(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)
Impressioni dopo un tour di conferenze in Nord America
Chiunque con un minimo di perspicacia è in grado di cogliere il declino, lento ma costante, del sostegno da parte della comunità ebraica americana nei confronti di Israele: non del sostegno economico di per sé, ma nel senso di condivisione di un destino comune con lo Stato ebraico. E’ proprio questo declino che ha permesso al governo degli Stati Uniti di dichiararsi pubblicamente contro le politiche del governo eletto dagli israeliani, senza che ci sia stata alcuna reazione in opposizione da parte degli ebrei americani. Il declino dell’influenza ebraica americana è stato ancora più dolorosamente evidente quando gli ebrei americani non hanno mosso un dito per impedire l’accordo con l’Iran, anche se lo Stato di Israele aveva dichiarato che l’accordo avrebbe messo in pericolo la sua stessa sopravvivenza. Alcuni l’hanno persino approvato.
Nel frattempo, J Street si dà sempre più da fare, presentandosi come un’organizzazione pacifista e filo-israeliana, mentre in realtà vuole costringere Israele ad accettare politiche diametralmente opposte a quelle espresse dalla maggior parte della popolazione di Israele che ha votato la coalizione di governo.
Varie attività anti-israeliane sono in aumento nei campus dei licei e delle università, organizzazioni pro-palestinesi riescono a intimorire organizzazioni studentesche ebraiche, come la “Hillel”, alcune sue diramazioni si chiamano adesso “Open Hillel” che invitano a parlare le organizzazioni anti-israeliane senza avvertire alcun senso di colpa. Un israeliano o un ebreo che non sostenga la Soluzione dei Due Stati non sarà mai invitato a parlare in una Open Hillel , alla faccia della correttezza politica.
Gli studenti ebrei pro-Israele si sentono sempre più minacciati, tacciono, hanno paura, sanno che se esprimessero le loro idee subirebbero gravi penalizzazioni nel loro percorso scolastico, dal momento che buona parte degli accademici in America si identificano con le attività e le opinioni anti-israeliane.
Ci sono persino ebrei attivi nei movimenti BDS, pur sapendo bene che questi gruppi vogliono boicottare, disinvestire e sanzionare Israele. Ogni anno alcune università organizzano l’“Israel Apartheid Week ”, il cui obiettivo è la delegittimazione di Israele, e studenti ebrei attivamente partecipano alle attività che si svolgono in quella settimana.
La tipica scusa che gli ebrei anti-israeliani danno per giustificare il loro comportamento è che sostengono Israele, ma sono contrari alla sua politica e al suo comportamento: nei confronti dei “poveri palestinesi”, agli “ insediamenti”, alle “cose terribili” presumibilmente fatte dai giovani che vivono nei territori contesi, al “ rifiuto del governo di offrire concessioni per la pace”, fino al non riconoscimento di Israele da una parte degli ebrei conservatori e riformati verso le regole della conversione e all’intervento di Netanyahu davanti al Congresso senza averlo concordato con Obama. C'è poi una nuova scusa per essere contro Israele, perché non accetta i rifugiati siriani ...
Chi si preoccupa del declino del sostegno a Israele cerca di dare una risposta al vero motivo che ha portato la situazione a questo punto: è a causa delle politiche di Israele, soprattutto degli “insediamenti”, o ci sono ragioni più profonde che hanno a che fare con lo stesso ebraismo nord americano?
La risposta a questa domanda conduce ad un altro quesito: cosa si può fare per contrastare questo declino e tentare persino di fermarlo?
A mio parere, ci sono diverse cause, la prima è la più importante, seguono le altre.
Le descrivo in termini generali, tenendo presente che ogni regola ha le sue eccezioni.
