A destra: Barack Obama
Cari amici,
nella vita, e anche in politica, non bisogna mai dire mai. Soprattutto se non si tratta di una speranza, ma di una possibile disdetta, Per esempio, immagino che tutti voi, come me, abbiate creduto di potervi liberare finalmente di Barack Obama esattamente fra un anno, quando il nuovo presidente degli Stati Uniti giurerà e prenderà il comando. Ci sono un paio di candidati promettenti (non Trump e non certo i due democratici, l'ideologico ufficialmente socialista Sanders e l'ambigua Clinton, con molti cadaveri negli armadi). Ma anche se vincesse la Clinton (non voglio neanche pensare a un Sanders presidente americano, come a un Jeremy Corbyn primo ministro inglese), sarebbe meglio di Obama, il più disastroso presidente della storia americano, tanto sballato e incapace e dannoso da far seriamente pensare che il male che ha fatto all'America non sia frutto di incapacità ma della deliberata volontà di sabotare l'odiato “sistema imperialista e capitalista” degli Usa. Per favorire l'affermazione antagonista dell'islamismo.
Non è questo il luogo per parlare dei disastri di Barack Hussein Obama, all'inizio idolatrato dalla sinistra internazionale, che gli attribuì un Premio Nobel preventivo dopo pochi mesi di presidenza e ora lo ha scaricato anch'essa per la sua evidente dannosità. E però è chiaro che la speranza che si concluda questa presidenza è abbastanza generale, almeno fra coloro che non sono nemici dell'America; e insieme la preoccupazione di quel che potrà combinare Obama negli ultimi dodici mesi di presidenza è forte. Ma poi, si pensa, anche questa sarà finita, finalmente anche lui andrà in pensione anticipata, farà conferenze, avrà una sua fondazione, si arricchirà così come hanno fatto tutti gli altri.
Il Palazzo di vetro, a New York, è sede dell'Onu
E invece no, non sono questi i piani del nostro. Non vuole mollare. Non solo nel senso di influire sulla corsa alla presidenza per avere il maggior grado di continuità col suo successore. Ma c'è di più. A quanto pare Obama ha deciso di candidarsi a succedere a Ban Ki-Moon, il segretario dell'Onu che scade anche lui a fine anno e ha esaurito i suoi due mandati di prammatica. Il segretario dell'Onu non conta granché, ma l'abilità specifica dimostrata da Obama, forse la sola, è consistita nel forzare le regole dell'istituzione che gli è stata affidata, nel prevaricare il Congresso e gli alleati. E' probabile che, se eletto, farebbe così anche all'Onu, forte della sua demagogia terzomondista.
Ma non tutti sono disposti a vederlo passare dal fare una politica antiamericana come Presidente degli Stati Uniti a farla come segretario dell'Onu. E dunque già si prepara uno schieramento per bloccarne la candidatura. E sapete chi lo sta organizzando? Bibi Netanyahu (http://www.jpost.com/Israel-News/Politics-And-Diplomacy/Report-Netanyahu-to-lead-effort-in-thwarting-Obama-bid-for-UN-chief-440873). Proprio lui. Ma non era isolata Israele e in particolare il suo primo ministro? Non sembra, almeno non su questo punto. Perché a non volere un “rieccolo!” per Barack Hussein sono in parecchi, anche nel mondo arabo. Vedremo come andrà a finire questa candidatura. E' probabile che non se ne faccia nulla, che non sia neanche proposta, per paura di una bocciatura che farebbe perdere definitivamente la faccia al (futuro, purtroppo) ex presidente degli Stati Uniti. Ma non è detto, perché l'uomo è ambizioso, presuntuoso e intrigante. Ci sarà da divertirsi (o da piangere).
Ugo Volli