Un brano osceno e le conseguenze che bisogna trarne 15/02/2016
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Autore: Ugo Volli
Un brano osceno e le conseguenze che bisogna trarne
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: Moshe Dayan davanti al Kotel nel 1967

Cari amici,

oggi devo purtroppo chiedervi di partire da un pezzo di spazzatura letteraria, la cui importanza emergerà fra un attimo. Eccolo, vi prego leggete questa storia di adulterio e, se capisco bene, di contagio sessuale:

“Fu alla fine degli anni '50, quando X scoprì che la sua seconda moglie, Y, che lui stesso aveva presentato all’amico Z allora capo di stato maggiore, ne era stata sedotta. X la cacciò infuriato, lei invece raccontò pubblicamente delle sue esperienze erotiche con Z. Quando X scrisse anche a W la moglie di Z, questa rispose con filosofia 'nessuno dei trucchi di Y mi sorprende più… è un peccato che gli lascino ancora infettare delle ragazze innocenti' “.

Vi chiederete da dove ho tratto questa schifezza: uno dei giornali di gossip che raccontano dei piccoli lupanari di Hollywood o delle televisioni italiane? I brani d'accusa che hanno coperto di infamia i politici sgraditi ai giornali di potere negli ultimi vent'anni? Un vecchio romanzo di Curzio Malaparte malamente riscritto in un italiano legnoso da verbale di polizia? Be', no. Capisco che vi dia questa impressione, ma le cose stanno in altro modo. Per aiutarvi a capire adesso aggiungerò i nomi degli interessati e forse cambierete opinione. Rileggete per favore il testo completo.

“Fu alla fine degli anni '50, quando scoprì che la sua seconda moglie, Hadassah, che lui stesso [Dov Yrmya] aveva presentato all’amico Moshe Dayan allora capo di stato maggiore, ne era stata sedotta. Dov la cacciò infuriato, lei invece raccontò pubblicamente delle sue esperienze erotiche con Dayan. Quando Dov scrisse anche a Ruth, la moglie di Dayan, questa rispose con filosofia 'nessuno dei trucchi di Moshe mi sorprende più… è un peccato che gli lascino ancora infettare delle ragazze innocenti' ”.

Il giudizio vostro cambia? Siamo in Israele, a quanto pare. Il testo se la prende con uno degli eroi del sionismo, uno dei grandi costruttori dello Stato, persona popolarissima, fra l'altro politicamente molto di sinistra, nato in un kibbutz e fiero di questo, colui che decise di lasciare in mano ai musulmani il Monte del Tempio (e molti guai sono stati causati da questa scelta). A Dayan (morto e impossibilitato a difendersi) in questo brano si attribuisce un adulterio con la moglie di un caro amico (anch'esso morto, incapace di confermare) cui dalla moglie del generale, tradita anch'essa, sarebbero state dette le cose più compromettenti, che poi l'amico tradito avrebbe riportato. Dal testo non capisce né dove né quando queste cose siano state dette o scritte, né se questa risposta sia mai stata pubblicata prima di questa “rivelazione”. Anche la moglie è morta e non può né confermare né smentire: sarebbe interessante chiedere alla figlia che è ancora viva e fa la militante pacifista che ne pensa. In sostanza questa moglie avrebbe scritto (attenzione, nel testo la risposta sta fra virgolette, dunque dovrebbe essere testualmente esatta) tre cose gravissime e cioè

-a) che Dayan era persona disonesta e truffaldina (“trucchi”);
-b) che era un erotomane abituale, a magari anche un pedofilo (“gli lascino ancora” sedurre “ragazze innocenti”);
-c) che “infettava”.

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Pagine Ebraiche, organo dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

Ora il verbo “infettare”, applicato a questo genere di storie di sesso si riferisce implicitamente a malattie veneree; in quel periodo probabilmente non l'AIDS, ma magari la sifilide. Il testo presenta un eroe di Israele come truffaldino, erotomane o pedofilo, probabilmente sifilitico - il tutto in una sola frase attribuita all'autorità della moglie - senza nessuna prova, citazione o rimando. Non è poco, se fossi qualcuno della famiglia citerei l'autore per diffamazione e probabilmente gli toglierei un po' di soldi e di voglia di diffamare. Notate che in casi del genere per il diritto italiano (e anche per quello rabbinico, se non sbaglio) la diffamazione sussiste anche se per caso qualche dettaglio di questo quadro degradante o perfino tutto il quadretto edificante fosse vero. Ma il mio tema non è questo. Mi interessa la politica. Allora chi può aver scritto una diffamazione così schifosa di una delle due o tre figure più popolari e bipartisan della storia di Israele? Un blogger neonazista? Un diffamatore arabo di Israele? La propaganda palestinista? Per quanto dissacrante e di opposizione, nessun personaggio in qualche modo connesso con Israele, all'estrema destra come all'estrema sinistra potrebbe aver distillato un veleno così meschino. Ancora più dell'autore, che dal suo testo ha l'aria di essere un po' fissato, però mi interessa il luogo della pubblicazione, l'interesse che sta dietro a questa demolizione della figura di Dayan.

