Gli arabi non perdono mai l'occasione di perdere un'occasione. Ma sarà poi vero?
Commento di Deborah Fait
Abu Mazen all'Onu
afferma che non trattera
più la pace con Israele
Nell'ormai lontano 1973, durante i negoziati di pace arabo-Israeliani a Ginevra, Abba Eban, grande ministro israeliano e ambasciatore all'ONU, pronunciò questa frase rimasta nella storia: "Gli arabi non perdono mai l'occasione di perdere un'occasione". Effettivamente questo è quanto sembra, ma a pensarci bene.... forse...è solo una furba e cinica strategia.
a sin. Ehud Barak, Ehud Olmert
Nel 1948 avevano l'occasione, offerta su un piatto d'argento, di formare uno stato accanto a Israele. Rifiutarono e optarono per una guerra di distruzione dello stato ebraico appena nato. Nel 1967, dopo la guerra dei 6 giorni, terminata con il trionfo di Israele contro Egitto, Siria, Giordania uniti per la "solita" tentata distruzione, fu offerta agli arabi la restituzione dei territori conquistati in cambio di una pace duratura.
La Lega Araba riunitasi a Kartoum, in Sudan, decretò il suo rifiuto totale: No alla pace, NO al riconoscimento di Israele, NO alle trattative.
Nel 1973, a Ginevra, i negoziati si conclusero con altri rifiuti.
Nel 2000 a Camp David, Ehud Barak offrì a Arafat quasi tutto, compresa Gerusalemme Est, la sovranità sul Monte del Tempio e l'offerta ai palestinesi dello status di nazione.
La risposta fu un no secco seguito dalla fuga di Arafat dal tavolo delle trattative lasciando Clinton e Barak con tanto di naso e con il segretatrio di Stato Allbright che lo rincorreva in giro per il mondo.
Nel 2001, a Taba, altro rifiuto.
Nel 2008, Ehud Olmert offrì un accordo ancora migliore di quello precedente di Barak ma Abu Mazen non si degnò neppure di rispondere.
Nel 2009 l'ANP, appoggiata da Obama, chiese il congelamento di nuove costruzioni in Giudea, Samaria e Gerusalemme, Netanyahu bloccò tutto per 10 mesi nella speranza di riprendere i negoziati ma Abu Mazen rifiutò ancora una volta e da allora ogni tipo di dialogo cessò del tutto per lasciare il posto al passatempo preferito dei palestinesi: il terrorismo.
Alla luce di questi innumerevoli rifiuti della pace o almeno di una convivenza più tranquilla si potrebbero evincere due cose, l'ottusità palestinese e la conferma che la definizione di popolo non calzi per niente a chi da 70 anni rigetta l'idea di avere uno stato.
Forse, a pensarci bene, tanto ottusi non sono, accettare le offerte israeliane e diventare una nazione farebbe immediatamente cessare il fiume di soldi che mensilmente si riversa nella casse dell'ANP. Finita la questua dovrebbero incominciare a lavorare.
Quante volte ho scritto che agli arabi palestinisti interessa una cosa sola: mantenere la situazione immutata fino al momento del colpo di fortuna (leggi distruzione di Israele) per poi chiedere alle potenze arabe di creare, secondo il sogno di Arafat, un grande califfato, ovviamente terrorista, su tutto il territorio del Medio oriente.
Praticamente il raiss tanto amato dagli europei, adorato da Craxi, accolto in Vaticano, abbracciato dal Papa, è stato il precursore, forse addirittura l'ispiratore di Al Baghdadi e del Daesh.
Già nel 1969, l'Organizzazione della Conferenza Islamica e la Lega Araba si erano poste come obiettivo la distruzione di Israele e la conquista dell'Occidente.
Israele esiste ancora, è un osso duro, orgoglioso della propria storia, fiero di essere un Popolo ritornato alla propria Terra dopo millenni di diaspora e di persecuzioni, niente e nessuno riuscirà a distruggerlo ma la conquista dell'Europa è incominciata da tempo con la cancellazione della sua cultura e con la sudditanza all'Islam.
