Dov'è la linea?
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari Amici,
a destra Amira Hass
mi scuserete se sfido la vostra pazienza chiedendovi di leggere qualche brano di un articoletto della più sfegatata nemica di Israele che scriva su un giornale di quel paese, pubblicato su “Internazionale”.
Sto parlando naturalmente di Amira Hass, che rivaleggia con Gideon Levy per il titolo di star del giornale arabo in lingua ebraica “Haaretz”.
Ecco il testo:
“Un amico mi ha chiesto di accompagnarlo a un incontro di un'associazione femminile palestinese. C'erano due stranieri, volontari di una fondazione europea che finanzia alcuni progetti nella regione. [...] L'associazione ha presentato i dettagli di un progetto: numero di consulenti sociali, numero di ore, costi di trasporto, resoconti ai donatori. Dopo un po' ho capito che il progetto riguardava l'assistenza alle madri e ai figli sul tema degli abusi sessuali. Ho chiesto alle donne presenti se avessero scelto loro il progetto. Mi hanno risposto di no, che era un suggerimento dei donatori. Loro avrebbero preferito degli aiuti per i figli dei martiri. [...] Nella società palestinese, come in tutte le altre, ci sono abusi sessuali di tutti i tipi. Le associazioni delle donne e le istituzioni si impegnano più che in passato per combattere il fenomeno. Ma è giusto che sia questa la priorità dei donatori? Il denaro versato ai palestinesi è lo strumento con cui il resto del mondo cerca di pulirsi la coscienza per non aver messo fine all'occupazione israeliana. Ma così al danno aggiungono la beffa di promuovere programmi sociali che servono solo a dare qualche posto di lavoro ai neolaureati. E gli aiuti sociali diventano una forma d'interferenza neocolonialista”
una copertina di Internazionale, il settimanale che riprende gli articoli di Amira Haas e Gideon Levy, uno dei giornali più fanaticamente contro Israele.
Interessante, vero? Una fondazione europea vuole finanziare un progetto per combattere le violenze sessuali e gli incesti (che nei paesi arabi, checché ne dica Hass, sono un tantino più diffusi che in Europa o in Israele, ecco due riferimenti di fonti piuttosto filopalestiniste: http://www.fmreview.org/FMRpdfs/FMR27/37.pdf ; http://www.globalthinkersforum.org/violence-against-women-in-palestine/ ).
Perciò la sua è un'”interferenza neocolonialista”. E che avrebbe dovuto fare invece? “Aiuti per i figli dei martiri”, cioè coloro che sono morti nel tentativo di assassinare degli ebrei.
Il testo mostra chiaramente che questa non è solo l'opinione delle anonime donne citate nell'articolo, e neppure dell'Unione Europea che attraverso l'Autorità Palestinese lautamente “aiuta le famiglie dei martiri”, tanto da rendere molto conveniente sacrificare un figlio per ottenere sicurezza economica e prestigio: è anche l'opinione della signora Hass. La morale è che per Hass bisogna aiutare gli assassini, finanziare il loro sanguinoso lavoro. Questa è la morale della sinistra israeliana. Non a caso la Hass era vicina a quel Nawi che è stato recentemente arrestato dopo che un'inchiesta televisiva lo ha mostrato vantarsi di fare l'agente provocatore per consegnare alle torture e alle esecuzioni della polizia segreta di Fatah gli arabi disposti a prendere in considerazione la sua offerta di vendere a un ebreo i loro terreni. Anche in questo caso, come in quello della Hass, non si tratta semplicemente di solidarizzare coi “poveri palestinesi oppressi”, ma di aiutarli ad ammazzare i loro nemici.
Piaccia o no, questa è la moralità della sinistra israeliana oggi. Non a caso a Nawi hanno espresso solidarità “B' Tselem” e anche personalmente A.B.Yehoshua che fa parte del comitato pubblico di quella associazione. Di più, Hass si è presa per lui una meschina vendetta pubblicando (naturalmente su Haaretz, che ne condivide la responsabilità) il vero nome della persona che aveva ottenuto sotto pseudonimo l'autodenuncia di Nawi e mettendo così in pericolo la sua vita.
E' una storia che vi ho raccontato qui: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=61103 . Ma vale la pena di tornarci sopra, e di spiegarla, come fa l'articoletto di Hass che vi ho citato. Perché questa sinistra non è solo sostenitrice di soluzioni diverse, più dialoganti e pacifiche, per il conflitto arabo-israeliano: sono posizioni da cui io dissentirei, ma che comunque meritano rispetto e discussione. Quel che questi episodi mostrano, insieme ad altri che vi racconterò in una prossima occasione, è qualcosa d'altro: un odio per Israele e per gli ebrei, un tentativo di danneggiarli che non indietreggia davanti ai peggiori crimini, un sostegno totale ai peggiori assassini di parte araba.
E' un'involuzione di cui dovrebbero preoccuparsi innanzitutto gli ebrei che si sentono progressisti: dov'è la linea che separa la legittima opposizione al governo di Israele, che la democrazia israeliana tutela e anzi valorizza, dalla complicità con gli assassini? Invito tutti coloro che si sentono di sinistra nel mondo ebraico e fra gli amici di Israele, a pensarci bene.
Ugo Volli