Ruth Dureghello
Senza esagerare posso dire di aver sentito ieri pomeriggio, durante la visita del Papa al Tempio Maggiore di Roma, uno dei più bei discorsi ufficiali degli ultimi anni fatto da una persona fino a poco tempo fa sconosciuta ai non romani ed eletta da qualche mese alla presidenza della Comunità ebraica di Roma. Altro che politici, altro che capi di stato, altro che intellettuali! Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, li ha battuti tutti. E' stata chiara, nessun tipo di scivolone verso il politicamente corretto, mai banale ma di una forza e di un'intensità da far rabbrividire. Non nascondo di essermi commossa, ero sola in casa e gridavo "brava, brava, brava". Leggendo alcuni commenti sui social so di non essere l'unica ad essermi entusiasmata.
Senza ombra di dubbio, il suo non solo è stato il migliore tra i quattro discorsi sentiti oggi pomeriggio al Tempio di Roma, ma le sue parole, dette con fermezza e pacatezza, sono piombate sui presenti come un'esplosione di cruda verità, di realtà storica, di emozioni. Pane al pane, vino al vino, ha detto quello che andava detto, senza arroganza, senza nessun tipo di provocazione, semplicemente, con grande educata fermezza, da ebrea, da sionista, da donna, con orgoglio e dignità. Ha parlato del rapporto tra ebrei e cristiani, della pace senza cadere nella retorica, soprattutto ha parlato dell'antisemitismo, dell'antisionismo, dell'attaccamento degli ebrei a Israele: "Questa Comunità, come tutte le comunità ebraiche nel mondo, ha un rapporto identitario con Israele. Siamo italiani, profondamente orgogliosi di esserlo e allo stesso tempo siamo parte del Popolo di Israele". E rivolgendosi al Papa: "È attraverso le sue parole che riaffermo con forza che l'antisionismo è la forma più moderna di antisemitismo". Ancora: "La pace non si conquista con i coltelli in mano, scavando tunnel, lanciando missili".
Papa Francesco in sinagoga con il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni
Il coraggio di parlare del terrorismo dandogli, senza timori buonisti, un'inequivocabile identità islamica e palestinese mi ha mandata in visibilio abituati come siamo a sentire dalla bocca degli ipocriti politicamente corretti il termine generico "terrorismo", così, senza nessuna aggiunta, celando quella peculiarità che potrebbe infastidire i musulmani che commettono stragi in tutto il mondo e gli angeli della pace di Bergoglio che insanguinano Israele.
Sto scrivendo, lo ammetto, sull'onda dell'emozione che le sue parole mi hanno provocato. Uno dei passi, per me, più commoventi è stato: "Molti si chiedono se il terrorismo islamico colpirà mai Roma. Signori, Roma è già stata colpita. Un solo nome: Stefano Gaj Taché z.l., due anni, 9 ottobre 1982, ucciso da un commando di terroristi palestinesi". Ho interpretato ogni parola del discorso della Dureghello come una rivendicazione lucida, priva di sentimentalismo, di una giustizia quasi sempre dimenticata, come mettere finalmente ordine tra le tessere di un puzzle incasinato da buonisti tremebondi che non osano o non vogliono o non possono parlare chiaro di fronte ai massacri fatti dai figli di Allah, in suo nome. E' stato come mettere un balsamo sul fastidio fisico, simile al sibilo del gesso sulla lavagna, che la tiritera "non è l'islam", detta e ripetuta all'infinito mi provoca ogni volta che la sento. Nessuna banalità, nessuna ipocrisia, nessun scivolone verso il solito viscido buonismo, la Dureghello ha parlato come solo una grande donna, una grande ebrea sionista può fare.
Papa Bergoglio mi ha dato l'impressione di essere un po' spento, un pesce fuor d'acqua, senza un grande entusiasmo per quella visita ..." Oggi scriviamo ancora una volta la storia" ha esclamato la Dureghello, infatti il terzo Papa in visita al Tempio di Roma non è una bazzeccola, è una cosa seria e importante ma Bergoglio non sembrava rendersene conto. Chissà, forse sentir dare dei terroristi ai suoi angeli della pace lo avrà imbarazzato, forse sentir definire "islamico" il terrorismo che tutti si affannano a far passare per terrorismo e basta, come se fosse un crimine comune a tutti, non ai soli seguaci di Allah, lo avrà rattristato.
Il suo imbarazzo sarebbe stato completo se avesse saputo che proprio mentre lui era in visita al Tempio di Roma, a Hebron uno dei suoi angeli della pace è entrato in una casa e ha ammazzato a coltellate una donna ebrea davanti ai suoi sei figli, aveva 38 anni, si chiamava Dafna. Il discorso del Papa mi è sembrato tiepido, per niente sentito, piuttosto banale, ha nominato l'antisemitismo riferendosi alla Shoah, senza nessun accenno a quanto sta accadendo in Israele e all'odio antisemita che colpisce quotidianamente in tutto il mondo e che fa fuggire dall'Europa, dagli USA e dal Canada tantissimi ebrei. Non ha nominato nemmeno una volta Israele, limitandosi a parlare di Medio Oriente e di Terrasanta. Eppure non è un nome difficile, I-sra-e-le, basta sillabarlo un paio di volte, poi viene in automatico. E' un nome come un altro, non si capisce perché sia tanto difficile pronunciarlo, I-sra-e-le. Ci provi, Papa Bergoglio.
Uno dei passi del discorso di Ruth Dureghello che mi ha mandata in visibilio, forse ingenuamente, lo ammetto, è stato quando ha parlato della capitale di Israele, Gerusalemme! Ridevo pensando che quelle parole avrebbero dato fastidio ad almeno due persone presenti: Papa Bergoglio e Yaya Pallavicini, vice presidente della Comunità Religiosa Islamica CO.RE.IS. Dopo innumerevoli "governo di Tel Aviv, esercito di Tel Aviv" ecco una donna che dice chiaro e tondo, davanti a tutti, ripresa dalle Tv di tutto il mondo, che Gerusalemme è la capitale di Israele. Insomma il discorso della Dureghello è stato del tutto politicamente scorretto. Finalmente! Lo aspettavamo da tanto tempo e la ringrazio!
Deborah Fait
"Gerusalemme capitale di Israele, unica e indivisibile"
Ecco il discorso di Ruth Dureghello pubblicato da Il Foglio: http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/01/17/ruth-dureghello-la-pace-non-si-conquista-con-i-coltelli-in-mano-scavando-tunnel-lanciando-missili___1-v-137134-rubriche_c288.htm