A destra: il politicamente corretto, arma in più per il terrorismo islamico
Dopo Parigi, San Bernardino (http://www.theguardian.com/us-news/2015/dec/05/san-bernardino-victim-had-argued-with-shooter-about-islam), gli accoltellamenti nella metropolitana di Londra (http://www.jpost.com/International/Report-Man-wielding-machete-stabs-three-in-London-tube-station-says-This-is-for-Syria-436401), e naturalmente gli attentati che continuano in Israele. Le vittime sono per lo più ebrei e personaggi identificati come nemici dell'Islam, ma anche persone comuni, perché prendere parte alla vita normale della nostra civiltà significa per gli assassini essere nemici. Gli assassini sono tutti fanatici islamisti. Le reazioni sono scarse. Ci stiamo già abituando? Purtroppo si può scommettere che le cose andranno avanti così e che purtroppo colpiranno anche l'Italia, soprattutto se i terroristi si accorgeranno che siamo un paese in cui è molto più pericoloso avere contatti con Berlusconi che con il califfato islamico.
Il problema, non solo con la magistratura, ma anche con la politica e i media, è che prendere atto per davvero che siamo sotto attacco e che dobbiamo difenderci per non essere distrutti vuol dire rinunciare a una massa di comodi luoghi comuni, innanzitutto con l'idea che la virtù consista nell'essere tolleranti, “antirazzisti” nel senso di multiculturali, di rinunciare cioè a identificare i nostri valori e la nostra cultura con il progresso che essi hanno rappresentato nella storia dell'umanità e dunque “accettare”, “accogliere”, “non discriminare” anche i nemici più violenti della civiltà, magari sentirsi colpevoli di fronte a loro per quel che siamo. E dunque cercare di “comprendere le loro ragioni”, anche quando sono del tutto assurde e peggio oppressive. Di conseguenza bisogna condannare qualunque contatto con coloro che lavorano per difendersi dalla violenza islamica, si tratti della Le Pen o di Israele (soprattutto dei suoi “coloni”) mentre è auspicabile ogni forma di conciliazione con islamisti, terroristi e loro amici.
Bisogna parlare con Hezbollah, sostengono da anni D'Alema e i suoi amici, e naturalmente anche con Hamas, magari distinguendo fra “ala militare” e “ala politica” (come se in natura ci fossero uccelli con un'ala sola...). La conseguenza, apertamente sostenuta in Italia dai grillini, è che non solo Hamas è preferibile a Israele (l'hanno spiegato di nuovo negli ultimi giorni a Livorno - http://www.focusonisrael.org/2015/12/06/livorno-tensione-tra-la-comunita-ebraica-e-il-sindaco-nogarin-m5s-chiediamo-rispetto-equidistanza-ed-equilibrio/ - suscitando una dura reazione della comunità ebraica http://iltirreno.gelocal.it/livorno/cronaca/2015/12/06/news/dura-lettera-di-mosseri-a-nogarin-frattura-con-la-comunita-ebraica-1.12571222) ma che anche l'Isis ha ragione e comunque dev'essere trattato come un degno interlocutore politico (http://www.ilgiornale.it/news/politica/cinque-stelle-choc-serve-rispetto-capire-isis-1044515.html), perché, in definitiva, “il terrorismo islamico non esiste" (http://www.ilgiornale.it/news/politica/isis-grillino-stefano-terrorismo-islamico-non-esiste-1146133.html).
Il fatto che ci attacchino, che in maniera molto concreta cerchino di ammazzarci - chiunque di noi, senza badare ai suoi torti e alla sua identità, ma preferibilmente degli ebrei e degli spiriti liberi, mostra che hanno ragione. Se noi per caso pensiamo a difenderci, facciamo vedere in questa maniera che abbiamo torto. Perché c'è un assioma della sinistra e in generale della cultura politically correct, che si può esprimere in termini italiani con il fatto che Oriana Fallaci DEVE avere torto; in termini generali che Israele DEVE essere condannato, anche se un bel giorno dichiarasse che la terra gira intorno al sole e che l'acqua è bagnata. Perché questi sono casi in cui i nemici politici dei benpensanti (i traditori della sinistra, ma soprattutto gli ebrei contro cui valgono gli antichi pregiudizi antisemiti) coincidono con i nemici dei futuri nuovi padroni dell'Islam, che vanno compiaciuti in ogni modo.
Questo modo di pensare è quel che sta portando alla distruzione dei paesi che sono all'avanguardia nella tendenza alla “correttezza politica”, come la Svezia, che ha fatto una specie di colpo di stato bianco l'anno scorso, pur di evitare di accettare la volontà dell'elettorato, che aveva dato chiari segnali di insofferenza per l'invasione islamista favorita dalla vecchia tradizione socialdemocratica. Con una specie di “arco costituzionale”, i partiti svedesi sono passati sopra le loro differenze pur di escludere i nemici dell'immigrazione selvaggia, e ora hanno un governo di estrema sinistra, la cui perla è un ministro degli esteri, la signora Margot Wallstrom, che detiene il record mondiale (per il girone di serie B degli stati non musulmani) di odio viscerale per Israele. E' divertente, per così dire, vedere le dichiarazioni del tutto inaccettabili che le sfuggono e le contorsioni che poi fa la diplomazia svedese per cercare di renderle “normali”, almeno sulla misura dell'ipocrisia dominante (http://www.jpost.com/Israel-News/Politics-And-Diplomacy/Sweden-FM-slams-Israels-extrajudicial-executions-of-Palestinian-attackers-436346).
Gli attentati continuano e continueranno ancora. Ma, credetemi, il problema vero non è lì. L'Europa e l'Occidente potrebbero benissimo reggere e difendersi e reagire, come ha fatto l'America dopo l'11 settembre. Ma oggi nessuno vuole farlo. Il problema è la volontà di sottomissione e lo spirito di suicidio polilitico-culturale che domina l'Europa e anche l'America di Obama (e della maggioranza che l'ha votato, non dimentichiamocene). E se non hai voglia di salvarti, se non ti aiuti da solo, non verà un “dio” a farlo per te.
Ugo Volli