manuel Valls. Il Partito Socialista francese è però pieno di “razzisti umanitari”-come li definisco io- che preferiscono distogliere lo sguardo dalle intenzioni genocide e dall’estremo anti-semitismo fra i palestinesi. Sanders non chiama amici Hezbollah e Hamas, eppure fa dichiarazioni estremiste e immorali a sostegno degli odiatori degli ebrei. Basta verificare la sua partecipazione fra i socialisti odiatori di Israele per capirlo. Anche se dichiara – retoricamente - “Israele ha il diritto di esistere”, questo non basta a far dimenticare il resto. Ancora in questi giorni conduce la sua campagna elettorale in molti stati, dimostrando la propria simpatia per gli estremisti palestinesi e i vari odiatori di Israele.
P.S. Patrick Leahy, l’altro senatore democratico del Vermont, uno Stato di soli 600.000 abitanti, è l’autore di una legge che condiziona l’aiuto militare Usa al protocollo dei diritti umani delle forze di sicurezza. Pare che abbia chiesto al Dipartimento di Stato di fare indagini su Israele in merito. Da buon ipocrita, dimentica che gli Usa, in una operazione non di guerra e al di fuori delle regole giudiziarie, hanno eliminato con i droni in Pakistan 3.800 persone, in gran parte civili. L’attuale clima sociale in Vermont, a quanto pare, non sembra propizio ad appoggiare i suoi più alti rappresentanti politici.
Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). E' una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte.