Ebrei tedeschi: consapevolezza e paura 05/02/2016
Analisi di Manfred Gerstenfeld
Autore: Manfred Gerstenfeld
Ebrei tedeschi: consapevolezza e paura
Analisi di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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Nipotine di Hitler

Settembre 2015: il governo Tedesco, guidato dalla Cancelliera Angela Merkel, apre i confini a una massa di rifugiati, quasi tutti musulmani. Questa politica insensata ha causato subito conseguenze negative, che rimarranno tali per lungo tempo, aumentando anche in forte misura il senso di insicurezza fra gli ebrei tedeschi, i quali hanno espresso subito le loro preoccupazioni, ma non sono stati ascoltati. All’inizio i rappresentanti delle comunità ebraiche hanno usato toni cauti nel definire il loro malessere, per via dell’atmosfera politicamente corretta dovuta all’ euforico ‘benvenuto’ che aveva accolto i migranti. La loro ansietà scaturiva dalla profonda comprensione dei pericoli causati da una immigrazione di massa mai vista prima di musulmani provenienti da paesi dove l’anti-semitismo è prevalente. Agli inizi di ottobre, Josef Schuster, a capo della Zentralrat, l’organismo centrale degli ebrei tedeschi, aveva espresso i suoi timori in un incontro con Angela Merkel. Le disse che fra coloro che cercano rifugio in Germania, molti provengono da paesi dove Israele viene considerato il maggior nemico, e che spesso trasferiscono il loro odio per Israele su tutti gli ebrei. Per questo temono un aumento in Germania dell’anti-semitismo musulmano. Ciò malgrado Schuster disse che anche la comunità ebraica dava il proprio benvenuto agli immigrati.

Levi Salomon, un ebreo tedesco esperto in anti-semitismo, ha dichiarato al quotidiano inglese Daily Express che l’odio ideologico nazista per gli ebrei e quello per Israele sono stati al centro della politica dei partiti Baath che hanno governato Siria e Iraq per decenni. Se ne deduce che la maggioranza dei rifugiati siriani sono anti-semiti. Lala Susskind, ex presidente della Comunità Ebraica di Berlino ha affermato “ non crediamo che i nostri timori vengano presi sul serio dai politici”. Il quotidiano ha anche ricordato che in Germania “ gli atti criminali di anti-semitismo sono aumentati di cinque volte nel 2014, con 1,596 attacchi denunciati contro gli ebrei, più che in ogni altro paese europeo”. La stessa critica ai politici che non prendono sul serio i timori degli ebrei è stata espressa da Stephen Kramer, ex segretario generale del Zentralrat.

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Bambini ebrei tedeschi

A fine novembre, l’euforia del ‘benvenuto’ tedesco era già in declino, così le domande di Schuster divennero più concrete; chiese che venissero posti dei limiti al numero dei rifugiati, con l’aggiunta di severi controlli ai confini. Aggiunse anche le difficoltà di una loro integrazione, avvertendo, profeticamente, dell’aumento dei rischi per omosessuali e donne, dimostrando così maggiore attenzione e sensibilità su questi problemi all’interno del sistema politico tedesco, polizia e media. Citò i primi rapporti sulle violenze contro gli omosessuali: la LSVD ( Lesbian and Gay Berlin-Brandenburg Association) aveva presentato 95 denunce di violenze dall’agosto a dicembre 2015 contro rifugiati omosessuali, aggrediti, picchiati, violentati e insultati soprattutto nei centri di accoglienza. Da notare che le sue affermazioni erano state fatte un mese prima delle incredibili violenze avvenute la vigilia di Capodanno in molte città tedesche e in altri paesi, commesse per la maggior parte da immigrati da paesi musulmani. Stranieri, indifferenti al politicamente corretto e all’euforia del ‘benvenuto’ hanno reso credibile ed evidente la minaccia della crescita dell’anti-semitismo in Germania. Con il Rabbino Abraham Cooper, scrivevo a fine ottobre: “ gli ebrei sono i soli a chiedersi se qualcun altro esprimerà preoccupazione sul fatto che la Germania porga il benvenuto a nuovi arrivati che prendono il Corano alla lettera e credono che gli ebrei siano maiali e scimmie. Nel 20° secolo la disumanizzazione degli ebrei era al centro della ideologia nazista, la classificazione degli ebrei quali vermi e virus aveva aperto la strada alla Shoah.”

Lo scorso dicembre, Jeffrey Herf, un illustre studioso americano di storia moderna europea, scriveva che la Germania è un “ paese ancora sotto l’influenza del ruolo avuto nello sterminio degli ebrei europei. Adesso accetta le vittime del regime di Assad e dello Stato Islamico, che, se solo potessero, distruggerebbero Israele, lo Stato degli ebrei”. A metà gennaio più di un milione di rifugiati, in gran parte da paesi musulmani, sono entrati in Germania, per cui la situazione si è ancora di più aggravata. Daniel Killysaid, portavoce della Comunità Ebraica di Amburgo, ha detto che gli ebrei sono in pericolo a causa della deteriorata sicurezza interna della Germania. Ha citato la disintegrazione del potere centrale, gli eccessi dell’estrema destra, la perdita della credibilità politica e la forte paura di citare l’islam per quello che è. Ha poi concluso dicendo che la Germania non è più un luogo sicuro per gli ebrei. Pochi giorni dopo, Salomon Korn, vice segretario di Schuster al Zentralrat, ha citato il caso di due rifugiati, uno siriano, l’altro afghano, che hanno aggredito nell’isola Fehman un ebreo che portava la kippà. “ I bambini nei paesi arabi vengono indottrinati come avveniva nel Terzo Reich”, ha aggiunto, “ si deve respingere l’illusione che questa gente potrà mai integrarsi nella nostra società”. Ha poi concluso di temere una ancora maggiore crescita della violenza da parte della destra.

La nuova Germania democratica ha attratto molti immigrati ebrei negli scorsi decenni, soprattutto dalla Russia. Gli ebrei sono circa 230/270.000, espressione di un paese finalmente diventato normale, eppure oggi non sono certi della loro sicurezza. La politica irresponsabile della Merkel di aprire i confini è diffusa in tutta la società tedesca, l’aumentata preoccupazione degli ebrei per quanto è accaduto negli ultimi mesi ne è un evidente segnale. Gli ebrei sono preoccupati, per il passato e per il presente, nulla esclude che in un vicino futuro potrà esserci un aumento degli attacchi direttamente rivolti alle comunità ebraiche. Questo dovuto non a una deliberata politica come avvenne nel passato, ma oggi per estrema trascuratezza. Sembra che I leader ebrei locali e le analisi all’estero, senza i paraocchi della correttezza politica, abbiano dimostrato fin dall’inizio sensibilità e consapevolezza davanti ai rischi causati dalla attuale crisi dei rifugiati che il governo tedesco sembra non vedere. Ma finora sono arrivate solo poche parole che esprimono comprensione per i timori degli ebrei.


Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). E' una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte.
Manfred Gerstenfeld ha ricevuto il premio "Simon Wiesenthal Center International Leadership" per i suoi studi sull'antisemitismo.


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