Vorrei replicare all'articolo, un tantino velenoso, di Ugo Volli sui cinquecento anni dell'istituzione del primo ghetto al mondo a Venezia. Innanzi tutto, non c'è stata e non è programmata alcuna "celebrazione" dell'evento. Il programma di attività in calendario, infatti, nìmira a diffondere la conoscenza di un fenomeno che, nel bene e nel male, ha segnato la storia degli ebrei europei e non solo degli ebrei. Trovo assolutamente ingiusto rivolgere una critica gratuita a Shaul Bassi che è pure docente di anglistica, ma ha una profonda conoscenza del mondo ebraico, specialmente di quello in cui è nato e vissuto, cioè quello veneziano. Inoltre, è il benemerito promotore e sostenitore di iniziative volte alla preservazione e alla diffusione del patrimonio culturale ebraico nella nostra città. Infine, il tono di Volli mi induce a ritenere che la sua conoscenza della storia veneziana e di quella delgi ebrei a Venezia sia piuttosto abborracciata, specialmente per ciò che riguarda i loro rapporti con la Serenissima. Tutto ciò che riguarda il ghetto lagunare e la sua regolamentazione è frutto di negoziazione tra gli ebrei e le istituzioni pubbliche, non di imposizioni di queste ultime nei confronti dei primi. Non per nulla gli ebrei europei vedevano nella Serenissima una sorta di porto sicuro rispetto ai rischi a cui incorrevano in altri Stati europei. Inoltre, forse Volli non sa che furono gli stessi ebrei a chiedere un luogo dove vivere protetti da molestie esterne. A Venezia non sono mai sorti tumulti contro gli ebrei, tanto meno pogrom e drammatiche fughe repentine di massa. Il rapporto fra Venezia e il suo ghetto, sia pure fra alti e bassi, è storicamente unico al mondo. Non è stato così per i ghetti che successivamente sono sorti in diverse città italiane ed europee. Fare di ogni erba un fascio è un errore clamoroso. Cordialità
Maurizio Del Maschio
Il nostro gentile lettore è un ottimista esagerato - o forse non si rende conto di quel che dice. Se fosse vero che gli ebrei stessi avessero chiesto di essere rinchiusi nel ghetto per evitare "molestie esterne" queste dovevano essere gravissime, anche a Venezia. Ma l'ovvia verità è che la prigionia nel ghetto fu imposta,tant'è vero che nessuno poteva evutarla. Quanto all'idea di un negoziato fra gli ebrei e la Serenisima sulle condizioni della prigionia, si è mai visto un vero negoziato fra parti così diseguali ? Una sola sento di dover chiarire, e cioè che non ho nulla contro gli anglisti e neanche contro il prof. Bassi. Semplicemente non mi faccio illusioni sui ghetti, a differenza di lui e del nostro lettore.
Ugo Volli