(Traduzione dall'ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)
Il canale televisivo Al Jazeera era andato in onda per la prima volta verso la fine del 1996, presentandosi come “La nostra opinione e quella degli altri” con la presunzione di creare un nuovo tipo di informazione mediatica nel mondo arabo, che non avrebbe semplicemente ribadito la propaganda governativa alla stregua di tutti gli altri canali governativi esistenti. Ma ben presto si capì che questo canale, che si compiaceva della sua obiettività, in realtà era stato concepito con ordini del giorno prestabiliti, soprattutto riguardo ai Fratelli Musulmani e alle sue diramazioni terroristiche, in particolare Hamas. Tutto lo staff di Al Jazeera lavora per questo fine. Recentemente abbiamo ascoltato un’ammissione di colpa da parte del Redattore capo, il ad apparire sullo schermo di Al Jazeera e tuttora il più autorevole (fatta eccezione per l’emiro del Qatar che aveva fondato questa emittente TV). Si tratta di Jamal Rian, un giordano-palestinese nato a Tul Karem. Lo scorso dicembre è apparso in un programma chiamato “We are Al Jazeera” in cui un giornalista parla di se stesso per mezz'ora, raccontando al pubblico le sue origini, dove è nato e cresciuto, i suoi hobby e il proprio background professionale. Durante la sua mezz’ora Rian ha detto quanto segue, riguardo ad un’intervista condotta con me durante il notiziario del 1 ° giugno 2008, circa otto anni fa, giorno in cui il governo di Israele aveva deciso di costruire alcune centinaia di appartamenti a Har Homa e a Pisgat Ze’ev nell’area di Gerusalemme. L’estratto dell’intervista originale è qui: (Nota: le parentesi contengono i miei commenti) “ Ci sono stazioni televisive che mi chiedono perché erroneamente Al Jazeera ospita degli israeliani. Al contrario, io sono uno di quelli che incoraggiano questa linea. Quando abbiamo un ospite israeliano nel nostro programma, sono io a decidere, quando lui presenta la sua versione, io posso confutarla. (Si noti che Rian ammette di non intervistare gli israeliani obiettivamente, li vede come ‘prede’ non come ospiti). Al Jazeera afferma “La nostra opinione e quella degli altri” ma, senza sentire la voce dell’altro, sarebbero poco convincenti e quando si tratta della questione palestinese, la difendono ”. Poi Rian continua: “A volte, naturalmente, mi trovo in difficoltà a livello personale, quando sto intervistando degli israeliani (cioè, quando non riesce a ‘divorare’ l’israeliano). Posso farvi l’esempio del caso avvenuto nel giugno del 2008: era mio ospite un professore dell’Università Bar Ilan, di nome Mordechai Kedar, e l’obiettivo del colloquio era quello di parlare dei motivi per continuare ( da parte degli israeliani) gli insediamenti in Cisgiordania e l’espansione degli insediamenti a Gerusalemme e in altri luoghi. Gli ho domandato : “ Qual è il suo punto di vista?” e lui rispose: “Gerusalemme appartiene agli ebrei. E’ la nostra capitale ed è stato così da sempre. Voi siete arabi e musulmani [deve rendersi conto], noi eravamo già a Gerusalemme quando i vostri antenati bevevano vino, seppellivano giovani donne ancora vive e adoravano idoli. Perché dunque dovremmo ancora discuterne? E’ stata la nostra città per 3000 anni e sarà nostra per sempre”. (Jamal Rian continua): “Io gli dissi: ‘ Se vogliamo parlare di storia, non si può cancellare Gerusalemme dal Corano.’ Certo, mi sono detto, lui ( Kedar ) ha un dottorato di ricerca e capisce le cose, come il fatto che il nome di Gerusalemme non compare nel Corano - realmente ed esattamente -, Gerusalemme non è menzionata nel Corano, ma in quel momento Allah mi è venuto in aiuto e io gli dissi (a Kedar): ‘ Gloria a colui che di notte trasportò il suo servo dal Tempio Sacro al Tempio più remoto….’ (Corano, Cap 17: 1) e in questo modo menziona al- Aksa” . ˂ Nota del traduttore: il Tempio Sacro è la Kàaba della Mecca e il Tempio più remoto è il Tempio di Gerusalemme sulle cui rovine il califfo ‘Abd al-Malik fece costruire dal 705 al 715 la moschea di al-Aqsà )˃ (Ma poi io ,Kedar, ho sottolineato ancora una volta che Gerusalemme non è menzionata nel Corano – neppure una volta!). Il significato di questi due minuti tratti dall’intervista, é che il capo dell’emittente televisiva Al Jazeera non si è ancora ripreso dal fatto di non essere riuscito a “ divorare “ un intervistato israeliano - me in questo caso- nel corso di una trasmissione in diretta. Quello che è interessante è che si ricordi intere frasi che sono state pronunciate otto anni fa, quello che ho detto io e quello che aveva detto lui. Sembra che quei pochi minuti siano stati piuttosto traumatici per lui. Un altro esempio, quello in cui Al Jazeera è riuscita a “divorarmi”, è stato durante l’Operazione Scudo di Protezione, durante l’estate del 2014. Sono stato invitato nello studio dell’ emittente di Al Jazeera a Tel Aviv per un dibattito in diretta di mezz’ora con un rappresentante di Hamas a Gaza. Il dibattito si è svolto in un ambiente molto insolito: i tecnici di Al Jazeera eliminarono di proposito l’audio con la voce del rappresentante di Gaza in modo che non riuscii né a sentirlo né a rispondere a quello che aveva detto. Gli spettatori mi hanno visto su uno schermo diviso, l’hanno sentito parlare contro Israele, ma non sapevano che io non potevo sentirlo e quindi non ero in grado di confutare le sue accuse. Il comportamento immorale anti-Israeliano del canale al servizio degli interessi di Hamas - più adatto a un truffatore che ai media - è semplicemente incredibile. Tuttavia, quanto sopra, non coinvolge me, Mordecai Kedar, ma Al Jazeera di cui viene chiaramente svelata l’impostazione anti-Israeliana, apertamente ammessa dal suo Redattore capo. Per questo mi chiedo: perché Israele permette a questo canale ostile di lavorare dall’interno del Paese? Perché permette ai suoi giornalisti di diffondere propaganda anti-israeliana dall’interno della Knesset, in servizi che sembrano affidabili proprio per il luogo da cui vengono trasmessi? Israele sa esattamente come mantenere i media ostili fuori dal suo territorio: il canale TV Al-Manar di Hezbollah e la rete TV El-Alam dell’Iran non sono autorizzati a lavorare all’interno dello Stato ebraico. Con Al Jazeera ci vuole un trattamento identico. Una volta ho parlato con un noto avvocato israeliano e gli ho chiesto se vi è una base giuridica per l'espulsione di Al Jazeera da Israele. Ha risposto positivamente, perché nessun organo di stampa estero ha condizione legale nello Stato di Israele, e tutti i media stranieri con sede nel Paese sono qui solo perché Israele permette loro di esserlo. Israele non ha nemmeno bisogno di spiegare perché espelle uno qualsiasi dei media stranieri e poiché nessuno può sostituirsi alla Corte, non possono citare in giudizio lo Stato per consentire loro di rimanere. Ora che la maschera di Al Jazeera è caduta, Israele deve chiudere gli uffici di quel canale TV a Tel Aviv. Al Jazeera non si arrenderà facilmente. A quel punto Israele potrà essere d’accordo se vi sarà un cambiamento delle regole del gioco: ogni volta che Israele verrà menzionato in qualche modo, il canale sarà obbligato a trasmettere una risposta ufficiale israeliana e consentire ad un portavoce israeliano ufficiale di presentare il punto di vista di Israele senza interruzione o modifiche. A mio parere, il canale di Al Jazeera sarà d'accordo a qualsiasi condizione che gli verrà posta da parte dell’Ufficio Stampa del Governo (GPO), perché senza notizie da Israele - che consentono la calunnia e la propaganda anti-israeliana - il canale perderebbe gran parte del suo interesse e quindi molti dei suoi telespettatori. Al Jazeera appartiene al Qatar, ma il Qatar appare assai di rado nei suoi servizi. Si tratta essenzialmente di un modo per l’emiro del Qatar di ficcare il naso negli affari di altri Paesi e mettere in pericolo la loro stabilità (vedi Egitto, Libia, Yemen, Siria, Bahrain), provocare guerre civili, rovesciare i loro regimi e portare il mondo arabo alla condizione che ha raggiunto oggi. Senza l’incitamento incessante e la propaganda di Al Jazeera contro i regimi arabi, è possibile che la “Primavera Araba” non avrebbe raggiunto le dimensioni disastrose a cui stiamo assistendo oggi. Ora che il capo dell’ emittente televisiva Al Jazeera ne ha inequivocabilmente ammesso la funzione distruttiva, non vi è più alcuna giustificazione per consentirgli di lavorare dall’interno di Israele. Se Israele vuole sopravvivere, deve agire come una nazione pronta a difendersi dalle menzogne e dalla propaganda del calibro di Al Jazeera ; se Israele non lo fa, è sulla via dell’auto distruzione.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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