L’ultimo segreto schiaffo in faccia 16/03/2016
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Autore: Ugo Volli
L’ultimo segreto schiaffo in faccia
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: la risposta dei capi palestinesi alle proposte di pace di Israele

Cari amici,

quando ho cominciato a scrivere queste cartoline, mi divertivo molto a dare i “buchi”, come si dice in gergo giornalistico, ai giornaloni, cioè a comunicare notizie che mi sembravano importanti e che mancavano dalle loro pagine. Poi ho capito che non ero io – senza corrispondenti sul campo, solo col mio computer, ridotto a fare controinformazione solo dopo aver svolto il mio lavoro e i miei altri impegni – a dare buchi alle redazioni che fanno questo per mestiere, ma che erano loro ad autocensurarsi su certi argomenti, seguendo, chi più chi meno la morale di Riccardo Cristiano, quando rivendicò con l’Autorità Palestinese di non essere stato lui a riprendere il linciaggio di due israeliani in una stazione di polizia a Ramallah, ma solo “la concorrenza”: “noi rispettiamo sempre e continueremo a rispettare le procedure giornalistiche dell’Autorità Palestinese per il lavoro giornalistico in Palestina e siamo attendibili per il nostro lavoro accurato”. Ma mi resta il gusto di dare informazioni che sui telegiornali e sui quotidiani non passano affatto, o al massimo sono occultati dentro le pagine.

Vi dico questo perché anche oggi ho da darvi una notizia che non leggerete sui media e che io trovo significativa. Come sapete nei giorni scorsi il vicepresidente americano Biden ha fatto una visita in diverse capitali mediorientali fra cui Gerusalemme, è stato abbastanza vicino al luogo in cui si svolgeva un attentato da poterne avere qualche esperienza personale, ha parlato coi governanti israeliani e poi è andato a Ramallah a discutere con Muhammad Abbas. Fin qui l’informazione c’è stata. E’ mancato però quasi da tutti i media il contenuto dei colloqui di Biden con Abbas. Che sono stati due no. Biden, forse colpito dal fatto che ci fosse stato un feroce attentato a meno di un chilometro da lui quando aveva fatto visita alla fondazione Peres per la pace, ha chiesto ad Abbas di condannare chiaramente questa forma di “terrorismo popolare”. E Abbas gli ha detto di no, al massimo ha fatto un accenno fumoso nella conferenza stampa al fatto che “la violenza da qualunque parte provenga” non aiuta. Il che non vuol dire proprio niente, e infatti Biden si è mostrato molto deluso.

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Abu Mazen

Ma poi Abbas ha detto un altro no. Il vicepresidente americano si era presentato a Ramallah come portatore di un nuovo piano di pace, che in realtà è sempre lo stesso: a Israele si chiede il blocco immediato di ogni costruzione oltre la linea verde, inclusi i sobborghi di Gerusalemme e l’interno delle cittadine come Maalé Adumim e Ramallah, e in prospettiva una auto-pulizia etnica della sua popolazione dai territori contesi e l’abbandono della propria sicurezza nelle mani non proprio immacolate dell’Autorità Palestinese, a Abbas di accettare il fatto di avere di fronte lo stato della nazione ebraica e di rinunciare al progetto di sommergerlo con una massa di “rifugiati” che poi sarebbero i presunti pronipoti di coloro che avevano abbandonato Israele nel ‘48-’49 e nel ‘67. (http://unitedwithisrael.org/report-palestinian-authority-rejects-bidens-generous-peace-plan/). Abbas ha risposto che non se ne parlava neanche (http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2016/03/10/abu-mazen-respinge-iniziativa-pace-biden_c8315a63-1641-442c-917b-8520ec1a8e84.html).

Questo non fa certo meraviglia, per chi conosce le posizioni palestiniste. La loro intenzione è quella di prendersi tutto Israele e pur non sentendosi impegnati nei trattati che stringono con gli infedeli, certo non intendono sottoscrivere un trattato che darebbe loro un territorio che non controllano, ma li impegnerebbe, almeno moralmente a finire così la loro guerra. Quel che meraviglia è altro, l’ostinazione di chi va a fare proposte ad Abbas, Adesso ci si è messa anche la Francia (http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=32431), che vuole tenere una conferenza sul tema entro la primavera (https://www.commentarymagazine.com/foreign-policy/middle-east/israel/french-set-obama-israel-fight/). Ma la scena è sempre quella, gli occidentali che umilmente chiedono ai palestinisti se sarebbero disposti ad accettare una certa soluzione, cui loro pensano poi di obbligare Israele contro i suoi interessi e la sua volontà. E la risposta è la stessa di Khartoum, nel 1967: No, no e poi no. Loro se ne vanno tutti contenti, non ci informano e non ne prendono atto, pronti a riproporsi presto e a ricevere il prossimo schiaffo in faccia.

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Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90