Scusatemi, prima di chiarirvi il mistero ho un altro dato testuale da fornirvi. Il brano ha una conclusione che prima non vi ho riportato. Dopo quel che sarebbe stato detto dalla moglie di Dayan al suo ex amico e che questo in qualche modo avrebbe reso pubblico o fatto sapere all'autore, vi è una conclusione fulminante, che dovete leggere. Riprendo il testo dalle virgolette della moglie, per rendervi l'atmosfera:

“Questa rispose con filosofia: 'nessuno dei trucchi di Moshe mi sorprende più… è un peccato che gli lascino ancora infettare delle ragazze innocenti”. Molti anni dopo, bisognerebbe forse annoverare fra le infettate anche le tredicenni accoltellatrici palestinesi.

Avete capito? Sono le infezioni di Dayan ad aver provocato l'ondata di terrorismo arabo di questi mesi. Potenza dei virus: Dayan è morto nell'81, a trentacinque anni di distanza le “tredicenni accoltellatrici palestinesi” ne sono ancora contagiate, benché ovviamente né loro (nate nel 2002) né con ogni probabilità le loro madri (nate probabilmente negli ultimi anni Settanta) avessero mai potuto avere il minimo contatto con Dayan. Dunque si tratta delle nonne. Una maledizione luetica che scende per le generazioni, come negli “Spettri” di Strindberg? O una metafora peregrina frutto di un odio così accecante che toglie anche quel minimo di buonsenso che normalmente non manca a nessuno? O forse il nostro autore sta implicando che il contagio è nell'azione politico-militare di Dayan in difesa di Israele, che è l'esistenza stessa di Israele, la sua sopravvivenza nonostante le guerre arabe di sterminio che motiva e magari giustifica le tredicenni accoltellatrici? E quindi la colpa originaria degli omicidi del “terrorismo popolare” non è di chi li fa ma di chi li subisce, per il semplice fatto di essere lì, o magari dei suoi avi che hanno difeso quel diritto con le armi contro i tentativi di genocidio? Queste sono posizioni di radicale odio contro Israele e gli ebrei, che forse neppure in giornali assai nemici di Israele si ha il coraggio di scrivere in questi termini patologico-scandalistici: un pezzo del genere probabilmente non sarebbe potuto uscire né su “Repubblica”, né sul “Fatto”, forse sul “manifesto”, ma anche di questo dubito, perché c'è un limite almeno di “gusto” che perfino loro di solito non varcano. L'idea dell'ebreo che “infetta” i palestinesi ha un suono eccessivo anche per loro.

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Guido Vitale

Vi chiedete dunque dove è apparso questo brano (e le cose piuttosto analoghe che lo precedono nell'articolo e che non vi cito per non annoiarvi). Be', ecco il link : http://moked.it/blog/2016/02/14/il-settimanale-lultimo-sionista/. Lo riconoscete? Ebbene sì è uscito su Moked, il quotidiano online dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Uno dei brani più ributtanti, più densi di odio contro Israele che viene pubblicato dall'organo ufficiale degli ebrei italiani. Non nomino l'autore, non mi interessa, se lo incontrassi non lo saluterei, non voglio fargli la pubblicità di una polemica personale. Ma Moked ha un direttore, che è per legge responsabile di quel che il suo giornale pubblica. Si chiama Guido Vitale. E' lui che ha pubblicato a nome degli ebrei italiani questa ributtante spazzatura. I giornali diretti da Vitale, che si sono moltiplicati nel corso degli anni in ragione proporzionale alla loro inutilità (e immagino anche inversamente proporzionale alla loro influenza) sono sempre stati di sinistra. Ma con questo pezzo è cambiato qualcosa. Non siamo più alla critica del governo di Israele, dello stato, delle politiche. Siamo allla diffamazione personale, al “contagio”, all' ”infettare”

L'uso che questo articolo fa della memoria di Dayan è così violento che a me fa venire in mente quelli che deturpano le tombe dei cimiteri ebraici in tutt'Europa e purtroppo anche in Israele, dove diversi monumenti ai caduti sono stati vandalizzati, per non parlare di quel che gli arabi fanno sul monte degli Ulivi. E' un salto di qualità, non è più una questione di destra e di sinistra, ma di stare dentro un orizzonte ebraico e perfino semplicemente politico e civile o starne fuori e contro (magari col solito pretesto di essere gli unici giusti, etici e magari gli unici veri sionisti). Che ci possa essere in un mezzo con molti collaboratori qualcuno che supera tutti i limiti, quelli politici e quelli umani, ci sta. Ma i direttori servono proprio ad assumersi la responsabilità di quel che si scrive. Vitale è certamente un buon organizzatore, ma non ha mai svolto in maniera sufficiente questo specifico compito di un direttore, in particolare di un organo che dovrebbe esprimere la complessità di una comunità variegata come l'ebraismo italiano. Non ha mai bilanciato le idee, non ha mai moderato gli attacchi personali contro i dissenzienti dalla sua linea (ne sono stato personalmente vittima e per questo alcuni anni fa ho smesso di collaborare).

Ora un limite è stato superato. Sapere che l'organo dell'ebraismo italiano presenti Moshé Dayan (non Sharon o Netanyahu: Dayan) come un erotomane che infettava le ragazzine e per questo è responsabile del terrorismo arabo mi sembra intollerabile. E' questo che diciamo al mondo circostante? Che gli ebrei sono come li presentavano i nazisti e i persecutori medievali, animali lubrichi che infettano il mondo circostante? Francamente è troppo. Un direttore che fa passare articoli del genere non può più restare al suo posto. Chiedo a Vitale, se gli resta un minimo di dignità, di dimettersi. E se non lo fa chiedo a chi governa l'ebraismo italiano di mandarlo a casa.

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Ugo Volli


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