Giudea e Samaria
Perchè ho ricordato tutti i rifiuti arabi alle offerte di pace di Israele? Alcuni giorni fa era circolata la notizia che vi fossero trattative segrete tra Israele e l'ANP per riaprire i negoziati, ripristinare il controllo dell'Autorità palestinese su tutte le città e villaggi della Zona A che copre un quinto del territorio della Cisgiordania, cessare il terrorismo e infine il ritiro delle Forze di difesa israeliane dal territorio.
Abu Mazen ha rifiutato l'offerta. Chissà come mai! Beh, il come mai è presto spiegato.
Chi glielo fa fare ai palestinesi di negoziare rischiando addirittura di dover accettare uno stato cessando i piagnucolamenti che tanto commuovono l'Occidente, dal momento che, senza "pericolose" trattative, sono coccolati, viziati, foraggiati generosamente da Europa e Stati Uniti.
Abu Mazen è abusivo da 6 anni, perchè l'ANP non usa indire elezioni, peggio della Corea del Nord, ma nessuno protesta, nessuno osa fare una piccola critica a una simile dittatura. Nelle casse di Abu Mazen piovono miliardi da finanziamenti internazionali e dai paesi donatori ( che sarebbero destinati a creare strutture e benessere), che lui, seguendo l'esempio di Arafat, divide in conti correnti personali sparsi nelle banche del pianeta. Lui e il suo entourage sono miliardari e tengono il popolo nella miseria sia fisica che spirituale secondo l'antico disegno arabo di usare la popolazione, tenuta nell'ignoranza, come bomba umana contro Israele e come oggetto di ricatto e di compassione per il resto del mondo.
In Siria ci sono stati 500.000 morti nella guerra civile, tra cui 30.000 bambini ma l'Occidente si indigna se le Forze di difesa israeliane sparano contro i terroristi da coltello che si scagliano contro civili israeliani. E parte subito il titolone! In effetti chi glielo fa fare all'ANP di accettare le offerte israeliane e ricominciare i negoziati?
Abba Eban credeva davvero che gli arabi perdessero le occasioni per ottusità, ma, a distanza di decenni, è chiaro e lampante che così non è. Rifiutare ogni negoziato, rischiare di diventare uno stato sovrano li obbligherebbe ad assumersi responsabilità che non vogliono, a render conto degli aiuti internazionali, a creare economia, benessere, soprattutto dovrebbero rinunciare ad ammazzare gli ebrei e sappiamo che sono tutte cose difficili per loro.
Meglio, molto meglio, molto più semplice fare le vittime, i profughi per ereditarietà, i pezzenti con la mano tesa a chiedere la carità e far si che il mondo intero pianga sulle loro disgrazie e odi gli ebrei più di sempre.
Per tutti questi motivi non c'è una soluzione al conflitto israelo-palestinese se non mettere Israele in totale sicurezza, pretendere il giuramento di fedeltà allo Stato ebraico, espellere chi si rifiuta (lo fanno gli USA, perchè noi no?) e pensare finalmente a noi stessi trasformando Israele in quel giardino dell'Eden che sarebbe diventato senza tante guerre e terrorismo.
Nonostante tutti i nostri problemi siamo all'undicesimo posto tra i paesi più felici del mondo, dopo Danimarca, Svizzera, Islanda, Norvegia, Finlandia, Canada, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Svezia e Australia.
Benissimo, senza questa palla palestinista al piede che rifiuta di redimersi, potremmo passare tra i primi cinque perchè se i Paesi che ci precedono hanno il PIL, noi abbiamo tanto entusiasmo, voglia di vivere e amore per la nostra Terra. http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=253&sez=120&id=61750
Deborah Fait
"Gerusalemme, Capitale di Israele unica e indivisibile"