Pubblichiamo con piacere la risposta di Annalisa Ferramosca a Annalisa Rossi a proposito dell'immigrazione islamica in Europa e delle parole rivolte da Papa Francesco ad Abu Mazen. Aggiungiamo soltanto che, in politica, non importa soltanto quali parole vengono effettivamente usate, ma anche il loro senso in un determinato contesto, ovvero come vengono interpretate.
Ecco la lettera:
Gentilissima Redazione, sono lusingata che la lettrice Annalisa Rossi legga ‘sempre con interesse’ le mie lettere a IC. Confesso che sono molto interessata a sapere su che cosa dissente: non sono affatto favorevole ad un’invasione musulmana dell’Europa (o anche solo ad una modesta prosecuzione dell’attuale immigrazione), non desiderando minimamente assistere a, o lasciare in eredità ai nipoti, uno scenario da crollo dell’impero romano. Quanto alle parole di Papa Francesco a Mahmud Abbas (alias Abu Mazen), presidente dell’ANP, non ricordo se ho mai scritto in proposito. Colgo, però, l’occasione per rilevare che, da una rapida ricerca su Internet, ho visto che il 16 maggio 2015 fonti giornalistiche del più vario orientamento (‘La Stampa’, ‘Il Giornale’, ‘Il Foglio’, ‘Il fatto quotidiano’, ‘Famiglia cristiana’, l’agenzia cattolica ‘Zenit’, ecc.) le riportarono come ‘Lei sia’ o ‘Lei possa essere un angelo della pace’, all’atto di consegnargli una statuetta raffigurante un angelo che allontana il male: dunque, un invito ad agire da angelo della pace, se si vuole, un diplomatico sprone a voltar pagina. So che ‘Ansa’ e ‘Adnkronos’ le riferirono come ‘tu sei un angelo della pace’, ma francamente, sino a prova contraria, ritengo più attendibile l’altra versione. (A scanso di equivoci: se davvero il Papa avesse rivolto un tale complimento ad Abu Mazen, lo riterrei un errore; ne sarei dispiaciuta, ma il Papa non è infallibile nell’attività diplomatica).
Con i più cordiali saluti,
Annalisa Ferramosca