1. Il motivo principale del declino è l’invecchiamento della popolazione ebraica: i settantenni e i più anziani generalmente sostengono Israele incondizionatamente, anche se sono liberali riguardo all’identificazione religiosa: ortodossi, conservatori, riformati o laici. Per la vecchia generazione la Shoah è una vera memoria vivente che continua a influenzare il modo di vedere il mondo, un mondo in cui Israele è una necessità assoluta, una polizza assicurativa nel caso in cui, ancora una volta, gli ebrei abbiano bisogno di un luogo ove rifugiarsi. E’ pur vero che questo non sembra davvero uno scenario realistico negli Stati Uniti e nel Canada di oggi, ma in Europa non sembra così lontano dal diventarlo: ricordiamoci, gli ebrei della Repubblica tedesca di Weimar non previdero il fenomeno nazista. Più un ebreo statunitense o canadese è giovane, più è lontano dalla memoria storica e dalla consapevolezza della Shoah: il fatto che questi temi siano sempre meno presenti nei suoi pensieri, influenza il suo atteggiamento riguardo alla necessità dell’esistenza di Israele. I giovani ebrei si considerano prima americani e poi ebrei, sono certi che la loro identità americana li proteggerà sempre. È anche possibile ascoltare dei giovani ebrei americani affermare che starebbero meglio se Israele non ci fosse, perché questo li solleverebbe dal dilemma su chi sostenere, Israele o i palestinesi. Questo orrido pensiero è stato espresso ad alta voce ad un evento di J Street nel 2011, quando uno dei leader fondatori dell’organizzazione ha dichiarato: “ Se noi ci fossimo sbagliati, e una presenza ebraica collettiva in Medio Oriente non potesse sopravvivere se non solo con le armi, ebbene, questo non sarebbe accettabile. Non si tratta di quello che facciamo - suona familiare? - arabi o musulmani ci odiano per quello che siamo, non per quello che facciamo, e se questo è vero, allora Israele non è stata davvero un’idea molto buona ... "
2. Per quanto riguarda la variabile cultural-religiosa e la tradizione liberale, è un dato di fatto che i religiosi e i moderni ebrei ortodossi che vivono negli Stati Uniti e in Canada, sono i più ardenti sostenitori d’Israele, perché la religione è un potente comune denominatore che lega questo settore agli ebrei che vivono in Israele. Le prossime elezioni vedranno molti di questi americani votare per un repubblicano principalmente a causa dell’atteggiamento negativo di Obama nei confronti di Israele e poi perché temono che il candidato democratico continuerà a seguire le sue idee. E’ vero che molti haredim non sostengono Israele perché non è uno Stato halakhico, tuttavia la sicurezza degli ebrei in Israele sta loro molto a cuore. Il sostegno a Israele è meno comune tra gli ebrei conservatori e ancora meno tra gli ebrei riformati. Per gli ebrei non praticanti - il gruppo dove i matrimoni misti sono più diffusi - sia Israele che l'ebraismo sono problemi irrilevanti e se Israele dovesse sparire, amen e così sia.
3. Gli ebrei d’America sono in declino demografico a causa dei matrimoni misti e del basso tasso di natalità (fatta eccezione per gli ortodossi e gli Haredim) con la conseguenza che molti si sentono privi di legami identitari, si sentono più americani che ebrei. Il declino ha avuto un’influenza negativa sulla loro capacità di avere peso politico ed elettorale.
4. La crescita della popolazione musulmana, in particolare per importanza nell’università, dà a questo gruppo la fiducia necessaria per attaccare apertamente gli ebrei, che ai loro occhi sono tutti sionisti. Organizzazioni musulmane sotto l’ombrello dei Fratelli Musulmani, come ad esempio l’islamica Student Association, sono ben consapevoli della debolezza ebraica e la usano per marginalizzare lo studente ebreo e fargli temere per la sua sicurezza. Questo porta a nascondere i sentimenti pro-Israele e spinge alcuni a partecipare alle attività anti-israeliane al fine di evitare ogni sospetto di appartenenza.
5. Un numero rilevante di docenti fa commenti anti-americani e lascia intendere che la maggior parte dei problemi che affliggono il mondo, in particolare quelli del terzo mondo, sono colpa degli Stati Uniti. Ovviamente, dal momento che l’America sostiene Israele, lo Stato ebraico – nel loro modo di pensare post-moderno - è un alleato nei crimini perpetrati dagli Stati Uniti, in particolare in Medio Oriente.
Qualsiasi studente preoccupato per i propri studi non oserà porre eccezioni alle osservazioni di questo tipo fatte dal proprio professore; altri studenti le accetteranno per mancanza di un punto di vista diverso da poter contrapporre. L’inevitabile di questa situazione è il tempo che passa, mentre aumenta la distanza storica con l’identificazione con la Shoah. Se a questo si aggiunge l’incapacità di impedire l’immigrazione musulmana negli Stati Uniti e in Canada e l’impossibilità di cambiare il punto di vista di coloro che accusano Israele, ecco allora come le aggressioni antisemite in Europa dopo l’arrivo di un gran numero di migranti islamici, viene visto come possibile anche in Nord America.
Che cosa si può fare? La risposta sta nell’educare i nostri giovani affinché conoscano i seguenti punti centrali:
1. Durante la Shoah, le nazioni del mondo libero rimasero in silenzio, non fecero nulla, pur sapendo molto bene attraverso i loro servizi d’intelligence che era in corso lo sterminio degli ebrei. La Gran Bretagna ha la responsabilità passiva per l’omicidio di massa degli ebrei europei, perché non ha dato il permesso agli ebrei europei di fuggire per arrivare nella terra di Israele, nonostante i termini del Mandato lo rendesse obbligatorio. Altre nazioni, come gli Stati Uniti, hanno una responsabilità indiretta, per aver rifiutato di accettare i profughi ebrei. Quello che è successo nel 1940 potrebbe facilmente accadere di nuovo. Ecco perché Israele deve esistere come un luogo di rifugio per gli ebrei provenienti da quelle parti del mondo che sono costretti a lasciare.
