La testa dello struzzo e il grillo parlante 29/12/2015
Autore: Ugo Volli

La testa dello struzzo e il grillo parlante
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari Amici,

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questa è probabilmente l'ultima cartolina che vi scrivo nel 2015 ed è dunque tempo di bilanci. Gli anni coi loro numeri e le loro scadenze sono naturalmente frutto di convenzione, anche se il ciclo delle stagioni e il ritorno della Terra sulla sua orbita sono fatti fisici. Si può scegliere di partire verso il solstizio d'inverno, come fa il Cristianesimo per ragioni religiose e magari anche per una suggestione romana; o magari in autunno, come fanno le scuole e anche la tradizione ebraica (ma bisogna sapere che secondo un caratteristico modo di complicare le cose Israele di calendari ne ha quattro, quello che viene chiamato Rosh Hasanà in autunno, l'inizio di Nissan “il primo dei mesi” a primavera, il “capodanno degli alberi” o Tu Bishvat fra gennaio e febbraio, il capodanno delle decime degli animali (in sostanza delle tasse) d'estate (per dettagli: http://www.morasha.it/zehut/dn02_rosh.html ).

Comunque una convenzione vale l'altra e dato che quello che una volta gli ebrei chiamavano “l'anno commerciale” va bene per fare il punto.
Il 2015 è stato un anno difficile, iniziato con la massiccia mobilitazione americana per far cadere Netanyahu (vi ricordate, fino alla notte dello scrutinio pensavano di esserci riusciti...), continuato con il pessimo accordo che Obama ha voluto a tutti i conti stringere con l'Iran come sua eredità politica (ed è la giusta eredità per lui, il ricordo di una resa vergognosa ai nemici dell'America), proseguito poi con l'accentuarsi del “terrorismo popolare” palestinista accoppiato con la pressione europea, prima sull'etichettatura dei prodotti di Giudea e Samaria e ora sulla rivendicazione del diritto di finanziare le organizzazione antisioniste in Israele senza che queste debbano far sapere al pubblico di prendere soldi da governi stranieri (http://www.jpost.com/Breaking-News/As-NGO-bill-nears-approval-Europe-warns-Israel-against-curtailing-free-speech-438597 ).

Nel frattempo l'Europa ha spalancato le porte agli immigrati non autorizzati, tanto che ora si rifiuta di perfino di chiamarli clandestini; e invece di capire che è la sua apertura a provocare l'aumento dell'immigrazione (come sempre la domanda crea l'offerta), pensa di aprirsi sempre di più per soddisfare un numero infinito di futuri “rifugiati” che conteranno sul suo welfare e almeno in parte cercheranno di islamizzarla.

E nella regione intorno a Israele si è molto allargata l'influenza dello Stato Islamico: una minaccia seria, che pratica l'Islam senza sconti, in tutta la sua connaturata violenza e che per questo spaventa molto l'élite dell'Occidente che cerca di negarne l'islamicità, con tipico comportamento da quell'incrocio di struzzo con la testa sotto la sabbia e grillo parlante che ne caratterizza lo stile.
Ma in realtà, da un lato lo Stato Islamico esprime l'ethos islamico maggioritario ed è approvato da grandi masse araba, come mostrano i sondaggi; dall'altro non ha una potenza militare straordinaria e ogni volta che viene affrontata seriamente (dai curdi a Kobane, dai russi coi bombardamenti, ecc.) non risulta impossibile fermarlo.

L'anno trascorso è dunque stato particolarmente travagliato. Israele l'ha superato senza gravi danni grazie alla guida ferma di Netanyahu e a una coalizione che vede chiari i pericoli in politica estera e non è bloccata da perbenismi politically correct.
Qualche nube in politica interna c'è, per esempio a me non piace molto per nulla quel che si è saputo dell'indagine sull'omicidio di Duma, con l'accusa a minorenni sostenuta con dichiarazioni politiche e a quanto pare col tentativo di estorcere confessioni al limite della legalità, ma senza che siano state esibite prove giuridicamente valide.
Ma resta il dato centrale: Israele si trova in un ambiente geografico, politico e comunicativo estremamente ostile e sembra in grado di reggere l'urto di alleati (o ex alleati come l'America di Obama e l'Europa attuale) e nemici.

Israele regge bene anche alla “resistenza popolare”, cioè al terrorismo quotidiano degli accoltellatori, dei lanciasassi, delle molotov e degli investimenti automobilistici.
Nei tre mesi che sono passati nella fase acuta di questo attacco, i morti israeliani sono stati 24, se non sbaglio e i feriti circa 200. Non vorrei sembrarvi cinico, ma sono numeri sopportabili, lontani dall'obiettivo terrorista di piegare la resistenza della società civile israeliana. Oltretutto la reazione delle forze dell'ordine e dei civili presi di mira è precisa e determinata, per cui gli attentatori muoiono molto più spesso delle loro vittime.
Sicché il logorio maggiore è per la società araba, non per quella israeliana. Forse prima o poi se ne accorgeranno, scopriranno che anche il risultato mediale dei loro crimini non è quel che si aspettavano - e decideranno di smetterla. Almeno così speriamo.

Purtroppo le discontinuità del calendario non segnano quelle politiche. Bisognerà reggere ancora un anno di governo del più pericoloso politico che abbia mai avuto la leadership in Occidente. Il successore di Obama sarà scelto a novembre e andrà al governo fra poco più di un anno. C'è tampo abbastanza perché questa amministrazione faccia ancora altri tentativi di danneggiare il campo occidentale ein particolare Israele. Sarà sempre più debole e delegittimata, ma forse per questo ancora più pericolosa.
E perché l'Europa ritrovi un minimo di razionalità politica, rovesciando il suo percorso suicida, ci vorrà probabilmente ancora più tempo, col rischio che denuncio da anni di trovarsi a scegliere fra filoislamismo e neofascismo.
E' probabile che in questo quadro la minaccia terrorista si accentui e che l'odio ideologico e antisemita dell'Unione Europea per Israele cerchi di fare danni ulteriori - anche se l'Europa, a differenza degli Usa, è una tigre senza denti, o se preferite vorrebbe essere una potenza mondiale ma non ha le forze militari né la volontà di usarle che serve per giocare un ruolo vero in un mondo pericoloso come il nostro.

Insomma, il 2016 rischia di essere turbolento e pericoloso come l'anno che si conclude. Bisogna prevedere purtroppo altro terrorismo, altro antisemitismo, altro lavoro per distruggere Israele sul piano politico, diplomatico, militare, giudiziario.
Non ci facciamo illusioni, ma abbiamo una certezza: che non ce la faranno.
Possiamo dunque guardare al bicchiere mezzo pieno e attenderci altri successi di Israele sul piano, militare, scientifico, tecnologico e anche politico.
E posso augurare a tutti voi un buon 2016.

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Ugo Volli