Due sintomi 08/03/2016
Autore: Ugo Volli

Due sintomi
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

vi do due notizie fresche su cui riflettere. La prima l’avete forse letta perché è uscita su molti giornali, è la sconfitta secca nelle elezioni slovacche del centrosinistra e del suo leader Robert Fico, che oltre a togliergli la maggioranza ha anche aperto le porte del parlamento a una formazione neofascista (http://www.repubblica.it/esteri/2016/03/05/news/slovacchia_senza_governo_i_populisti_primi_ma_non_vincono-134859542/ ). E’ lo stesso risultato, in sostanza delle ultime elezioni inglesi, francesi, austriache, polacche, ecc. ecc. Gli europei (almeno quelli del Nord e del centro del continente, in Spagna, Portogallo Grecia e forse in Italia le cose vanno ancora differentemente) non vogliono essere governati dalla sinistra, non vogliono essere invasi dai clandestini, non vogliono diventare Eurabia.

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Questa volontà urta contro l’ideologia della burocrazia dell’Unione Europea, condivisa da alcuni governi fra cui quello italiano e soprattutto quello tedesco.
Il conflitto fra la volontà popolare espressa nelle elezioni di mezz’Europa e le scelte di chi oggi pesa di più è un test democratico importante per l’Unione Europea. La figura chiave è quella della Merkel, che ha scommesso la sua carriera politica e anche il processo di unificazione europea su un’immigrazione “senza limiti”, disposta per questo anche a rovesciare la politica tradizionale del suo paese e ad allearsi con la Turchia, che sta diventando sempre più islamista e autoritaria (https://triskel182.wordpress.com/2016/03/07/scommessa-merkel-un-patto-con-ankara-su-frontiere-e-migranti-tonia-mastrobuoni/ ). Sarà interessante vedere il prezzo che pagherà il suo partito nelle prossime elezioni regionali, come saranno importanti le elezioni presidenziali francesi dell’anno prossimo. Ma nel frattempo i neonazisti avanzano e il rischio di dover scegliere fra islamismo (più sinistra) e fascismo per il futuro dell’Europa è sempre più imminente.

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Nel frattempo la sfiducia dell’Europa è diventata generale. Lo mostra la seconda notizia, pubblicata solo da Repubblica: il 56% degli italiani è favorevole alla chiusura delle frontiere, cioè all’eliminazione del patto di Schengen (https://triskel182.wordpress.com/2016/03/07/italia-anti-europea-56di-no-a-schengen-e-solo-un-terzo-ha-fiducia-nella-ue-ilvo-diamanti/ ). Certo, sarà più scomodo fare turismo, sembra ragionare la maggior parte degli italiani, ma in questa maniera sarà più facile bloccare l’invasione. Io non credo che il mezzo sia il più adeguato, ma è evidente che gli italiani non sono favorevoli all’”accoglienza”, checché ne dicano il papa, Renzi, Mattarella, e anche la maggior parte della stampa.

Non c’è mai stata dall’inizio del processo di integrazione europea, una tale separazione fra le aspirazioni e le paure dell’elettorato e i piani strategici del vertice politico. Anche perché quest’ultimo, a parte gli appelli moralistici o i ricatti politici, non è mai riuscito a spiegare la razionalità politica, economica, storica, culturale del lasciare campo aperto a un’emigrazione ostile, criminogena, per nulla emergenziale e provvisoria.
Che vantaggio c’è a costituire una minoranza culturalmente estranea, nemica dei diritti, misogina, antisemita, non disposta ad accettare le nostre regole, quanto meno ospite accogliente di un terrorismo aggressivo? Nessuno l’ha mai spiegato. E probabilmente non è possibile darla, questa spiegazione, salvo ammettere che si vuole distruggere la cultura europea per meschini calcoli elettorali, facendo finta di applicarne l’universalismo.

Il problema, non mi stanco di ripetere, è che non c’è quasi un’opposizione democratica a questa follia. E che come i comunisti negli anni '20 in Italia e negli anni '30 in Germania, con la loro folle politica di opposizione integrale furono un fattore politico decisivo per l’avvento al potere di Mussolini e di Hitler, così oggi i progressisti che vogliono introdurre l’islam in Europa probabilmente produrranno terribili lotte civili e fors’anche il ritorno delle dittature di destra.

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Ugo Volli