A destra: una parata dei terroristi di Hezbollah
Cari amici,
spesso le storie piccole raccontano di più di quelle grandi. Oggi dunque vi racconto una storia piccola, che ha più o meno le dimensioni di due donne un po’ esili, alte 163 centimetri, larghe una quarantina e pesanti cinquanta chili. Più i loro vestiti, o se volete, i loro imballi. Già, perché non si tratta di due donne, ma di due razzi. Poca roba, in verità una gittata fra i 500 metri e gli 8 chilometri, una decina di chili di esplosivo, obiettivo prevalente i carrarmati che presi dall’alto sono molto più vulnerabili che di fronte o dai lati. Dall’alto, già, perché la piattaforma d’armamento preferita sono gli elicotteri. E naturalmente non funzionano solo contro i carri, distruggono facilmente obiettivi precisi come una moto, un’automobile, un appartamento (entrado dalla finestra). Il nome con cui sono conosciuti ne testimonia l’efficienza: Hellfire, o fuoco dell’inferno. I costruttori sono americani, è una Joint Venture tra Martin Marietta e Rockwell International; ne hanno venduti decine di migliaia dal 1984. Il costo è variabile, diciamo in media 110 mila dollari; il fatturato totale è intorno ai miliardi in dollari, non proprio da buttar via. Se ne volete sapere di più, potete trovare qui (https://en.wikipedia.org/wiki/AGM-114_Hellfire) tutte queste informazioni e molto più.
Vi chiederete perché ne parlo. Be’, adesso inizia la storia. Sabato scorso, uno di quegli strumenti elettronici che “fiutano” l’esplosivo ha dato l’allarme all’imbarco a Belgrado di un aereo passeggeri diretto a Portland, in Oregon (USA). Quel che faceva squillare l’allarme erano due bare di legno. Apertele, invece del classico caro estinto la polizia ha trovato due Hellfire. Bizzarro, non trovate? Chi manderebbe in uno dei più bucolici angoli degli States un bagaglio così. La risposta diventa più facile e inquietante se si sa che le due bare/razzi venivano dal Libano (http://pamelageller.com/2016/03/bomb-sniffing-dog-discovers-2-hellfire-missiles-bound-for-portland-oregon.html/). Anche se l’esercito libanese ha detto che si trattava di modelli da esercitazione, disarmati, c’è poco da star tranquilli. Intanto un’esercitazione da 200 mila dollari non è cosa di tutti i giorni. Ma perché i libanesi dovrebbero esercitarsi sulla West coast americana? E perché trasportare i loro giocattoli con quello strumento macabro, che però ha il vantaggio di non essere per lo più ispezionato da vicino? E perché importare negli Stati Uniti dal Libano un razzo che negli Stati Uniti si fabbrica? Sono i famosi vasi a Samo o se volete pizze a Napoli. E’ vero che gli americani di Starbucks hanno annunciato che intendono aprire dei locali in Italia e provare a venderci l’espresso a quattro euro per il privilegio di berlo sotto il loro marchio, ma il mercato delle armi è – diciamo – meno fantasioso. Difficile insomma non pensare a un’operazione terrorista. Considerando l’indirizzo di provenienza, vien facile pensare anche alla firma di Hezbollah: abituati a “lavorare” all’estero, venuti all’onor del mondo con l’attentato alla caserma dei marines di Beirut del 1983, questa storia gli si intona benissimo.
Ma come hanno fatto i terroristi, chiunque siano, a impadronirsi di due missili del genere? Fossero stati russi, avremmo capito; ma sono razzi americani, sorvegliati con cura. E qui che la nostra storia si fa interessante e – lasciatemelo dire – anche istruttiva. Basta fare due più due quattro. L’amministrazione Obama, il cui motto politico è “non fare caxxate” (“stupid shit”), come ha rivelato di recente l’intervista di Jeffrey Goldberg a Obama (http://www.theatlantic.com/magazine/archive/2016/04/the-obama-doctrine/471525/), fra il 2014 e il 2015 ha venduto al governo iracheno circa seimila di questi razzi. Ora l’Iraq è governato dagli sciiti, cioè è un satellite dell’Iran, che è anche il burattinaio di Hezbollah. Fra tutte le armi che il coraggioso esercito iracheno ha perduto sul terreno in questi anni, volete che non ne siano scappati un po’ in Libano, fra i 100 mila e passa missili che Hezbollah tiene nei suoi depositi sotterranei, E che i nostri eroi non si siano lasciati scappare l’occasione di dare una lezione a un bell’obiettivo islamofobo o magari sionista negli Stati Uniti, come hanno già fatto in Argentina e in Bulgaria e tentato di fare a Cipro, in India, in Thailandia e svariati altri luoghi? Insomma, questi razzi nella bara sono probabilmente un briciola degli armamenti che Obama ha generosamente distribuito fra i nemici nostri e dell’America (http://www.jewishpress.com/news/analysis-us-sold-iraq-hellfire-missiles-found-on-passenger-flight-to-portland/2016/03/14/). Dal che si deduce una morale: se proprio non vuoi fare caxxate, evita di fornire armi a chi le userà contro di te. E poi anche una seconda, che ha bisogno di una piccola premessa informativa. Nell’estate 2014, mentre armava gli sciiti iracheni, la Casa Bianca bloccò d’autorità proprio i rifornimenti di missili Hellfire che Israele usava nell’operazione di Gaza (http://www.ibtimes.co.uk/gaza-strip-crisis-us-suspends-hellfire-missile-shipment-israel-revised-arms-policy-1461106), un gesto politico chiarissimo che mostrò a chi non lo sapeva quanto gli Stati Uniti fossero alleati inaffidabili di Israele (http://www.haaretz.com/israel-news/1.610493). E la morale qui è: se indebolisci i tuoi alleati per rafforzare i tuoi nemici, prima o poi ti troverai nei guai.
Ugo Volli