2. Lo Stato di Israele é la realizzazione del sogno di una nazione che è rimasta fedele alla popria terra, e che, mentre era in esilio per duemila anni, pregava rivolta verso Gerusalemme, citando la città e la terra nelle proprie preghiere, nella gioia e nel dolore.
3. Il popolo ebraico ha il diritto ad una propria terra, proprio come ogni altro popolo. L’odio contro l’ebreo, anche in Nord America, dimostra la necessità di un paese in cui gli ebrei possano camminare a testa alta.
4. Lo Stato Ebraico è stato istituito nella Terra di Israele. Questa Terra appartiene agli ebrei di tutto il mondo, a quelli che sono suoi cittadini e a coloro che non lo sono ancora. Questo fu deciso dalla comunità internazionale alla Conferenza di San Remo.
5. Lo Stato di Israele é lo Stato di tutti gli ebrei ovunque si trovino, anche se non sono d’accordo con le politiche dei vari governi. E’ fondamentale per la continuità del popolo ebraico, perché è il rifugio sicuro per ogni ebreo che si sente, come in Francia, tremare la terra sotto i piedi. E quello che è successo in Francia può succedere in qualsiasi altro luogo, compreso il Nord America.
6. Lo Stato di Israele è una vera democrazia, uno Stato amante della pace che protegge i suoi cittadini e concede i diritti civili a minoranze e gruppi etnici di ogni tipo.
7. Lo Stato di Israele aspetta il popolo ebraico con la pazienza di una madre amorevole. Essa suggerisce che i giovani vengano a viverenella loro terra, si uniscano all’IDF e proteggano i loro compagni ebrei, rimangano e costruiscano la loro vita nel paese. Dove la vita non è facile, ma c'è qualcosa che non si può trovare in alcun altro luogo: la possibilità di partecipare al più grande progetto del popolo ebraico dalla distruzione del Secondo Tempio, un popolo che si sta ricostruendo, ancora una volta, dichiarando la propria indipendenza e la sovranità sul proprio territorio.
Questi concetti devono diventare parte del sistema educativo ebraico, per il quale i genitori investono per i loro figli fino a 30.000 dollari l’anno, dalla scuola materna fino alla fine del liceo, anche se alla fine degli studi gran parte di questi punti non fanno parte della loro istruzione. La conoscenza del loro rapporto con lo Stato di Israele è almeno importante quanto la fisica, la biologia, la letteratura, il Talmud e l’halakhà, e dovrebbe essere una parte rilevante e permanente del programma di studi.
Le conferenze che tengo una volta l’anno in diverse scuole del Nord America è la classica goccia nel mare. Il mio timore è che ci sono genitori, anche tra gli ortodossi, che hanno paura di una educazione “israeliana” eccessiva, perchè potrebbe convincere i loro figli a fare Aliyah, entrare nell’esercito e stabilirsi in Erez Israel, e lasciare i genitori anziani da soli a fronteggiare le difficoltà della vecchiaia.
Questo è uno scenario ben noto, dato che ogni comunità ortodossa ha almeno un ragazzo che ha fatto aliyah da solo e ha lasciato i suoi fratelli in Nord America, con i genitori divisi tra nipoti americani e israeliani. Educare gli studenti ad assorbire queste idee, li rafforzerà di fronte alle ostilità nel mondo universitario, e saranno così in grado di utilizzarle.
Eppure, questa conoscenza non sarà in grado di evitare che un professore ostile bocci uno studente ebreo che difende Israele in classe. Questo problema può essere risolto avendo attivisti pro-Israele, sia ebrei che non ebrei, che frequentino le varie classi dove insegnanti che approfittano della loro cattedra per trasmettere propaganda anti-israeliana. Chi è preoccupato per quello che sta succedendo, può iscriversi in quella classe - dato che l’educazione degli adulti è di solito libera o quasi libera nella maggior parte delle università- e confrontarsi con il docente ogni volta che utilizza la sua posizione in modo improprio. Un adulto non ha bisogno di un titolo di studio e pertanto non ha paura che il suo punteggio venga abbassato a causa di quello che dice in classe e per la contestazione che pone all’insegnante. Gli adulti che si assumono il compito importante di proteggere i giovani ebrei dalla propaganda aperta e subliminale contro Israele, dovranno ricevere una formazione in modo da avere le risposte alle domande che vengono poste loro. Internet ha molte informazioni utili come quelle che trovate su questo sito.
Stati Uniti e in Canada si trovano di fronte a sfide che, di fatto, non esistevano prima, a cominciare dal movimento BDS. C’è molto da fare, soprattutto nel campo dell’educazione dei giovani, ed è dovere di ogni comunità organizzata e dello Stato di Israele, collaborare con le comunità americane per salvare le prossime generazioni dallo sprofondare nel melting pot che per anni ha reso confusa la loro identità ebraica, e, di conseguenza, il loro sostegno a Israele.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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