Senza fiducia e senza lealtà
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari Amici,
se leggete La Stampa, l'avete visto lì; se seguite Informazione Corretta, avete forse letto la notizia sul nostro sito (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=61244 ); in ogni caso vi consiglio di prendere atto di questa informazione, che è molto più importante dell'attenzione che ha ricevuto.
In breve, dai files segreti pubblicati da Edward Snowdon risulta che Usa e Gran Bretagna hanno spiato intensamente le attività militari di Israele, intercettando le trasmissioni di droni e aerei di combattimento fin al dal 1998. Così dicono le fonti israeliane (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/207233 ) anche se Semprini sulla “Stampa” parla del 2000.
La differenza è significativa, perché dal 1996 al 1999 governava il primo gabinetto Netanyahu, mentre dal 1999 al 2001 era in carica il laburista Barak. Si deve certamente, come ha fatto IC, mettere in contrasto lo spionaggio americano su Israele, ignorato come se fosse normale, con quello di Pollard sui rapporti fra Usa e paesi arabi nemici di Israele, scoperto nell'85, condannato all'ergastolo e rilasciato di recente dopo trent'anni di carcere sotto condizioni ancora molto dure: un esempio evidente di doppio standard.
Del resto Obama non ha affatto chiesto scusa di aver fatto spiare le telefonate di Netanyahu, come è emerso meno di un mese fa (http://www.ilgiornale.it/news/politica/netanyahu-spiato-ancora-obama-1209029.html ).
agenzie americane di intelligence
Ma il problema principale non è questo, sta nei rapporti fra Israele e Occidente, da un lato e all'interno di Israele dall'altro. Il secondo punto è più semplice: se dobbiamo stare a queste notizie, la mitica efficienza del (contro)spionaggio israeliano è per l'appunto mitica, almeno nei confronti degli alleati.
Quel che è accaduto è gravissimo per Israele, significa che tutte le sue procedure di guerra, le missioni segrete, la pianificazione di guerra, la deterrenza nucleare erano trasparenti ai vertici militari e al governo americano.
Trattandosi di trasmissioni elettroniche protette da codificazioni sofisticatissime, questo indica probabilmente che gli americani erano perfino in grado di prendere il controllo dell'aviazione, dando o negando autentificazioni elettroniche agli ordini. Si tratta di segreti fondamentali, che dovrebbero essere protetti sia sul piano tecnico che sul piano umano al livello più alto. Però gli americani ci sono arrivati.
Come hanno fatto? La tecnologia israeliana è sempre stata all'avanguardia. Nessuno oggi è in grado di saperlo con certezza. Ma un'ipotesi è che dietro allo spionaggio tecnologico ci sia stato uno spionaggio umano, cioè qualche forma di infiltrazione nei livelli più delicati del sistema di sicurezza. Qualcosa come una “Gladio” israeliana di sinistra. Cose che spiegherebbe fra l'altro il fatto che molti ex dirigenti dell'intelligence israeliana (quelli che erano al comando in quegli anni), passati o candidati alla politica, abbiano di recente preso la parola contro le posizioni di Israele, in appoggio a Obama. Di qui all'accusa di tradimento ce ne corre, e non è certo un analista da lontano a poterlo fare. Ma certamente c'è qualcosa di molto inquietante dentro gli apparati di sicurezza e lo stato maggiore israeliano, come al tempo dell'Operazione Piombo Fuso hanno denunciato persone molto addentro al potere politico, come Bennett e Lieberman.
Certo che qualcosa di questa situazione dev'essere stata compresa da Netanyahu, che si muove da tempo con l'evidente consapevolezza di poggiare su ghiaccio molto sottile. E anche la reazione alla notizia da parte dell'ex ministro della sicurezza Steinitz, che ostenta “delusione” ( http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/207243 ) lascia intendere che non si tratta di una notizia così inaspettata.
L'altro aspetto della questione è questo. Nonostante tutte le retoriche sull'amicizia e l'alleanza incrollabile, i vertici americani (anche già da prima di Obama, nel '98 il presidente era Clinton, ma si può andare ancora più indietro, a Bush padre, ovviamente a Carter, ma anche alla gestione Nixon-Kissinger) nelle loro segrete stanze hanno trattato Israele secondo le convinzioni recentemente espresse da D'Alema, “più che come alleato, come problema”.
Il vertice permanente della politica americana, che non varia poi così tanto coi presidenti, le tecnostrutture del Pentagono e soprattutto del Dipartimento di Stato, vorrebbero un'Israele debole, chiusa nei “confini di Auschwitz” della linea verde, dipendente dalle loro scelte, sottomesso a quelle che essi scelgono via via come linee strategiche americane, disposto a cedere forza e territorio.
In cambio sarebbero forse rassegnati a garantirne l'esistenza... fin quando è possibile. Questa tendenza che c'è sempre stata nell'amministrazione americana e ha portato a epici scontri fra Golda Meir e Kissinger o fra Begin e Carter; oggi è scoperta ed evidente.
Per Obama Israele è un mezzo nemico da quando trafficava con pastori antisemiti come un certo Jeremy Wright, o ancora prima durante la sua educazione musulmana.
Dobbiamo prepararci a un'intensificazione della campagna americana contro Israele, di questo pericolo ci sono già chiari segni. Ma per ora è importante capire che non è Israele a essere “ingrato” contro gli Usa combattendo l'accordo con l'Iran (che nel 1998 non si profilava neanche).
Sono gli Stati Uniti che trattano Israele senza fiducia e senza lealtà.
Ugo Volli